giovedì, marzo 30, 2023

Il (falso) problema della numerosità dei cristiani

 "Se continua così, ci riempiremo di questi qui (NdR: ad esempio: "i musulmani") e noi (NdR: "i cristiani") ne saremo sempre di meno!"

Una frase sempre più ricorrente con la quale si esprime la crescente preoccupazione di molti di diventare, in un futuro sempre meno distante, minoranza in casa propria con tutto quello che ne potrebbe conseguire. Ecco che pertanto si tende ad identificare se stessi come appartenenti alla chiesa predominante nel proprio Paese o quanto meno con  quello che è il credo religioso maggioritario dentro i confini nazionali, nel nostro caso il cristianesimo, e si guarda allo straniero, al diverso, al musulmano, come ad una minaccia per l'integrità dei valori identitari della nostra nazione.

Tralasciando aspetti quali la coerenza di chi si sente vicino ai valori cristiani soltanto quando si tratta di rimarcare delle differenze con "lo straniero" (anche quando quest'ultimo, magari, è cristiano battezzato quanto l'italiano che lo guarda con sospetto) il credente potrebbe cercare di capire, con l'aiuto della Parola di Dio, se quello delle numerosità dei cristiani, raffrontata a quella di persone appartenenti ad altri credi, è un problema reale di cui il discepolo di Cristo dovrebbe preoccuparsi.

Cosa dicono in proposito le Scritture?

Matteo 7:13-14

"Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. 

Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono quelli che la trovano."

Matteo 22:14

"Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti".

Luca 13:24

"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno."

Inoltre, non va dimenticato il fatto che, al tempo in cui Gesù predicava in Palestina, negli anni successivi e per diversi secoli, i suoi discepoli erano davvero in netta minoranza, senza che mai nelle Scritture venisse in qualche modo espressa preoccupazione per questo  dato oggettivo. La preoccupazione degli uomini che davvero intendono seguire gli insegnamenti di Gesù, dovrebbe essere semmai quella di rientrare nel piccolo numero di coloro che saranno salvati e che potranno entrare nel regno dei cieli. Perché non è certo il fatto di essere nati e cresciuti in una nazione "cristiana" che ci darà diritto ad essere chiamati "figli di Dio".

Giovanni 1:12-13

"ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 

i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio."


 

mercoledì, marzo 22, 2023

Preghiera

Dio, grazie perché mi dai il coraggio e la disciplina per seguirti e per tenermi lontano dal male. Grazie alla Tua opera nella mia vita, so che Tu sei più grande di qualsiasi cosa che combatte contro di me. Hai vinto il mondo e vivi in me! Rafforzami e aiutami nel continuare a sradicare quei miei tratti caratteriali che non appartengono alla Tua natura. Nel nome di Gesù, amen.

lunedì, marzo 20, 2023

Lascia che Dio sia Dio!

Lascia che Dio sia Dio! – Sperimentare le cure del divino Pastore in tempi di distretta
Quale posto e quale valore ha la Parola di Dio quando attraversiamo periodi di prova? Abbiamo imparato ad ascoltarla con attenzione e a lasciare che illumini il nostro cammino anche quando c’è buio intorno a noi?

Di Sergio Volpe -1 Marzo 2023

https://www.ilcristiano.it/2023/03/01/lascia-che-dio-sia-dio-sperimentare-le-cure-del-divino-pastore-in-tempi-di-distretta/

La sufficienza della Scrittura
Quando diciamo che la Scrittura è pienamente sufficiente stiamo affermando qualcosa di primaria importanza che ha che fare con la teologia. 
La sufficienza della Scrittura deriva dalla sua ispirazione e dalla sua autorità. Dio ha ispirato la Bibbia in modo soprannaturale ed è autorevole, ha rivelato sé stesso ed essa è sufficiente: cioè è utile ed efficace in qualunque situazione o circostanza per ogni individuo. La mia duplice degenza in ospedale si è prolungata ben oltre i programmi iniziali, e ciò mi ha fatto pensare, dal punto di vista pratico, alla dottrina biblica della sufficienza delle Scritture. 

Certo, la Bibbia è sufficiente, lo insegna la teologia e, questo, è uno dei fondamenti della fede cristiana, ma che cosa succede quando le nostre sicurezze vengono meno? La Bibbia rimane ancora il Libro sufficiente, anche quando ci sentiamo meno forti e vulnerabili? All’inizio del mio primo ricovero pensavo di soggiornare in ospedale per pochi giorni. Ho portato con me solo la Bibbia, senza l’ausilio di buoni libri cristiani che pure amo moltissimo. Con il passare dei giorni, mentre la degenza si prolungava, ho chiesto a mia moglie di portarmi qualche altro testo per diversificare le mie letture. Ho sfogliato le pagine di quei libri velocemente e con interesse; poi però, sono tornato irresistibilmente al Libro, quasi richiamato dal Signore in modo tangibile. Ho constatato una volta di più e con rinnovata ammirazione che nessun libro umano – per quanto possa essere utile, profondo e edificante – può neppure lontanamente essere accostato alla Bibbia. Il noto predicatore inglese Charles Haddon Spurgeon ha con saggezza detto: “Soffermati su molti buoni libri, ma vivi nella Bibbia!”. 

Aveva ragione! 

Il credente che ama il Signore ama vivere nella Bibbia.

Devo tuttavia ammettere che in questo mio nuovo percorso c’erano poche risorse personali a cui potevo aggrapparmi, soprattutto nei giorni più difficili, quando il dolore – fisico ed emotivo – era particolarmente intenso. In ospedale bisognava adattarsi a un nuovo tenore di vita: orari differenti da quelli a cui ero abituato, la convivenza con altri degenti, gli esami clinici più o meno invasivi, gli interventi chirurgici, le terapie, le notti insonni… Non sempre in ospedale si riesce a conservare la lucidità giusta. Ma il Signore sa tutte queste cose, conosce i suoi figli, sa come trattarli e come consolarli. Per esempio: egli parla attraverso i sospiri ineffabili dello Spirito Santo (Ro 8:26-27), attraverso le circostanze e gli eventi che lui stesso dirige con sapienza divina, parla attraverso la preghiera, comunica attraverso le sorelle e i fratelli, i quali – guidati dal Signore – ci ricordano la Parola di Dio quando la mente è annebbiata da ciò che stiamo vivendo. 

Nel mio specifico caso, molte sorelle e fratelli mi hanno confortato ricordandomi la Parola del Signore. Pertanto, ho pensato a questo articolo-testimonianza per dare gloria a Dio per quel che compie nella vita del credente attraverso altri figli di Dio. I cinque principali passi della Scrittura a cui farò riferimento sono stati scelti tra i tanti suggeritemi dalla fratellanza e, per mezzo di essa, dal Signore stesso. La sequenza dei testi e delle verità scritturali in questione rispetta la logica spirituale che dovrebbe caratterizzare una fede intelligente e devota.

La Scrittura vivifica
“Questo mi è di conforto nell’afflizione, che la tua parola mi fa vivere” (Sl 119:50).

L’uomo che ha scritto questo Salmo è interamente immerso nella Scrittura: è afflitto da questioni che non conosciamo e la sua vera liberazione si trova nella Parola del Signore. Ci saremmo aspettati forse che il conforto derivasse da una liberazione concreta dai mali vissuti: la liberazione da una malattia incurabile o da un nemico ostile. E invece, la speranza del Salmista è nella Parola, vale a dire in ciò che il Signore ha pronunciato e ha fatto mettere per iscritto.

La conclusione a cui giunse Mosè in relazione alla Parola di Dio è decisamente illuminante: “… questa non è una parola senza valore per voi: anzi è la vostra vita …” (De 32:47).

La dottrina cristiana è pratica. La Parola del Signore non è solo un insieme di vocaboli riportati in un libro, lettere stampate che restano una fredda e distaccata teoria. La Parola del Signore è vivente ed efficace, tocca le corde dell’anima, cambia la vita, attiva la volontà (cfr. Eb 4:12).

La presenza di Dio è reale
“Poich’egli mi nasconderà nella sua tenda in giorno di sventura, mi custodirà nel luogo più segreto della sua dimora, mi porterà in alto sopra una roccia” (Sl 27:5).

La poesia espressa in questo verso della Scrittura mostra con particolare efficacia la passione e la vicinanza di Dio nell’esperienza di vita dei suoi figli. Il Salmo in questione mostra che il problema è ancora presente nella vita del suo autore, ma il Signore è presente più che mai con il suo aiuto.

Quando le cose vanno male, quando non ne va bene una, quando i mali si susseguono uno dopo l’altro, il Signore non solo non è assente, ma è attivo più forte che mai. Sapere che Dio nasconde i propri figli nella sua tenda e li custodisce “nel luogo più segreto della sua dimora” in tempi di distretta è qualcosa di prezioso e di avvincente. Non si tratta di un’effimera autosuggestione, ma è Dio che opera in modo tale che il credente sofferente percepisca gli interventi – a volte poderosi, altre volte delicati e dolci – in maniera chiara e inequivocabile.

La presenza del Signore non è nascosta e non è introvabile, anzi è lui stesso che nasconde i suoi amati in luoghi di benedizione e questo, a volte, Dio lo compie con azioni misteriose che oltrepassano la nostra intelligenza. Egli è l’indescrivibile Pastore delle anime. Il rapporto fra il credente provato e il Signore non è privo di significato. Dio ha sempre uno scopo, anche in mezzo alle peggiori circostanze. Le prove ci modellano per la gloria di Dio, in vista della nostra crescita e per essere una benedizione per gli altri.

Spurgeon – con la sua solita arguzia – diceva ancora: “Vi sono alcune delle tue grazie che non verrebbero mai scoperte se non fosse per le tue prove”.

Gesù è degno di essere ascoltato sempre 
So che una dichiarazione del genere può apparire scontata, quasi banale. Certo, Gesù è degno di essere ascoltato perché le sue parole sono vere, sempre! Ma come ci poniamo di fronte alle ansietà della vita e alla naturale incapacità dell’uomo di controllare il futuro? Il Signore sembra proprio rispondere a questa domanda:

“Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Mt 6:34).

Dobbiamo ammettere che, pur non dubitando in alcun modo su Gesù che ha detto queste parole, è veramente difficile vivere con un simile atteggiamento, soprattutto nei momenti più faticosi. E allora, come è possibile andare avanti senza lasciarsi schiacciare dalle fraudolente incognite del domani? Nel tentativo di fornire una risposta plausibile a questo cruciale interrogativo dobbiamo riconoscere che spesso dimentichiamo due aspetti importanti di questo verso della Scrittura. 

Il primo aspetto ha a che fare con il contesto ed è contraddistinto dal “dunque” pronunciato dal Signore Gesù, e ciò ci rimanda a Dio Padre che provvede ai bisogni dei suoi figli, così come esposto nei versi precedenti (cfr. Mt 6:25-33). Da questo comprendiamo che dobbiamo riflettere bene quando il Signore parla.

Il secondo aspetto che sovente dimentichiamo è la naturale conseguenza dell’esercizio della Provvidenza: non c’è nessuna ragione spirituale per lasciarci schiacciare dalle preoccupazioni. Se Dio è vivente ed è il nostro Padre celeste, e noi siamo i suoi figli, di cosa dovremmo preoccuparci? Gesù non ha forse detto che “… sono i pagani che ricercano tutte queste cose …” (Mt 6:32)? 

Il futuro del credente si delineerà strada facendo e per esperienza sotto i dettami della divina Provvidenza. Ogni giorno coloro che sono in Cristo riceveranno la misura sufficiente di aiuto necessario. Un simile approccio ci consentirà di servire anche in condizioni difficili, e persino di gioire nel Signore. Qualcuno ha detto: “Una fede che segue Dio obbedisce nei momenti di incertezza, dura nei momenti di angoscia e sacrifica quelli più preziosi”. La vera e duratura gioia consiste nel saper guardare al Signore, ascoltando con fiducia ciò che dice. Sempre! 

Il Dio che libera 
“Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno, quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato” (Is 43:2).

Le parole di questo passo sono vere per Israele, ma sono vere – per estensione – anche per tutti quelli che sono del Signore. È uno di quei versi che il credente ricorda in tempi di particolare distretta. I momenti difficili riguardano proprio tutti. La Scrittura non dice “Se attraverserai … le difficoltà”, ma “Quando dovrai attraversare … quando attraverserai …”. È una certezza! 

L’ora della prova, presto o tardi, arriverà. È solo questione di tempo, e ciò non dipenderà necessariamente dalla nostra fedeltà o dall’assenza di fedeltà.

La sofferenza resterà un mistero insondabile fino a quando raggiungeremo la perfezione del cielo. Le acque, i fiumi e il fuoco – metaforicamente parlando e in alcuni frangenti – sconvolgeranno la fede di un credente, ma non sarà questa la fine della storia. “Io sarò con te!”, dice il Signore. Che autorità e quanta consolazione è riservata per i cuori affranti! Niente potrà cancellare questa sublime realtà. La Bibbia dichiara: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] … sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù” (cfr. Ro 8:35-39). 

Il nostro corpo porterà i segni della sofferenza, subiremo delle perdite, ma non perderemo il divino Liberatore. Un predicatore ha detto: “È solo quando arrivi al fondo, quando tutto va a rotoli, quando tutti i tuoi schemi e risorse sono rotti ed esausti, che sei finalmente aperto a imparare a dipendere completamente da Dio”.

Dietro il velo della prova scorgiamo sempre un’opportunità di crescita (cfr. Gm 1:2-3).

Adorare il Signore 
“…il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1:21).

Questa è la gemma più bella in tempo di distretta. Un uomo prima di noi – Giobbe – ha fatto questa esperienza ed è diventato un esempio di fede per i credenti che sarebbero venuti dopo.

Riconoscere che Dio è Dio nella prova più buia è un capolavoro della grazia.

Ringraziare il Signore per tutto quello che dà deve essere l’esercizio quotidiano per il cristiano. Perché? Perché niente è suo, tutto gli viene dato per grazia.

Adorare Dio per ciò che ci toglie è la dimostrazione pratica che la mano del Signore conta più dei doni che vi si trovano dentro. A volte il Signore può ridarci alcune delle cose che ci toglie, ed è ciò che è successo a Giobbe. Dio dà, Dio toglie, e a volte ridà di nuovo, lui è il sovrano. La Scrittura afferma che “… il nostro Dio è nei cieli, egli fa tutto ciò che gli piace” (Sl 115:3). Quel che più conta, e che ci fa guardare alla sfera dell’eternità, è che il Signore sia riconosciuto sempre per ciò che egli è: o che abbiamo i suoi doni, o che non li abbiamo più. 

Ce la faremo? “Signore, le mie forze sono poche … non ce la faccio!”, diciamo spesso quando siamo al limite delle nostre capacità. La verità è che Dio continuerà ad amarci anche quando gli eventi sembreranno dire il contrario. Egli fa sempre tutto ciò che gli piace in armonia con le altre sue perfezioni divine. In un libro di meditazioni ho letto qualcosa che mi ha molto incoraggiato: “Il modo specifico in cui [il Signore] trarrà il bene dalle tue difficoltà, ai tuoi occhi potrà sembrare un mistero assoluto, ma il fatto che trarrà il bene da queste circostanze non è un mistero, è una promessa”.

Non scoraggiamoci, lasciamo che Dio sia Dio!

Chi sono i più miseri fra tutti gli uomini?

Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini.
Prima lettera ai Corinzi 15:19

Ad esempio: quante volte abbiamo sentito dire "La salute è la cosa più importante. Bisogna pregare Dio che ci mantenga sempre in buona salute"

L'imitazione

Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio.
Terza lettera di Giovanni 1:11

domenica, marzo 19, 2023

Onniscienza di Dio

Grande è il nostro Signore e immenso è il suo potere; la sua intelligenza è infinita.
Salmi 147:5

E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto.
Lettera agli Ebrei 4:13

Dio non vede forse le mie vie? Non conta tutti i miei passi?
Giobbe 31:4

Perché Dio tiene gli occhi aperti sulle vie dei mortali, e vede tutti i loro passi.
Giobbe 34:21

Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Prima lettera di Giovanni 3:20



sabato, marzo 18, 2023

Desiderio di capire

Non ti stimare saggio da te stesso, temi il Signore e allontanati dal male;
Proverbi 3:7

Egli mi disse: “Non temere, Daniele, poiché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di capire e di umiliarti davanti al tuo Dio, le tue parole sono state udite e io sono venuto a motivo delle tue parole.
Daniele 10:12 

giovedì, marzo 16, 2023

Resistenza e fede

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo. Ora il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo {Gesù}, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente.
Prima lettera di Pietro 5:8‭-‬10 NR06
https://bible.com/it/bible/122/1pe.5.8-10.NR06

martedì, marzo 14, 2023

Dove me ne andrò lontano da Te?

Al direttore del coro. Salmo di Davide. Signore, tu mi hai esaminato e mi conosci. Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano il mio pensiero. Tu mi scruti quando cammino e quando riposo e conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, Signore, già la conosci appieno. Tu mi circondi, mi stai di fronte e alle spalle e poni la tua mano su di me. La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci. Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu ci sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là. Se prendo le ali dell’alba e vado ad abitare all’estremità del mare, anche là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra. Se dico: «Certo le tenebre mi nasconderanno e la luce diventerà notte intorno a me», le tenebre stesse non possono nasconderti nulla e la notte per te è chiara come il giorno; le tenebre e la luce ti sono uguali. Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene. Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi erano destinati, quando nessuno d’essi era sorto ancora. Oh, quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio! Quant’è grande il loro insieme! Se li voglio contare, sono più numerosi della sabbia; quando mi sveglio sono ancora con te. Certo, tu ucciderai l’empio, o Dio; perciò allontanatevi da me uomini sanguinari. Essi parlano contro di te malvagiamente; i tuoi nemici si servono del tuo nome per sostenere la menzogna. Signore, non odio forse quelli che ti odiano? E non detesto quelli che insorgono contro di te? Io li odio di un odio perfetto; li considero miei nemici. Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna.
Salmi 139:1‭-‬24

Perciò Gesù disse ai dodici: «Non volete andarvene anche voi?» Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna!
Vangelo secondo Giovanni 6:67‭-‬68 

Il lavoro nascosto ovvero L'apostolo Andrea

di DON MALLOUGH – “Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù”. – Giovanni 1:40 – È strano come lo scrittore di questo versetto si riferisca ad Andrea: due delle tre volte in cui Giovanni parla di lui, specifica che è il fratello di Pietro. Andrea era in realtà anche lui uno dei dodici apostoli, e quindi sarebbe stato nel suo diritto di essere conosciuto come tale, eppure lo scrittore pensò che sarebbe stato più facile individuarlo come fratello di Pietro, il più illustre dei discepoli di Cristo. I parenti di personalità famose spesso si seccano di essere sempre presentati col nome dei loro fortunati congiunti che hanno saputo imporre il loro nome: senza dubbio questa è stata anche la prova di Andrea. Pietro non è stato mai presentato quale fratello di Andrea, anzi può darsi che molti abbiano pensato al fatto strano che Pietro, un uomo così grande, abbia avuto un fratello tanto comune. Ecco come pensiamo si svolgesse la presentazione di Andrea: «Certo tu conosci l’illustre oratore che ha predicato il grande sermone del giorno della Pentecoste; ebbene, questo è suo fratello Andrea». Fu così che Andrea si trovò sempre immerso nella scia di popolarità lasciata dal fratello.

È interessante notare l’opera svolta da Andrea. Non era certo un grande predicatore e la Bibbia non riporta alcun suo sermone; tutto ciò che sappiamo di lui è che in tre occasioni ha presentato qualcuno a Gesù. Se cercate personalità brillanti o dirigenti famosi, non troverete certamente Andrea fra questi: egli, però, fu il primo discepolo di Giovanni Battista: poi lasciò Giovanni per seguire Gesù; fu, anzi, dei primi a seguire il Maestro. Andrea non ebbe un posto direttivo nell’epoca della chiesa apostolica, non fu una stella di primo piano, non fu un oratore brillante, non ebbe il dono e l’abilità della guida. Per ogni attore che sta sotto le luci della ribalta e che riceve gli applausi della folla, ci devono essere molti altri che lavorano dietro le quinte: anche Andrea, senza dubbio, fu un uomo che lavorò dietro le quinte. È poco conosciuto per la sua capacità personale, perciò lo scrittore, riferendosi a lui in questa e in altre circostanze, nel timore che non sarebbe stato riconosciuto, chiarisce le sue generalità con le parole: «Andrea, fratello di Simon Pietro».

È confortante sapere che Iddio ha nel suo piano un posto anche per l’uomo comune. Gli uomini sono spinti ad acclamare solo gli eroi e pensano che soltanto coloro che sono pieni di spirito riescono nella vita. Lo stesso ragionamento si nota qualche volta nel lavoro del Signore. Eppure è lo stesso Dio che crea le cose piccole come le grandi, le grandi intelligenze e gli uomini semplici; davanti a Lui chi lavora nel nascondimento è uguale a chi predica i grandi sermoni o compie grandi miracoli. È confortante sapere che per il Signore, Andrea era tanto importante quanto lo era il suo illustre fratello.

Vi erano due coppie di fratelli che errano cresciuti assieme in un piccolo villaggio di pescatori della Galilea: Pietro ed Andrea e i due figlioli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni. Tutti e quattro erano cresciuti nella stessa località, avevano partecipato agli stessi giuochi, e, all’età di scegliere un lavoro, avevano deciso di fare i pescatori: ed erano stati sempre insieme, sia nel lavoro che nel riposo. E quando ricevettero il comando di Gesù, tutti e quattro

lo seguirono e divennero pescatori di uomini. Bisogna notare, però, che Andrea fu il primo a seguire Gesù e che gli altri vennero dopo. Quando essi si approfondirono nelle cose del Vangelo, Pietro, Giacomo e Giovanni apparvero come i capi naturali del gruppo dei discepoli del Signore; Andrea, che evidentemente non ne aveva i requisiti, fu lasciato da parte. Non si conosce alcuna sua predica degna di attenzione, o qualche suo miracolo spettacolare: sembra che egli se né stesse dietro le quinte, mentre suo fratello e i suoi due intimi amici compivano grandi cose. Il Signore aveva scelto tre dei Suoi discepoli e aveva costituito con loro un ristretto circolo; essi erano Pietro, Giacomo e Giovanni: Andrea ne era rimasto fuori.

Vi ricordate quando Gesù andò nella casa della fanciulla morta? Non poteva certo condurre con sé tutti i discepoli, perciò si guardò attorno e disse: «È bene che tre di voi mi accompagnino; Pietro, Giacomo, Giovanni, venite con me». E la stessa scena si ripeté ogni qual volta Gesù compì dei grandi miracoli: Andrea rimaneva fuori assieme agli altri discepoli, perché non faceva parte del circolo intimo. Così avvenne sul Monte della Trasfigurazione: pochi furono scelti a salire con Gesù sulla sommità del monte, dove videro la gloria di Dio.

Andrea deve aver notato tutto questo e avrebbe potuto sentire in sé una certa amarezza. Non aveva egli seguito il Maestro con più prontezza degli altri? E per il diritto di anzianità non avrebbe dovuto avere un posto dì preminenza? Perché il Signore lo metteva da parte? Perché usava un certo favoritismo verso suo fratello e verso i suoi due intimi amici? Tutti e quattro erano stati sempre uniti durante la loro vita, ma ora Gesù aveva spezzato la loro unione. Se Andrea avesse fatto entrare nel suo cuore questi pensieri, certamente la sua vita sarebbe stata piena di amarezza e di dolore: l’atteggiamento di Gesù gli sarebbe apparso come un’ingiustizia verso di lui e ne avrebbe sofferto immensamente. Ma in tali circostanze la grazia del Signore addolcì la sua vita dandogli forza e vittoria e facendogli comprendere che ogni uomo ha un suo particolare lavoro da svolgere ed ha il suo angolo in cui risplendere. Andrea sapeva che non solo con opere grandi o con azioni eccelse si può servire il Signore, e perciò non permise all’invidia di entrare nella sua vita. Non seppellì i suoi talenti, perché suo fratello e i suoi amici avevano talenti maggiori dei suoi; il suo lavoro non appariva importante davanti all’uomo, ma era molto importante davanti a Dio; lavorava per il Signore e non per l’uomo e sapeva che doveva lavorare nel nascondimento lasciando agli altri l’occasione di compiere opere importanti nel nome del Signore.

Anche se Andrea possedeva doni poco appariscenti, la sua vita fu un successo davanti a Dio. D’altra parte, pur volendo, non sarebbe potuto diventare un grande oratore come Pietro, né coraggioso come i figliuoli del tuono: doveva rimanere Andrea e svolgere il lavoro che era stato affidato ad Andrea cioè le piccole cose che altri non potevano fare. Non c’era motivo di lamentarsi per il ministerio che gli era stato affidato. Perciò Andrea si manteneva umilmente al suo posto, realizzando che nel cospetto del Signore il suo piccolo lavoro era ugualmente importante quanto gli apparenti grandi lavori svolti dagli altri. Inoltre, non fu Andrea che portò suo fratello Pietro al Signore? Mentre il popolo acclamava Pietro il giorno della Pentecoste per il suo grande discorso, nessuno certo pensò che se non fosse stato per il lavoro personale di Andrea non vi sarebbe stato un sermone predicato da Pietro in quel giorno. Se non fosse stato per Andrea il mondo non avrebbe mai sentito parlare di Pietro. Se non fosse stato per Andrea, Pietro non sarebbe stato intimo del Signore.

Vi fu un’altra occasione in cui Andrea compì qualche cosa di inolio importante, ma che non ebbe nessuna risonanza davanti al mondo: fu il giorno in cui la folla affamata seguiva il Signore Gesù. Gli altri discepoli pensarono al prezzo del cibo e all’impossibilità di procurarlo per tutta la folla, ma se leggiamo con attenzione il Vangelo, ve-diamo che Andrea si mise immediatamente in contatto con un ragazzo che aveva alcuni pani e qualche pesce e lo condusse a Gesù aprendo la via al compimento del grande miracolo della moltiplicazione dei pani. In altra occasione alcuni greci desideravano vedere Gesù: l’uomo che si fece avanti per condurli al Signore non era che Andrea. Quest’atto non fu un lavoro im-portante da celebrarsi in tutto il mondo, e tuttavia fu lui a condurre quegli uomini al Salvatore. Fu un lavoro personale.

Tutto il ministerio di Andrea comprendeva solo piccole cose. Il suo servizio consisteva in contatti individuali per introdurre semplici persone presso il Salvatore: un lavoro di grande importanza davanti a Dio; un lavoro umile e nascosto, ma che rese possibile grandi risvegli, grandi sermoni, grandi miracoli e grandi opere.

Può darsi che tu sia un Andrea. Può darsi che Iddio non ti abbia chiamato a salire su pulpiti fastosi o a svolgere qualche altro spettacoloso lavoro. Dio non ti ha chiamato, forse, ad iniziare qualche grande risveglio o a presiedere grandi chiese. Dio non ti ha usato, forse, per compiere qualche opera spettacolare con la Sua potenza. Ma il tuo compito è lo svolgimento di un lavoro personale: quello di avvicinare gli altri.

Il tuo compito potrebbe apparire di quasi nessuna importanza per te e per gli altri; eppure la tua opera davanti a Dio è di grande importanza, forse della stessa importanza del più grande sermone che sia mai stato predicato. Nel piano di Dio la tua opera può essere una parte integrale, pari a quella del più grande predicatore. Se Dio non ti ha dato un compito di dirigente, ciò non significa che non ti abbia dato un lavoro da fare. Se non sei un Pietro o un Giacomo o un Giovanni, non significa che non puoi far nulla per il Signore. Anche se, come Andrea, lavori nel nascondimento, ricordati che Iddio sa quello che puoi fare e ti tiene responsabile solo di quello. Forse il tuo nome non sarà conosciuto, forse non sarai reputato un grand’uomo nel lavoro del Signore, ma quello che conta è che tu rimanga fedele al compito che il Signore ti ha affidato.

Il mondo deve molto a uomini preminenti come Pietro, Giacomo e Giovanni. Credo però che il mondo debba di più agli uomini fedeli che lavorano nel nascondimento come Andrea, e a quelli che compiono il lavoro affidato loro dal Signore senza chiasso. Nella nostra chiesa usiamo un cantico che contiene un messaggio anche per te: «Non vincono la battaglia i più forti, né arrivano primi i più veloci, ma la vittoria promessa per grazia appartiene ai veraci fedeli».

https://www.chiesadiroma.it/?p=24031

Eravamo stati avvisati

«Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.
Vangelo secondo Matteo 6:19‭-‬21

lunedì, marzo 13, 2023

Afflizione

È stata un bene per me l’afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti.
Salmi 119:71

domenica, marzo 12, 2023

Giovanni 11:40

Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?»
Vangelo secondo Giovanni 11:40 

"Nonostante Gesù avesse detto a Marta, sorella di Lazzaro, che se avesse creduto avrebbe visto la gloria di Dio, ella pensava che Gesù si riferisse alla futura risurrezione dei morti, non al presente. Spesso è più facile credere per il futuro che per il presente. Vero è che la speranza del credente è proiettata verso il futuro, poiché crediamo che un giorno Gesù ritornerà e saremo in cielo con Lui! Ma il Signore dice anche di credere nel presente. Dio non è soltanto il Dio del passato e del futuro, ma anche del presente! Anche oggi Egli vuole manifestare la Sua gloria sulla Terra, in mezzo al Suo popolo. Gesù ha detto: se credi vedrai la gloria di Dio. È semplice, se non si riesce a vedere la gloria di Dio oggi, significa che non si crede come Lui desidera. La fede non sarà necessaria per vedere la gloria di Dio quando saremo in cielo, ma ci serve per vedere la gloria di Dio adesso! Adesso che gemiamo, soffriamo e siamo nel bisogno; adesso per poterla trasmettere anche ad altri! Adesso è il momento di credere e di prendere Dio in parola per sperimentare le Sue promesse! Oggi!"

sabato, marzo 11, 2023

La vita nuova in Cristo

 

Colossesi 3

La vita nuova in Cristo

1 Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. 2 Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; 3 poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. 4 Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria.


5 Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia che è idolatria. 6 Per queste cose viene l'ira di Dio sugli uomini ribelli. 7 E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. 8 Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene.
9 Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue opere 10 e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato. 11 Qui non c'è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
12 Vestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. 13 Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. 14 Al di sopra di tutte queste cose vestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione. 15 E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati per essere un solo corpo, regni nei vostri cuori; e siate riconoscenti.
16 La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente, ammaestrandovi ed esortandovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali. 17 Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui.

18 Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti, come si conviene nel Signore.
19 Mariti, amate le vostre mogli, e non v'inasprite contro di loro.
20 Figli, ubbidite ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è gradito al Signore.
21 Padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino.
22 Servi, ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore. 23 Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, 24 sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore! 25 Infatti chi agisce ingiustamente riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi.


mercoledì, marzo 01, 2023

Il mio rifugio

Chi abita al riparo dell’Altissimo riposa all’ombra dell’Onnipotente. Io dico al Signore: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio Dio, in cui confido!» Certo egli ti libererà dal laccio del cacciatore e dalla peste micidiale. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio. La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Tu non temerai gli spaventi della notte, né la freccia che vola di giorno, né la peste che vaga nelle tenebre, né lo sterminio che imperversa in pieno mezzogiorno. Mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma tu non ne sarai colpito. Basta che tu guardi, e con i tuoi occhi vedrai il castigo degli empi. Poiché tu hai detto: «O Signore, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell’Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà colpirti, né piaga alcuna si accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno sulla palma della mano, perché il tuo piede non inciampi in nessuna pietra. Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il serpente. Poiché egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio nome. Egli m’invocherà, e io gli risponderò; sarò con lui nei momenti difficili; lo libererò e lo glorificherò. Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza.
Salmi 91:1‭-‬16

Sal. 139:9-10 Ovunque

Salmi 139:9-10 NR06 [9] Se prendo le ali dell’alba e vado ad abitare all’estremità del mare, [10] anche là mi condurrà la tua mano e mi affe...