20/09/2011 La Stampa
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
giovedì, settembre 22, 2011
I valori dell'Italia
20/09/2011 La Stampa
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
giovedì, settembre 15, 2011
Due tipi di religione
http://paolocastellina.blogspot.com/2011/03/due-tipi-di-religione.html
Due tipi di religione
Caino e Abele. 1 Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del SIGNORE». 2 Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra. 3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!». 8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise" (Genesi 4:1-8).
Vi sono molti oggi che accolgono indiscriminatamente ogni afflato religioso, ogni religione, come qualcosa di positivo e che promuovono l'affratellamento delle religioni come qualcosa di desiderabile per coltivare e difendere comuni valori umanistici come la pace, la giustizia, la solidarietà ecc. Se si evitano i rischi del relativismo, ad un certo livello la cosa ha i suoi meriti. Il problema è che si tratta di un livello piuttosto superficiale, ingenuo, di considerare le cose. Questa posizione, infatti, comporta uno scarso spirito di discernimento, è un "romanticismo" irrealistico che, con poco discernimento, non tiene conto della fondamentale diversità dell'approccio delle religioni alla vita ed al sacro e delle sue conseguenze. La cosa è ben rilevata dalla Bibbia fin dalle sue prime pagine, dove i personaggi che incontriamo assumono il carattere di prototipi dell'umanità di ogni tempo e paese.
Adamo ed Eva concepiscono Caino e poi Abele, che vediamo poi affratellati pure nel sentimento religioso che essi manifestano. Si tratta, però, della stessa religione? Le loro diverse espressioni di religiosità sono equivalenti ed entrambe legittime? No, non secondo la valutazione che la Bibbia ne dà ed attraverso la quale Dio ci ammaestra sulla natura della religione secondo verità, quella che Egli gradisce. Consideriamone le differenze.
1) La religione di Abele era fondata sulla divina rivelazione. Secondo Ebrei 11:4 ["Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora"] l'offerta di Abele era stata fatta per fede, e secondo Romani 10:17 ["Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo"] la fede proviene dall'udire la Parola di Dio. Caino respinge la rivelazione di Dio offrendo a Dio quel che egli ritiene più opportuno. Così:
2) Abele riconosce la necessità di un sacrificio espiatorio vicario. Ricevendo ed accogliendo il concetto rivelato e la necessità per il perdono dei peccati di una vittima che, vita per vita, prende il posto del peccatore, Abele (concetto ribadito in tutta la Bibbia). Così, Abele offre dei primogeniti del suo gregge (4), mentre Caino"un'offerta di frutti della terra", misconoscendo e negando il sacrificio espiatorio vicario.
3) Abele riceve un attestato di gradimento da parte di Dio". Il testo biblico afferma chiaramente che l'offerta di Abele (e non quella di Caino) era stata accettata da Dio: "Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta" (4b). Non ci è detto in che cosa consista questa attestazione, ma è considerata un dato di fatto: Caino non riceve una simile attestazione.
4) La religione di Abele produce un martire, la religione di Caino produce un assassino. Un certo tipo di religione si trasforma in odio e violenza. La religione che Dio gradisce è disposta al sacrificio di sé stessi, quella di Caino toglie la vita ad altri.
5) La religione di Abele genera "la sposa di Cristo", la religione di Caino "la prostituta". Nella Bibbia l'autentica religione, il popolo di Dio, è considerata "sposa di Cristo" (cfr. Efesini 2:22-29) mentre la religione spuria è considerata prostituta o meretrice ["Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei" (Apocalisse 19:2)]. Sin dai primordi il più grande nemico della vera Chiesa è stata sempre la falsa chiesa. Sarà sempre così fino al ritorno di Cristo ["E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Apocalisse 17:6)].
Ulteriori contrasti
1) La religione umana dice: "Con i nostri sforzi saliremo sul monte di Dio" (ascesa). L'Evangelo di Dio dice: "Cristo scende dal monte per morire per noi e per farci risorgere con Lui" (Efesini 2:4-6) (discesa).
2) La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9).
3) La religione umana cerca di dare buoni consigli, tecniche per "elevarsi" e "purificarsi". L'Evangelo di Dio rivela buone notizie, notizie di un avvenimento compiuto, quello che Dio ha operato in Cristo per sovvenire a ciò che l'essere umano non avrebbe mai potuto compiere, contaminato com'è dal peccato
4) La religione umana, così, dice "Il problema è fuori da voi, la soluzione dentro di voi". L'Evangelo dice: "Il problema è dentro di voi, la soluzione fuori da voi". Molti oggi credono che il problema maggiore sia qualcosa che è avvenuto loro e che la soluzione si trovi dentro di loro. In altre parole, essi credono di avere un problema di origine aliena che possa essere risolto con una soluzione interiore. L'Evangelo, però, dice è che noi abbiamo un problema interiore che esige una soluzione "aliena", che provenga dal di fuori di noi, una giustizia "aliena" diversa dalla nostra che debba esserci necessariamente accreditata.
5) La religione umana dice: "La santificazione vi porterà giustificazione". L'Evangelo di Dio dice: "La giustificazione conduce alla santificazione". Il rinnovamento morale e spirituale della creatura umana è risultato dell'opera di Dio in Gesù Cristo accolta per fede. Le religioni di questo mondo propongono sforzi meritori di rinnovamento personale per essere poi dichiarati giusti di fronte a Dio e quindi "meritevoli di salvezza".
Romani 5:1: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore";
Romani 4:4-5 "Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia".
a 10:24 Pubblicato da Paolo Castellina
Due tipi di religione
Caino e Abele. 1 Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del SIGNORE». 2 Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra. 3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!». 8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise" (Genesi 4:1-8).
Vi sono molti oggi che accolgono indiscriminatamente ogni afflato religioso, ogni religione, come qualcosa di positivo e che promuovono l'affratellamento delle religioni come qualcosa di desiderabile per coltivare e difendere comuni valori umanistici come la pace, la giustizia, la solidarietà ecc. Se si evitano i rischi del relativismo, ad un certo livello la cosa ha i suoi meriti. Il problema è che si tratta di un livello piuttosto superficiale, ingenuo, di considerare le cose. Questa posizione, infatti, comporta uno scarso spirito di discernimento, è un "romanticismo" irrealistico che, con poco discernimento, non tiene conto della fondamentale diversità dell'approccio delle religioni alla vita ed al sacro e delle sue conseguenze. La cosa è ben rilevata dalla Bibbia fin dalle sue prime pagine, dove i personaggi che incontriamo assumono il carattere di prototipi dell'umanità di ogni tempo e paese.
Adamo ed Eva concepiscono Caino e poi Abele, che vediamo poi affratellati pure nel sentimento religioso che essi manifestano. Si tratta, però, della stessa religione? Le loro diverse espressioni di religiosità sono equivalenti ed entrambe legittime? No, non secondo la valutazione che la Bibbia ne dà ed attraverso la quale Dio ci ammaestra sulla natura della religione secondo verità, quella che Egli gradisce. Consideriamone le differenze.
1) La religione di Abele era fondata sulla divina rivelazione. Secondo Ebrei 11:4 ["Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora"] l'offerta di Abele era stata fatta per fede, e secondo Romani 10:17 ["Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo"] la fede proviene dall'udire la Parola di Dio. Caino respinge la rivelazione di Dio offrendo a Dio quel che egli ritiene più opportuno. Così:
2) Abele riconosce la necessità di un sacrificio espiatorio vicario. Ricevendo ed accogliendo il concetto rivelato e la necessità per il perdono dei peccati di una vittima che, vita per vita, prende il posto del peccatore, Abele (concetto ribadito in tutta la Bibbia). Così, Abele offre dei primogeniti del suo gregge (4), mentre Caino"un'offerta di frutti della terra", misconoscendo e negando il sacrificio espiatorio vicario.
3) Abele riceve un attestato di gradimento da parte di Dio". Il testo biblico afferma chiaramente che l'offerta di Abele (e non quella di Caino) era stata accettata da Dio: "Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta" (4b). Non ci è detto in che cosa consista questa attestazione, ma è considerata un dato di fatto: Caino non riceve una simile attestazione.
4) La religione di Abele produce un martire, la religione di Caino produce un assassino. Un certo tipo di religione si trasforma in odio e violenza. La religione che Dio gradisce è disposta al sacrificio di sé stessi, quella di Caino toglie la vita ad altri.
5) La religione di Abele genera "la sposa di Cristo", la religione di Caino "la prostituta". Nella Bibbia l'autentica religione, il popolo di Dio, è considerata "sposa di Cristo" (cfr. Efesini 2:22-29) mentre la religione spuria è considerata prostituta o meretrice ["Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei" (Apocalisse 19:2)]. Sin dai primordi il più grande nemico della vera Chiesa è stata sempre la falsa chiesa. Sarà sempre così fino al ritorno di Cristo ["E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Apocalisse 17:6)].
Ulteriori contrasti
1) La religione umana dice: "Con i nostri sforzi saliremo sul monte di Dio" (ascesa). L'Evangelo di Dio dice: "Cristo scende dal monte per morire per noi e per farci risorgere con Lui" (Efesini 2:4-6) (discesa).
2) La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9).
3) La religione umana cerca di dare buoni consigli, tecniche per "elevarsi" e "purificarsi". L'Evangelo di Dio rivela buone notizie, notizie di un avvenimento compiuto, quello che Dio ha operato in Cristo per sovvenire a ciò che l'essere umano non avrebbe mai potuto compiere, contaminato com'è dal peccato
4) La religione umana, così, dice "Il problema è fuori da voi, la soluzione dentro di voi". L'Evangelo dice: "Il problema è dentro di voi, la soluzione fuori da voi". Molti oggi credono che il problema maggiore sia qualcosa che è avvenuto loro e che la soluzione si trovi dentro di loro. In altre parole, essi credono di avere un problema di origine aliena che possa essere risolto con una soluzione interiore. L'Evangelo, però, dice è che noi abbiamo un problema interiore che esige una soluzione "aliena", che provenga dal di fuori di noi, una giustizia "aliena" diversa dalla nostra che debba esserci necessariamente accreditata.
5) La religione umana dice: "La santificazione vi porterà giustificazione". L'Evangelo di Dio dice: "La giustificazione conduce alla santificazione". Il rinnovamento morale e spirituale della creatura umana è risultato dell'opera di Dio in Gesù Cristo accolta per fede. Le religioni di questo mondo propongono sforzi meritori di rinnovamento personale per essere poi dichiarati giusti di fronte a Dio e quindi "meritevoli di salvezza".
Romani 5:1: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore";
Romani 4:4-5 "Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia".
a 10:24 Pubblicato da Paolo Castellina
martedì, settembre 13, 2011
Un Dio inventato?
Possibile che il Dio cristiano, il Dio invisibile, fatto di spirito, sia stato inventato dall'uomo? Che io sappia, l'uomo quando si inventa un Dio se lo inventa di pietra o di legno di carne e ossa.
venerdì, settembre 02, 2011
Imitare Cristo
Ad immagine di Cristo: l'obiettivo della nostra maturazione spirituale
Immaginate un gruppo di persone, in tutto il mondo, unito dal comune desiderio di far parte della più importante fra le imprese. Questo è il nostro sogno e la nostra visione: vedere gente d’ogni età e cultura, che opera, individualmente e collettivamente, per riflettere consapevolmente il carattere, i valori e la sapienza di Cristo. Immaginate quanta differenza farebbe se mariti e mogli, datori di lavoro e dipendenti, amici e vicini, diventassero tanto liberi di pensare e di amare come faceva Lui. Spero che il seguente articolo rinnovi la vostra persuasione che non esiste al mondo maggiore vocazione di questa.
Qual è l’obiettivo della maturità spirituale?
I rabbini giudei avevano, al riguardo, la loro opinione. Facevamo di più che impartire conoscenza della Torah e del Talmud. Il loro obiettivo era quello di lasciare ai loro discepoli qualcosa di sé stessi. Il Siracide, scrivendo 180 prima di Cristo, parlando di un discepolo maturo, esprime così il punto di vista ebraico: “Quando suo padre (il suo maestro) muore, è come se non fosse morto, per ché lascia dietro di sé qualcuno come lui”.
Il Cristo aveva una visione simile per i Suoi discepoli: “Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lu. 6:40). Sebbene Egli non appartenesse ad alcuna scuola di pensiero riconosciuta, Gesù seguiva il modello rabbinico volendo che i Suoi seguaci condividessero con Lui non solo la Sua conoscenza, ma pure la loro vita ed il loro cuore.
Che cosa significa, però, essere come il Cristo? Quale deve essere il carattere che ci contraddistingue come Suo popolo? Verifichiamo che cosa sia quel carattere che la Scrittura definisce come: “conformi all'immagine del Figlio suo” (Ro. 8:29).
Vero o falso?
Una persona “conforme all’immagine di Cristo”…
1. Manifesta una pazienza illimitata.
2. Non si arrabbia mai.
3. Rifiuta di apparire negativo oppure critico.
4. Perdona tutti.
5. Dice a tutti sempre la verità.
6. Ha un sorriso per ogni occasione.
7. Tratta tutti allo stesso modo.
8. Evita la compagnia dei non credenti.
9. Condanna la gente priva di principi etici e morali.
10. Parla bene di tutti.
11. Evita ogni conflitto.
12. Sta in pace con tutti.
E’ così? Secondo me, queste sono false impressioni. Eppure è importante per noi considerarle bene. Se non stiamo attenti, potremmo fare l’errore di pensare al nostro Signore allo stesso modo in cui potremmo guardare ad una statua del “Buon Pastore” eretta in un parco pubblico.
Gli atteggiamenti variegati di Cristo
I racconti dei vangeli mettono in evidenza come il nostro Signore non avesse una pazienza illimitata. In due occasioni almeno, Egli con rabbia capovolge i tavoli dei cambiavalute che facevano i loro personali profitti nel Tempio, luogo di preghiera (Gv. 2:15; Mt. 21:12). Poi Egli protesta contro gli atteggiamenti egocentrici del Suoi amici (Mt. 20:20-28) e ancora Egli si oppone fortemente ai leader religiosi che sfruttavano i loro seguaci (Mt. 23:1-39).
Sebbene Gesù non menta mai, Egli non dice tutta la verità a coloro che non erano pronti ad accoglierla (Gv. 2:24; Mt. 10:13-15). Gesù, inoltre, non era sempre felice (Is. 53:1-4). Qualche volta piangeva (Luca 19:41; Gv. 11:35; 12:27). Si prendeva cura persino dei Suoi nemici, ma aveva un affetto speciale per coloro che, sofferenti, Lo amavano (Lu. 6:27-35; Gv. 14:21-23).
Sebbene nessuno mai l’avesse potuto accusare d’aver fatto alcunché di sbagliato, Egli aveva la cattiva reputazione di intrattenersi un po’ troppo con “pubblici peccatori” (Lu. 7:34-39). Si rifiutava di condannare gente immorale e riservava le Sue critiche più aspre ai leader religiosi che regolarmente condannavano altri (Gv. 3:17; Mt. 15:7-14).
I Suoi seguaci Lo consideravano un modello di salute mentale, ma ai Suoi giorni i Suoi nemici Lo accusavano di essere un indemoniato, ed i Suoi propri amici e famiglia di essere impazzito (Gv. 10:20; Mr. 3:21).
Una frase che esprime molti Suoi atteggiamenti
Uno dei discepoli di Gesù riassume la vita del suo Maestro con poche parole soltanto. Secondo Giovanni, il rabbino che aveva trasformato la sua vita era “pieno di grazia e di verità” (Gv. 1:14).
Ogni atteggiamento, infatti, che Gesù assumeva, era radicato in un interesse per gli altri basato sulla comprensione. Egli guariva, confortava, piangeva, insegnava, pregava, capovolgeva i banchi dei cambiavalute, e si opponeva ai leader religiosi, perché Egli comprendeva i bisogni degli altri – e se ne occupava. Diceva la verità con un cuore pieno d’amore.
Imparare da Lui
Coloro che sedevano a tavola con Cristo, o che Lo seguivano attraverso gli uliveti d’Israele, da Lui ricevevano di più che semplice istruzione biblica e dottrina. Passando del tempo con Lui, essi imparavano lo spirito ed il cuore della legge. Scoprivano che i potenti miracoli del loro Maestro, le parabole, e ogni Suo gesto di solidarietà, erano destinati non solo a forgiare la loro mente, ma anche il loro cuore. A piccoli passi, essi gradualmente apprendevano ad amare le persone più che il denaro, o il potere, o la reputazione.
Sulle gradinate del tempio, sulle strade calde e polverose, oppure in una barca sbattuta dalla tempesta, gli uomini e le donne che trascorrevano del tempo con Gesù, in Lui vedevano un carattere tale da costruire un ponte fra terra e cielo. Nei Suoi occhi, essi non solo vedevano il riflesso del Padre Suo celeste, ma anche della gente che Egli amava.
Anche oggi noi impariamo il Suo carattere come facevano i Suoi discepoli – alla Sua presenza. Attraverso le finestre dei vangeli noi vediamo il Maestro dei maestri che raccoglie intorno a Sé i Suoi discepoli e dice loro: Beati sono coloro che vedono il loro bisogno spirituale, che si rattristano per il loro egocentrismo, che affidano il loro cuore a Dio per poter essere utili agli altri (Mt. 5:1-10).
http://www.riforma.net/corsi/carattere_di_cristo.htm
L’apostolo Paolo esprime lo stesso atteggiamento con parole diverse, quando scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Fl. 2:3-5).
L’obiettivo
Maturità spirituale è più che apprendere a fare la cosa giusta al momento giusto. E’ più che chiedersi: “Che avrebbe fatto Gesù?”. Un carattere ad immagine di Cristo ci spinge a chiederci: “Di chi e di che cosa Gesù si occuperebbe?”.
C’è un detto rinomato che merita riascoltare e che dice: Agli altri non importa tanto ciò che noi sappiamo fintanto che non dimostriamo loro quanto a noi loro stiano veramente a cuore.
Padre celeste, troppo spesso il nostro carattere non riflette l’immagine di Tuo Figlio. Ti preghiamo, fa’ attraverso di noi ciò che non siamo stati in grado di fare da noi stessi. Che noi si possa davvero essere il riflesso del carattere di Tuo Figlio – per il Tuo onore, per amor Suo, per il nostro bisogno, e per il bene di tutti coloro che ci conoscono.
Mart de Haan, in: “Been Thinking about”, del 6-7-8 2004, http://www.rbc.net
Immaginate un gruppo di persone, in tutto il mondo, unito dal comune desiderio di far parte della più importante fra le imprese. Questo è il nostro sogno e la nostra visione: vedere gente d’ogni età e cultura, che opera, individualmente e collettivamente, per riflettere consapevolmente il carattere, i valori e la sapienza di Cristo. Immaginate quanta differenza farebbe se mariti e mogli, datori di lavoro e dipendenti, amici e vicini, diventassero tanto liberi di pensare e di amare come faceva Lui. Spero che il seguente articolo rinnovi la vostra persuasione che non esiste al mondo maggiore vocazione di questa.
Qual è l’obiettivo della maturità spirituale?
I rabbini giudei avevano, al riguardo, la loro opinione. Facevamo di più che impartire conoscenza della Torah e del Talmud. Il loro obiettivo era quello di lasciare ai loro discepoli qualcosa di sé stessi. Il Siracide, scrivendo 180 prima di Cristo, parlando di un discepolo maturo, esprime così il punto di vista ebraico: “Quando suo padre (il suo maestro) muore, è come se non fosse morto, per ché lascia dietro di sé qualcuno come lui”.
Il Cristo aveva una visione simile per i Suoi discepoli: “Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lu. 6:40). Sebbene Egli non appartenesse ad alcuna scuola di pensiero riconosciuta, Gesù seguiva il modello rabbinico volendo che i Suoi seguaci condividessero con Lui non solo la Sua conoscenza, ma pure la loro vita ed il loro cuore.
Che cosa significa, però, essere come il Cristo? Quale deve essere il carattere che ci contraddistingue come Suo popolo? Verifichiamo che cosa sia quel carattere che la Scrittura definisce come: “conformi all'immagine del Figlio suo” (Ro. 8:29).
Vero o falso?
Una persona “conforme all’immagine di Cristo”…
1. Manifesta una pazienza illimitata.
2. Non si arrabbia mai.
3. Rifiuta di apparire negativo oppure critico.
4. Perdona tutti.
5. Dice a tutti sempre la verità.
6. Ha un sorriso per ogni occasione.
7. Tratta tutti allo stesso modo.
8. Evita la compagnia dei non credenti.
9. Condanna la gente priva di principi etici e morali.
10. Parla bene di tutti.
11. Evita ogni conflitto.
12. Sta in pace con tutti.
E’ così? Secondo me, queste sono false impressioni. Eppure è importante per noi considerarle bene. Se non stiamo attenti, potremmo fare l’errore di pensare al nostro Signore allo stesso modo in cui potremmo guardare ad una statua del “Buon Pastore” eretta in un parco pubblico.
Gli atteggiamenti variegati di Cristo
I racconti dei vangeli mettono in evidenza come il nostro Signore non avesse una pazienza illimitata. In due occasioni almeno, Egli con rabbia capovolge i tavoli dei cambiavalute che facevano i loro personali profitti nel Tempio, luogo di preghiera (Gv. 2:15; Mt. 21:12). Poi Egli protesta contro gli atteggiamenti egocentrici del Suoi amici (Mt. 20:20-28) e ancora Egli si oppone fortemente ai leader religiosi che sfruttavano i loro seguaci (Mt. 23:1-39).
Sebbene Gesù non menta mai, Egli non dice tutta la verità a coloro che non erano pronti ad accoglierla (Gv. 2:24; Mt. 10:13-15). Gesù, inoltre, non era sempre felice (Is. 53:1-4). Qualche volta piangeva (Luca 19:41; Gv. 11:35; 12:27). Si prendeva cura persino dei Suoi nemici, ma aveva un affetto speciale per coloro che, sofferenti, Lo amavano (Lu. 6:27-35; Gv. 14:21-23).
Sebbene nessuno mai l’avesse potuto accusare d’aver fatto alcunché di sbagliato, Egli aveva la cattiva reputazione di intrattenersi un po’ troppo con “pubblici peccatori” (Lu. 7:34-39). Si rifiutava di condannare gente immorale e riservava le Sue critiche più aspre ai leader religiosi che regolarmente condannavano altri (Gv. 3:17; Mt. 15:7-14).
I Suoi seguaci Lo consideravano un modello di salute mentale, ma ai Suoi giorni i Suoi nemici Lo accusavano di essere un indemoniato, ed i Suoi propri amici e famiglia di essere impazzito (Gv. 10:20; Mr. 3:21).
Una frase che esprime molti Suoi atteggiamenti
Uno dei discepoli di Gesù riassume la vita del suo Maestro con poche parole soltanto. Secondo Giovanni, il rabbino che aveva trasformato la sua vita era “pieno di grazia e di verità” (Gv. 1:14).
Ogni atteggiamento, infatti, che Gesù assumeva, era radicato in un interesse per gli altri basato sulla comprensione. Egli guariva, confortava, piangeva, insegnava, pregava, capovolgeva i banchi dei cambiavalute, e si opponeva ai leader religiosi, perché Egli comprendeva i bisogni degli altri – e se ne occupava. Diceva la verità con un cuore pieno d’amore.
Imparare da Lui
Coloro che sedevano a tavola con Cristo, o che Lo seguivano attraverso gli uliveti d’Israele, da Lui ricevevano di più che semplice istruzione biblica e dottrina. Passando del tempo con Lui, essi imparavano lo spirito ed il cuore della legge. Scoprivano che i potenti miracoli del loro Maestro, le parabole, e ogni Suo gesto di solidarietà, erano destinati non solo a forgiare la loro mente, ma anche il loro cuore. A piccoli passi, essi gradualmente apprendevano ad amare le persone più che il denaro, o il potere, o la reputazione.
Sulle gradinate del tempio, sulle strade calde e polverose, oppure in una barca sbattuta dalla tempesta, gli uomini e le donne che trascorrevano del tempo con Gesù, in Lui vedevano un carattere tale da costruire un ponte fra terra e cielo. Nei Suoi occhi, essi non solo vedevano il riflesso del Padre Suo celeste, ma anche della gente che Egli amava.
Anche oggi noi impariamo il Suo carattere come facevano i Suoi discepoli – alla Sua presenza. Attraverso le finestre dei vangeli noi vediamo il Maestro dei maestri che raccoglie intorno a Sé i Suoi discepoli e dice loro: Beati sono coloro che vedono il loro bisogno spirituale, che si rattristano per il loro egocentrismo, che affidano il loro cuore a Dio per poter essere utili agli altri (Mt. 5:1-10).
http://www.riforma.net/corsi/carattere_di_cristo.htm
L’apostolo Paolo esprime lo stesso atteggiamento con parole diverse, quando scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Fl. 2:3-5).
L’obiettivo
Maturità spirituale è più che apprendere a fare la cosa giusta al momento giusto. E’ più che chiedersi: “Che avrebbe fatto Gesù?”. Un carattere ad immagine di Cristo ci spinge a chiederci: “Di chi e di che cosa Gesù si occuperebbe?”.
C’è un detto rinomato che merita riascoltare e che dice: Agli altri non importa tanto ciò che noi sappiamo fintanto che non dimostriamo loro quanto a noi loro stiano veramente a cuore.
Padre celeste, troppo spesso il nostro carattere non riflette l’immagine di Tuo Figlio. Ti preghiamo, fa’ attraverso di noi ciò che non siamo stati in grado di fare da noi stessi. Che noi si possa davvero essere il riflesso del carattere di Tuo Figlio – per il Tuo onore, per amor Suo, per il nostro bisogno, e per il bene di tutti coloro che ci conoscono.
Mart de Haan, in: “Been Thinking about”, del 6-7-8 2004, http://www.rbc.net
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