martedì, novembre 09, 2004
sabato, ottobre 23, 2004
venerdì, ottobre 22, 2004
giovedì, ottobre 21, 2004
Frammenti dal passato (2)
Qui
Non si scompare più
lentamente lungo un sentiero impervio
camminando soli
dimenticata ogni età.
In questo luogo
non siamo come voci
poco più che vento
incomprensibile peso
Brilliamo
non come vostre luci fisse
piuttosto siamo specchi
di una tranquilla superficie.
Sovrastante una universale profondità.
domenica, ottobre 17, 2004
Frammenti dal passato (1)
Ho questo furore dentro
questo intenso ascoltarmi
che si proietta nel cielo
in larghi spruzzi di nuvole
ora oro
ora piombo
e su tutto
una trasparente voce di vento.
Guardo
immenso
il sudario che rosso
avvolge il giorno ed i monti
attento ad ogni riflesso
di pensiero
costretto ad udire sui tasti bianchi
e sui neri
la mano sinistra di Chopin
e ad immaginare
calda
la mano di lei
nella mia.
sabato, ottobre 16, 2004
Uno spirito soddisfatto
Quante volte avete sentito qualcuno dire
Se avessi il suo denaro farei le cose a modo mio
Hmmm, ma quelli sanno poco, hmmm è così difficile trovare
un ricco che abbia uno spirito soddisfatto
Hmm, una volta io cercavo disperatamente fortuna e fama
Tutto ciò che sognavo era di ottenere un inizio nel gioco della vita
Ma improvvisamente successe, hmm, persi ogni avere
ma sono più ricco di gran lunga con uno spirito soddisfatto
Hmm, quando la vita avrà termine ed il mio tempo sarà scaduto
miei amici e miei cari, morirò, non c'è dubbio
Ma una cosa è certa quando verrà il mio tempo
Lascerò questo vecchio mondo con uno spirito soddisfatto.
("A satisfied mind", di Red Hayes e Jack Rodes, tratto dall'album "Saved", di Bob Dylan, 1980)
venerdì, ottobre 15, 2004
L'idolatria secondo Umberto Eco
Sì, condivido questa bustina di U. Eco pubblicata su L'Espresso qualche mese fa. Ve la ripropongo tale e quale:
Le reazioni al film di Gibson dimostrano come ormai la rappresentazione mediatica delle cose (fedele o distorta) sia avvertita come la Cosa Stessa
Qualche numero fa ho scritto una Bustina dicendo tutto il male possibile del film di Mel Gibson sulla Passione. Ieri un mio studente mi ha domandato se avevo visto i numerosissimi commenti e dibattiti dei lettori sul sito Internet de 'L'espresso', e mi ha detto: "Forse occorrerebbe rivalutare gli iconoclasti".
Sono quindi obbligato a ricordare che cosa era stata la disputa iconoclastica, almeno dal momento in cui, nel 726, Leone III Isaurico aveva emanato un editto che proibiva il culto delle immagini, che nell'Impero Bizantino stava rasentando l'idolatria. La chiesa di Roma era più indulgente in proposito, e si era allineata sulle posizioni del concilio di Nicea del 787, dove si concludeva che "si può tributare alle immagini un affettuoso saluto ed una venerazione fatta di onori: non l'autentica venerazione della nostra fede, che è dovuta soltanto alla divina natura". Ma nel mondo cristiano occidentale la questione era rimasta aperta e veniva ripresa nei Libri Carolini, composti nell'ambiente di Carlo Magno. I teologi carolingi erano stati disturbati dal fatto che nella traduzione latina degli atti di Nicea si fosse usato un unico termine, 'adoratio', in luogo dei due che distinguevano il culto dovuto all'immagine dal culto dovuto a Dio. Essi invece distinguevano tra mondo spirituale e mondo materiale e dicevano che l'immagine (che può rendere solo aspetti esteriori materiali della cosa rappresentata) non poteva costituire un accesso al mondo spirituale. Anzi, più era somigliante al prototipo, maggiore era la sua falsità, in quanto si aumentava l'inganno nei confronti dello spettatore. L'immagine non era un idolo ma poteva divenirlo se utilizzata in modo scorretto. Quindi l'espressione vera dello spirituale andava ricercata solo nel linguaggio non figurativo delle Sacre Scritture.
I Libri Carolini non escludevano che si potessero usare le immagini come giusto stimolo alla riflessione spirituale. Semplicemente però, invitavano a non dare alle immagini maggior peso di quanto avessero. Diciamo che poi il Medioevo aveva piuttosto adottato una idea di Gregorio Magno per cui "si fa uso della pittura nelle chiese, affinché coloro che sono analfabeti 'leggano' sulle pareti, ciò che non sono in grado di leggere nella Scrittura". Ma in fondo, sia l'una che l'altra posizione sottintendevano che, se non si è analfabeti, sarebbe meglio trarre le proprie occasioni di meditazione dalle scritture e non dalle pitture o (diciamo ora noi) dai film.
E veniamo ai commenti su Gibson, che sono andato a leggermi. Ho trovato ovviamente di tutto, da quelli che dicono che mi sono sbagliato perché il film è bellissimo a quelli che mi danno ragione, da chi dice che ho scritto per invidia della bravura di Gibson a chi dice che il film è stato boicottato dalle 'lobby ebraiche', sino a tale Pippo che, visto quello che ho scritto del film, ne deduce che io sia ebreo (Pippo non lo sa, non sono ebreo, e non è colpa mia, e ho ricevuto una educazione cristiana, ragione per cui sono rimasto scandalizzato da questa speculazione fatta sulla figura di Cristo).
Poi ho trovato un commento secondo il quale io avrei ironizzato sul sangue di Cristo. Ovviamente io ho ironizzato sulla rappresentazione, a mio modo di vedere volgare, che Gibson ha dato della passione di Cristo, ma è a questo punto che ho capito perché il mio studente parlava della disputa iconoclastica. Molti dei commenti che ho letto non sono sul film, ma su Gesù (pro e contro, intendiamoci, a differenza di un tempo oggi ci sono idolatri credenti e idolatri atei). Vale a dire che per moltissimi degli intervenuti appare difficile scindere il film dalla realtà (o, come avrebbero detto i teologi medievali, distinguere la realtà materiale da quella spirituale). Il film per loro è la Sacra Scrittura, e quel giovanotto che interpreta Gesù è Gesù. Naturalmente ho letto anche il commento di tale Gianni il quale avverte che "il film è soltanto la passione di Mel Gibson e non la passione di Cristo", ma debbo dire che non ho trovato in tutti gli interventi questa chiara distinzione tra la realtà (spirituale o storica che sia) e la sua rappresentazione. Gran parte degli interventi sono come quelli di tale Franco che scrive: "Non capisco perché le sofferenze patite da Cristo suscitino tante insofferenze nelle persone prive di fede religiosa". Ma io manifestavo insofferenza verso i patimenti inferti allo spettatore da Gibson, non verso le sofferenze di Cristo. Sembra ovvio, eppure, come si vede, non lo è. E quindi la riflessione si sposta dalla passione di Gibson all'atteggiamento dell'uomo moderno nei confronti del mondo mediatico, che non viene più avvertito come rappresentazione (fedele o distorta) delle cose, ma come la Cosa Stessa. Che è la forma laica che assume oggigiorno l'idolatria.
Sono in ogni modo riconoscente al lettore Marcopac che scrive: "Caro Umberto, non ti perdonerò mai di avermi raccontato il finale del film".
sabato, febbraio 14, 2004
Sull'isola di Patmos
lunedì, febbraio 09, 2004
Siamo tutti a tavola.
domenica, gennaio 25, 2004
Ho ammirato
Sal. 139:9-10 Ovunque
Salmi 139:9-10 NR06 [9] Se prendo le ali dell’alba e vado ad abitare all’estremità del mare, [10] anche là mi condurrà la tua mano e mi affe...
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Esodo 15:2 NR06 [2] Il Signore è la mia forza e l’oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza. Questi è il mio Dio, io lo ...
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Salmi 119:132 NR06 [132] Volgiti a me e abbi pietà, come usi fare con chi ama il tuo nome.
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Meglio riprensione aperta che amore nascosto. Proverbi 27:5 NR06 https://bible.com/bible/122/pro.27.5.NR06