giovedì, ottobre 21, 2004

Frammenti dal passato (2)


Qui
Non si scompare più
lentamente lungo un sentiero impervio
camminando soli
dimenticata ogni età.

In questo luogo
non siamo come voci
poco più che vento
incomprensibile peso

Brilliamo
non come vostre luci fisse
piuttosto siamo specchi
di una tranquilla superficie.

Sovrastante una universale profondità.

domenica, ottobre 17, 2004

Frammenti dal passato (1)

la mano sinistra di Chopin Posted by Hello

Ho questo furore dentro
questo intenso ascoltarmi
che si proietta nel cielo
in larghi spruzzi di nuvole
ora oro
ora piombo
e su tutto
una trasparente voce di vento.
Guardo
immenso
il sudario che rosso
avvolge il giorno ed i monti
attento ad ogni riflesso
di pensiero
costretto ad udire sui tasti bianchi
e sui neri
la mano sinistra di Chopin
e ad immaginare
calda
la mano di lei
nella mia.


october morning Posted by Hello

sabato, ottobre 16, 2004


cimitero ebraico

Uno spirito soddisfatto

Quante volte avete sentito qualcuno dire
Se avessi il suo denaro farei le cose a modo mio
Hmmm, ma quelli sanno poco, hmmm è così difficile trovare
un ricco che abbia uno spirito soddisfatto

Hmm, una volta io cercavo disperatamente fortuna e fama
Tutto ciò che sognavo era di ottenere un inizio nel gioco della vita
Ma improvvisamente successe, hmm, persi ogni avere
ma sono più ricco di gran lunga con uno spirito soddisfatto


Hmm, quando la vita avrà termine ed il mio tempo sarà scaduto
miei amici e miei cari, morirò, non c'è dubbio
Ma una cosa è certa quando verrà il mio tempo
Lascerò questo vecchio mondo con uno spirito soddisfatto.
("A satisfied mind", di Red Hayes e Jack Rodes, tratto dall'album "Saved", di Bob Dylan, 1980)



venerdì, ottobre 15, 2004

Lei ha 11 mesi e qualche giorno


eyes

Una luce sulla mia via.


Bible Posted by Hello

L'idolatria secondo Umberto Eco

Sì, condivido questa bustina di U. Eco pubblicata su L'Espresso qualche mese fa. Ve la ripropongo tale e quale:

Le reazioni al film di Gibson dimostrano come ormai la rappresentazione mediatica delle cose (fedele o distorta) sia avvertita come la Cosa Stessa


Qualche numero fa ho scritto una Bustina dicendo tutto il male possibile del film di Mel Gibson sulla Passione. Ieri un mio studente mi ha domandato se avevo visto i numerosissimi commenti e dibattiti dei lettori sul sito Internet de 'L'espresso', e mi ha detto: "Forse occorrerebbe rivalutare gli iconoclasti".
Sono quindi obbligato a ricordare che cosa era stata la disputa iconoclastica, almeno dal momento in cui, nel 726, Leone III Isaurico aveva emanato un editto che proibiva il culto delle immagini, che nell'Impero Bizantino stava rasentando l'idolatria. La chiesa di Roma era più indulgente in proposito, e si era allineata sulle posizioni del concilio di Nicea del 787, dove si concludeva che "si può tributare alle immagini un affettuoso saluto ed una venerazione fatta di onori: non l'autentica venerazione della nostra fede, che è dovuta soltanto alla divina natura". Ma nel mondo cristiano occidentale la questione era rimasta aperta e veniva ripresa nei Libri Carolini, composti nell'ambiente di Carlo Magno. I teologi carolingi erano stati disturbati dal fatto che nella traduzione latina degli atti di Nicea si fosse usato un unico termine, 'adoratio', in luogo dei due che distinguevano il culto dovuto all'immagine dal culto dovuto a Dio. Essi invece distinguevano tra mondo spirituale e mondo materiale e dicevano che l'immagine (che può rendere solo aspetti esteriori materiali della cosa rappresentata) non poteva costituire un accesso al mondo spirituale. Anzi, più era somigliante al prototipo, maggiore era la sua falsità, in quanto si aumentava l'inganno nei confronti dello spettatore. L'immagine non era un idolo ma poteva divenirlo se utilizzata in modo scorretto. Quindi l'espressione vera dello spirituale andava ricercata solo nel linguaggio non figurativo delle Sacre Scritture.

I Libri Carolini non escludevano che si potessero usare le immagini come giusto stimolo alla riflessione spirituale. Semplicemente però, invitavano a non dare alle immagini maggior peso di quanto avessero. Diciamo che poi il Medioevo aveva piuttosto adottato una idea di Gregorio Magno per cui "si fa uso della pittura nelle chiese, affinché coloro che sono analfabeti 'leggano' sulle pareti, ciò che non sono in grado di leggere nella Scrittura". Ma in fondo, sia l'una che l'altra posizione sottintendevano che, se non si è analfabeti, sarebbe meglio trarre le proprie occasioni di meditazione dalle scritture e non dalle pitture o (diciamo ora noi) dai film.
E veniamo ai commenti su Gibson, che sono andato a leggermi. Ho trovato ovviamente di tutto, da quelli che dicono che mi sono sbagliato perché il film è bellissimo a quelli che mi danno ragione, da chi dice che ho scritto per invidia della bravura di Gibson a chi dice che il film è stato boicottato dalle 'lobby ebraiche', sino a tale Pippo che, visto quello che ho scritto del film, ne deduce che io sia ebreo (Pippo non lo sa, non sono ebreo, e non è colpa mia, e ho ricevuto una educazione cristiana, ragione per cui sono rimasto scandalizzato da questa speculazione fatta sulla figura di Cristo).

Poi ho trovato un commento secondo il quale io avrei ironizzato sul sangue di Cristo. Ovviamente io ho ironizzato sulla rappresentazione, a mio modo di vedere volgare, che Gibson ha dato della passione di Cristo, ma è a questo punto che ho capito perché il mio studente parlava della disputa iconoclastica. Molti dei commenti che ho letto non sono sul film, ma su Gesù (pro e contro, intendiamoci, a differenza di un tempo oggi ci sono idolatri credenti e idolatri atei). Vale a dire che per moltissimi degli intervenuti appare difficile scindere il film dalla realtà (o, come avrebbero detto i teologi medievali, distinguere la realtà materiale da quella spirituale). Il film per loro è la Sacra Scrittura, e quel giovanotto che interpreta Gesù è Gesù. Naturalmente ho letto anche il commento di tale Gianni il quale avverte che "il film è soltanto la passione di Mel Gibson e non la passione di Cristo", ma debbo dire che non ho trovato in tutti gli interventi questa chiara distinzione tra la realtà (spirituale o storica che sia) e la sua rappresentazione. Gran parte degli interventi sono come quelli di tale Franco che scrive: "Non capisco perché le sofferenze patite da Cristo suscitino tante insofferenze nelle persone prive di fede religiosa". Ma io manifestavo insofferenza verso i patimenti inferti allo spettatore da Gibson, non verso le sofferenze di Cristo. Sembra ovvio, eppure, come si vede, non lo è. E quindi la riflessione si sposta dalla passione di Gibson all'atteggiamento dell'uomo moderno nei confronti del mondo mediatico, che non viene più avvertito come rappresentazione (fedele o distorta) delle cose, ma come la Cosa Stessa. Che è la forma laica che assume oggigiorno l'idolatria.
Sono in ogni modo riconoscente al lettore Marcopac che scrive: "Caro Umberto, non ti perdonerò mai di avermi raccontato il finale del film".

sabato, febbraio 14, 2004

Sull'isola di Patmos

2000 anni fa sull'isola di Patmos... ...all'apostolo Giovanni fu data la Rivelazione riguardo le cose che dovevano avvenire. Tra le numerose visioni di Giovanni vi è anche la seguente: "Inoltre obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo; e il suo numero è seicentosessantasei" (Apocalisse 13:16-18) Oggi, forse, il significato di tali profezie (che probabilmente neanche Giovanni riusciva a capire) ci appare un po' più chiaro: "La Applied Digital Solutions (Florida) propone il suo prodotto VeryChip: un piccolo processore da inserire nel braccio che conterrà i dati anagrafici di ognuno, così da farsi riconoscere al volo all'ingresso dell'ufficio o in aeroporto. Nella sua versione VeryPay il chip verrebbe usato come carta di credito di modo che basti sventolare il polso per pagare." Franco Carlini, su L'Espresso N. 6 del 12 febbraio 2004, pagina 143

lunedì, febbraio 09, 2004

Siamo tutti a tavola.

Siamo tutti a tavola. Dalla pattumiera catodica arrivano ogni tanto frammenti dell'ultimo delirio nazional popolare materializzatosi nell'ennesimo osceno spettacolo del sabato sera con la Carrà. Dicono che se hai un sogno, il più grande sogno della tua vita, vai dalla Carrà e lei ti aiuta a realizzarlo. Anzi, di più, te lo realizza davvero. Intorno alla tavola qualcuno comincia a sciorinare i propri sogni: vincere cinque miliardi, fare una crociera indimenticabile etc. etc. (quale profondità di animi!) mentre sullo schermo passano limousine da sceicco arabo, hotel con suites super-extra-mega lusso e concorrenti (veri? finti? trasmissione taroccata? ma tanto che importanza ha?) con la faccia ebete che si lasciano trascinare dalla demiurga-Carra nel vortice dei loro sogni patinati, lustrinati e ributtanti. Uno, tra i miei commensali, e precisamente G., l'ultimo arrivato in "famiglia", esprime il suo più grande desiderio:"Conoscere il Padreterno. Se esiste." La conversazione intorno alla tavola si spegne di colpo. Tutti restano basiti. Tranne il sottoscritto.

domenica, gennaio 25, 2004

Ho ammirato

Ho ammirato la sicurezza, l'agilità, la grazia con cui il cervo si arrampica sui pendii aspri ed impervi ed ho pensato a come avrei bisogno di essere come lui per superare i territori difficili che a volte durante la vita sono costretto ad attraversare; e allora ho pregato con le parole di Davide: "Egli rende i miei piedi simili a quelli delle cerve e mi rende saldo sulle mie montagne." (2 Samuele 22:34).

Sal. 139:9-10 Ovunque

Salmi 139:9-10 NR06 [9] Se prendo le ali dell’alba e vado ad abitare all’estremità del mare, [10] anche là mi condurrà la tua mano e mi affe...