domenica, ottobre 22, 2023

Di Porto Civitanova (Franco Fortini)

Di Porto Civitanova
Qui mi condusse il lungo
Vaneggiare degli anni
Che ora lieto ora triste e sempre invano
Come un fanciullo mi volgeva.
I tempi
Passati, i tormentosi giorni, qui
Non mi dolgono piú; nuova discende
Ogni immagine e quieta.
E m’addormenta con soave suono
Ogni senso la musica continua
Dell’onde e il fiato dell’opaco mare
Che deserto scompare oltre le nebbie.
E deserta è la riva. I pescatori
Hanno lasciato sulla ghiaia tutte
Le barche e sono andati con le ceste
Colme di pesca che brillò nel sole
Bianco, stamani.
Ora alle antenne si lamenta il vento.
A questa riva mi ritrovo: stanco
Ma non deluso. Povero; ma basta
Che mi segga sul fianco d’una barca
A riparo dell’aria
Sibilante, perché le mie miserie
Dimenticando e il mio penoso andare
Tra i volti umani,
Come quando fanciullo oltre i miei colli
Aspettavo bramoso il primo raggio
Di sole, attenda ancora,
Ma senza affanno e solo mesto, un cenno
Un lume, un volo, una speranza, qualche
Voce che dall’opaco mare chiami.
(da Foglio di via e altri versi, Einaudi, 1946)

Sal. 139:9-10 Ovunque

Salmi 139:9-10 NR06 [9] Se prendo le ali dell’alba e vado ad abitare all’estremità del mare, [10] anche là mi condurrà la tua mano e mi affe...