Ci sono svariate religioni, ma c’è un solo Dio.
Tra Religione ed Evangelo c’è una differenza:
La Religione è opera dell’uomo, l’Evangelo è rivelazione di Dio.
La Religione è ciò che l’uomo cerca di fare per Dio, l’Evangelo è ciò che Dio ha fatto per l’uomo.
La Religione è buona volontà dell’uomo, l’Evangelo è la buona notizia di Dio agli uomini.
La Religione è l’arrampicarsi dell’uomo sulla scala della propria giustizia, con la speranza di incontrare Dio sull’ultimo gradino, l’Evangelo afferma che Dio è disceso dalla scala venendo a noi in Cristo, per incontrare noi peccatori sul gradino più basso.
La Religione prende l’uomo e lo lascia com’è, un peccatore perduto; l’Evangelo prende l’uomo com’è e ne fa ciò che dev’essere, un peccatore perdonato.
La Religione pulisce in superfice, l’Evangelo deterge a fondo.
Talvolta la Religione non è che una commedia, l’Evangelo è vera vita.
Ci sono molte Religioni, ma c’è un solo Dio; l’Evangelo è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16).
La tua fede è una semplice “religione” oppure l’incontro con l’amore di Dio che ti salva in Cristo?
La religione non ha mai salvato nessuno. Nessun rito può cancellare un solo peccato.
Nessuna nostra opera può consentire a Dio di perdonarci.
Quando compariremo davanti a Dio, Lui non ci chiederà: di che religione sei? Ci chiederà invece cosa ne abbiamo fatto del suo Figlio Gesù Cristo che Lui ha mandato per la nostra salvezza.
Hai consapevolezza di essere peccatore?
Hai confessato a Dio il tuo peccato?
Hai creduto nel Signor Gesù?
L’hai ricevuto come tuo personale Salvatore?
Questo è ciò che conta. Questo è l’unico modo per essere salvato!
“Voi, infatti, siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio” (Efesini 2:.
“Egli ci ha salvato non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo” (Tito 3:5).
Il peccato condanna l’uomo alla morte (la seconda), quella dell’anima; ma Gesù Cristo con il suo sacrificio ci ha riscattato per sempre. Quale, il fine? Quello di portarci con Lui dove Egli è.
“Io vado a prepararvi un luogo, poi tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sia io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).
Non indugiare, “il domani non è nostro” fa entrare Gesù nel tuo cuore oggi stesso. Che Iddio ti benedica e con te, la tua famiglia.
martedì, novembre 22, 2011
sabato, novembre 05, 2011
Sugo del sabato mattina.
Avete presente quel ferrovecchio di wok che giace in fondo alla credenza dai tempi in cui avevate velleità di cucina asiatica? Riesumatelo pure per un giorno, facendogli fare l'indimenticato clangore, in modo tale che annunci festosamente come una campana quanto starà per avvenire nella vostra cucina.
Ora adocchiate quel gambo di sedano che verdeggia nella sporta che avete recato dall'ortolano di fiducia, quindi lasciatevi attrarre dall'insolenza di quella cipolla rossa e non diffidate del carattere legnoso di quella carota che se ne sta sulle sue; li triterete insieme molto finemente per poi consegnarli con cura al caldo abbraccio dell'olio extravergine di oliva (genuino!) che starà già mormorando nel ventre del wok.
Ecco che i tre nostri amici, figli della stessa terra, ritroveranno la loro consanguineità sfrigolando allegramente ed amalgamandosi in una perfetta comunione spirituale che con i suoi effluvi invaderà presto le vostre stanze.Soltanto nel momento in cui avrete trovato l'oro, sia sul fondo della padella che nell'intimo del vostro olfatto, soltanto allora affogherete il tutto nella conserva di pomodoro sapientemente preparata dalla contadina di fiducia (certo che ne avete una!) e saggiamente conservata in dispensa per il momento giusto. Ma in quello stesso istante si affaccerà nella pochezza della vostra mente l'idea un po' perversa di unire a tanta nobiltà di ingredienti un po' della miseria che normalmente alberga sugli scaffali degli ipermercati. Così, per vedere l'effetto che fa. Allora aprirete il frigorifero con gesto rapido, onde evitare ripensamenti, e con un sogghigno agguanterete la Santanché delle ricotte, quel biancheggiante latticino dall'aspetto di plastilina, di cui per pietà tacerete la marca; ed allora sarà un attimo aprire anche quel tetrapack dal quale farete emergere gli sconsolati piselli finissimi che attendevano al buio da settimane. Li scaraventerete quindi nel frullatore, insieme al substrato di ricotta/plastilina, e con furia distruttiva alimentata dall' odio smisurato che nutrite per le grandi catene di distribuzione, frullerete e frullerete e frullerete ancora finché non vi placherete, almeno temporaneamente, all'apparire della crema verdina ed innocente che vi chiederà con flebile voce di essere presa con il cucchiaio di legno per essere indegnamente stemperata nell'amalgama prezioso che rumoreggia nel wok. Lì morirà a poco a poco, e per suggellare la sua fine ed evitare che risorga, la cospargerete con un devastante cucchiaino di brodo granulare (industriale sì, ma senza glutammato!) e sanificherete il tutto aspergendo con peperoncino rosso macinato.
Ecco, i trenta minuti canonici dovranno lentamente trascorrere, perché a fuoco basso maturi in voi la convinzione di aver compiuto un piccolo ma significativo atto di giustizia, di tanto in tanto mescolando ed assaggiando con soddisfazione il nascituro intingolo con il quale andrete a condire la pasta del formato che preferite, purché corta ed atta a raccogliere il sugo con tutte le sue forze.
No. La bottiglia di Bordeaux comprta nei suoi luoghi natii qualche mese fa lasciatela in cantina, non è è assolutamente il caso di scomodarla. Ma il più che onesto Castellano Pharus Rosso Piceno Superiore DOC, quello sì, concedetevelo, dopo aver reso grazie a Colui che vi sfama, mentre gusterete in allegria con i vostri cari un primo piatto senza troppe pretese ma comunque lieto sfondo per le rare occasioni in cui la famigliola si riunisce a pranzo.
Buon appetito.
Ora adocchiate quel gambo di sedano che verdeggia nella sporta che avete recato dall'ortolano di fiducia, quindi lasciatevi attrarre dall'insolenza di quella cipolla rossa e non diffidate del carattere legnoso di quella carota che se ne sta sulle sue; li triterete insieme molto finemente per poi consegnarli con cura al caldo abbraccio dell'olio extravergine di oliva (genuino!) che starà già mormorando nel ventre del wok.
Ecco che i tre nostri amici, figli della stessa terra, ritroveranno la loro consanguineità sfrigolando allegramente ed amalgamandosi in una perfetta comunione spirituale che con i suoi effluvi invaderà presto le vostre stanze.Soltanto nel momento in cui avrete trovato l'oro, sia sul fondo della padella che nell'intimo del vostro olfatto, soltanto allora affogherete il tutto nella conserva di pomodoro sapientemente preparata dalla contadina di fiducia (certo che ne avete una!) e saggiamente conservata in dispensa per il momento giusto. Ma in quello stesso istante si affaccerà nella pochezza della vostra mente l'idea un po' perversa di unire a tanta nobiltà di ingredienti un po' della miseria che normalmente alberga sugli scaffali degli ipermercati. Così, per vedere l'effetto che fa. Allora aprirete il frigorifero con gesto rapido, onde evitare ripensamenti, e con un sogghigno agguanterete la Santanché delle ricotte, quel biancheggiante latticino dall'aspetto di plastilina, di cui per pietà tacerete la marca; ed allora sarà un attimo aprire anche quel tetrapack dal quale farete emergere gli sconsolati piselli finissimi che attendevano al buio da settimane. Li scaraventerete quindi nel frullatore, insieme al substrato di ricotta/plastilina, e con furia distruttiva alimentata dall' odio smisurato che nutrite per le grandi catene di distribuzione, frullerete e frullerete e frullerete ancora finché non vi placherete, almeno temporaneamente, all'apparire della crema verdina ed innocente che vi chiederà con flebile voce di essere presa con il cucchiaio di legno per essere indegnamente stemperata nell'amalgama prezioso che rumoreggia nel wok. Lì morirà a poco a poco, e per suggellare la sua fine ed evitare che risorga, la cospargerete con un devastante cucchiaino di brodo granulare (industriale sì, ma senza glutammato!) e sanificherete il tutto aspergendo con peperoncino rosso macinato.
Ecco, i trenta minuti canonici dovranno lentamente trascorrere, perché a fuoco basso maturi in voi la convinzione di aver compiuto un piccolo ma significativo atto di giustizia, di tanto in tanto mescolando ed assaggiando con soddisfazione il nascituro intingolo con il quale andrete a condire la pasta del formato che preferite, purché corta ed atta a raccogliere il sugo con tutte le sue forze.
No. La bottiglia di Bordeaux comprta nei suoi luoghi natii qualche mese fa lasciatela in cantina, non è è assolutamente il caso di scomodarla. Ma il più che onesto Castellano Pharus Rosso Piceno Superiore DOC, quello sì, concedetevelo, dopo aver reso grazie a Colui che vi sfama, mentre gusterete in allegria con i vostri cari un primo piatto senza troppe pretese ma comunque lieto sfondo per le rare occasioni in cui la famigliola si riunisce a pranzo.
Buon appetito.
sabato, ottobre 29, 2011
Le chiavi
Ero in grande affanno. Ero molto in ritardo ed avevo ancora troppe cose da fare. Avevo sentito telefonicamente i miei genitori ed eravamo rimasti d'accordo che avrei dovuto acquistare la cena e portarla da loro; inoltre avrei dovuto riconsegnare al meccanico l'auto sostitutiva e riprendere la mia; come se non bastasse ero in ritardo alla lezione universitaria...Arrivato in aula mi sedetti, ma pensando ai miei molti impegni avevo difficoltà a concentrarmi; poi, per un qualche motivo, il docente al termine della lezione ci disse di non andarcene e di spostarci in un'altra aula; qui avrei rischiato di dovermi trattenere per altre 2 ore, con tutto quello che avevo da fare...Allora decisi, insieme ad un amico, di andarmene prima; mi avviai verso il parcheggio, ma ero in confusione totale, non riuscivo a ricordare dove avessi lasciato l'auto; inoltre non trovavo più le chiavi; gridai a più non posso al mio amico di accompagnarmi a casa, ma ormai si stava allontanando con la sua macchina e non mi sentì; provai a chiamare a casa mio padre per farmi venire a prendere, ma vidi con sconcerto che il cellulare quasi scarico; provai comunque, pensando che i miei fossero arrabbiati per il ritardo, ma mi rispose la voce calma di mio padre al quale cercai di spiegare la situazione; lui mi spiegò cosa dovevo fare ma non riuscivo a capire, la linea era disturbata, poi cadde definitivamente. La batteria era completamente scarica. Ebbi un lampo di speranza; il mio amico Massimo mi avrebbe senz'altro accompagnato a casa al termine della lezione. Tornai in aula, dove il professore stava ancora parlando; cercai massimo con gli occhi, qualcuno capì e mi disse che se ne era già andato. La lezione stava terminando. Il professore mi chiese cosa fosse successo. Inizia a spiegare il problema, ma inaspettatamente si alzò in piedi e venne verso di me S.F., il mio ex vicino di casa che in gioventù aveva barba e capelli lunghi ed una risaputa rassomiglianza con l'immagine di Gesù Cristo; mi disse che lui aveva trovato le mie chiavi e me le porse. D'un tratto mi sentii completamente risollevato ed una improvvisa gioia invase il mio animo. E' con questo sentimento gioioso e con grande pace nel cuore che mi sono risvegliato nel mio letto lodando il Signore!
lunedì, ottobre 03, 2011
Galati 6:7-10
7 Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. 8 Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna. 9 Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. 10 Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede
giovedì, settembre 22, 2011
I valori dell'Italia
20/09/2011 La Stampa
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
I valori dell'Italia
20/09/2011 La Stampa
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
I valori dell'Italia
di Massimo Gramellini
L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.
Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.
giovedì, settembre 15, 2011
Due tipi di religione
http://paolocastellina.blogspot.com/2011/03/due-tipi-di-religione.html
Due tipi di religione
Caino e Abele. 1 Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del SIGNORE». 2 Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra. 3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!». 8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise" (Genesi 4:1-8).
Vi sono molti oggi che accolgono indiscriminatamente ogni afflato religioso, ogni religione, come qualcosa di positivo e che promuovono l'affratellamento delle religioni come qualcosa di desiderabile per coltivare e difendere comuni valori umanistici come la pace, la giustizia, la solidarietà ecc. Se si evitano i rischi del relativismo, ad un certo livello la cosa ha i suoi meriti. Il problema è che si tratta di un livello piuttosto superficiale, ingenuo, di considerare le cose. Questa posizione, infatti, comporta uno scarso spirito di discernimento, è un "romanticismo" irrealistico che, con poco discernimento, non tiene conto della fondamentale diversità dell'approccio delle religioni alla vita ed al sacro e delle sue conseguenze. La cosa è ben rilevata dalla Bibbia fin dalle sue prime pagine, dove i personaggi che incontriamo assumono il carattere di prototipi dell'umanità di ogni tempo e paese.
Adamo ed Eva concepiscono Caino e poi Abele, che vediamo poi affratellati pure nel sentimento religioso che essi manifestano. Si tratta, però, della stessa religione? Le loro diverse espressioni di religiosità sono equivalenti ed entrambe legittime? No, non secondo la valutazione che la Bibbia ne dà ed attraverso la quale Dio ci ammaestra sulla natura della religione secondo verità, quella che Egli gradisce. Consideriamone le differenze.
1) La religione di Abele era fondata sulla divina rivelazione. Secondo Ebrei 11:4 ["Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora"] l'offerta di Abele era stata fatta per fede, e secondo Romani 10:17 ["Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo"] la fede proviene dall'udire la Parola di Dio. Caino respinge la rivelazione di Dio offrendo a Dio quel che egli ritiene più opportuno. Così:
2) Abele riconosce la necessità di un sacrificio espiatorio vicario. Ricevendo ed accogliendo il concetto rivelato e la necessità per il perdono dei peccati di una vittima che, vita per vita, prende il posto del peccatore, Abele (concetto ribadito in tutta la Bibbia). Così, Abele offre dei primogeniti del suo gregge (4), mentre Caino"un'offerta di frutti della terra", misconoscendo e negando il sacrificio espiatorio vicario.
3) Abele riceve un attestato di gradimento da parte di Dio". Il testo biblico afferma chiaramente che l'offerta di Abele (e non quella di Caino) era stata accettata da Dio: "Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta" (4b). Non ci è detto in che cosa consista questa attestazione, ma è considerata un dato di fatto: Caino non riceve una simile attestazione.
4) La religione di Abele produce un martire, la religione di Caino produce un assassino. Un certo tipo di religione si trasforma in odio e violenza. La religione che Dio gradisce è disposta al sacrificio di sé stessi, quella di Caino toglie la vita ad altri.
5) La religione di Abele genera "la sposa di Cristo", la religione di Caino "la prostituta". Nella Bibbia l'autentica religione, il popolo di Dio, è considerata "sposa di Cristo" (cfr. Efesini 2:22-29) mentre la religione spuria è considerata prostituta o meretrice ["Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei" (Apocalisse 19:2)]. Sin dai primordi il più grande nemico della vera Chiesa è stata sempre la falsa chiesa. Sarà sempre così fino al ritorno di Cristo ["E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Apocalisse 17:6)].
Ulteriori contrasti
1) La religione umana dice: "Con i nostri sforzi saliremo sul monte di Dio" (ascesa). L'Evangelo di Dio dice: "Cristo scende dal monte per morire per noi e per farci risorgere con Lui" (Efesini 2:4-6) (discesa).
2) La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9).
3) La religione umana cerca di dare buoni consigli, tecniche per "elevarsi" e "purificarsi". L'Evangelo di Dio rivela buone notizie, notizie di un avvenimento compiuto, quello che Dio ha operato in Cristo per sovvenire a ciò che l'essere umano non avrebbe mai potuto compiere, contaminato com'è dal peccato
4) La religione umana, così, dice "Il problema è fuori da voi, la soluzione dentro di voi". L'Evangelo dice: "Il problema è dentro di voi, la soluzione fuori da voi". Molti oggi credono che il problema maggiore sia qualcosa che è avvenuto loro e che la soluzione si trovi dentro di loro. In altre parole, essi credono di avere un problema di origine aliena che possa essere risolto con una soluzione interiore. L'Evangelo, però, dice è che noi abbiamo un problema interiore che esige una soluzione "aliena", che provenga dal di fuori di noi, una giustizia "aliena" diversa dalla nostra che debba esserci necessariamente accreditata.
5) La religione umana dice: "La santificazione vi porterà giustificazione". L'Evangelo di Dio dice: "La giustificazione conduce alla santificazione". Il rinnovamento morale e spirituale della creatura umana è risultato dell'opera di Dio in Gesù Cristo accolta per fede. Le religioni di questo mondo propongono sforzi meritori di rinnovamento personale per essere poi dichiarati giusti di fronte a Dio e quindi "meritevoli di salvezza".
Romani 5:1: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore";
Romani 4:4-5 "Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia".
a 10:24 Pubblicato da Paolo Castellina
Due tipi di religione
Caino e Abele. 1 Adamo conobbe Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: «Ho acquistato un uomo con l'aiuto del SIGNORE». 2 Poi partorì ancora Abele, fratello di lui. Abele fu pastore di pecore; Caino lavoratore della terra. 3 Avvenne, dopo qualche tempo, che Caino fece un'offerta di frutti della terra al SIGNORE. 4 Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta, 5 ma non guardò con favore Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto. 6 Il SIGNORE disse a Caino: «Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? 7 Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!». 8 Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l'uccise" (Genesi 4:1-8).
Vi sono molti oggi che accolgono indiscriminatamente ogni afflato religioso, ogni religione, come qualcosa di positivo e che promuovono l'affratellamento delle religioni come qualcosa di desiderabile per coltivare e difendere comuni valori umanistici come la pace, la giustizia, la solidarietà ecc. Se si evitano i rischi del relativismo, ad un certo livello la cosa ha i suoi meriti. Il problema è che si tratta di un livello piuttosto superficiale, ingenuo, di considerare le cose. Questa posizione, infatti, comporta uno scarso spirito di discernimento, è un "romanticismo" irrealistico che, con poco discernimento, non tiene conto della fondamentale diversità dell'approccio delle religioni alla vita ed al sacro e delle sue conseguenze. La cosa è ben rilevata dalla Bibbia fin dalle sue prime pagine, dove i personaggi che incontriamo assumono il carattere di prototipi dell'umanità di ogni tempo e paese.
Adamo ed Eva concepiscono Caino e poi Abele, che vediamo poi affratellati pure nel sentimento religioso che essi manifestano. Si tratta, però, della stessa religione? Le loro diverse espressioni di religiosità sono equivalenti ed entrambe legittime? No, non secondo la valutazione che la Bibbia ne dà ed attraverso la quale Dio ci ammaestra sulla natura della religione secondo verità, quella che Egli gradisce. Consideriamone le differenze.
1) La religione di Abele era fondata sulla divina rivelazione. Secondo Ebrei 11:4 ["Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora"] l'offerta di Abele era stata fatta per fede, e secondo Romani 10:17 ["Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo"] la fede proviene dall'udire la Parola di Dio. Caino respinge la rivelazione di Dio offrendo a Dio quel che egli ritiene più opportuno. Così:
2) Abele riconosce la necessità di un sacrificio espiatorio vicario. Ricevendo ed accogliendo il concetto rivelato e la necessità per il perdono dei peccati di una vittima che, vita per vita, prende il posto del peccatore, Abele (concetto ribadito in tutta la Bibbia). Così, Abele offre dei primogeniti del suo gregge (4), mentre Caino"un'offerta di frutti della terra", misconoscendo e negando il sacrificio espiatorio vicario.
3) Abele riceve un attestato di gradimento da parte di Dio". Il testo biblico afferma chiaramente che l'offerta di Abele (e non quella di Caino) era stata accettata da Dio: "Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta" (4b). Non ci è detto in che cosa consista questa attestazione, ma è considerata un dato di fatto: Caino non riceve una simile attestazione.
4) La religione di Abele produce un martire, la religione di Caino produce un assassino. Un certo tipo di religione si trasforma in odio e violenza. La religione che Dio gradisce è disposta al sacrificio di sé stessi, quella di Caino toglie la vita ad altri.
5) La religione di Abele genera "la sposa di Cristo", la religione di Caino "la prostituta". Nella Bibbia l'autentica religione, il popolo di Dio, è considerata "sposa di Cristo" (cfr. Efesini 2:22-29) mentre la religione spuria è considerata prostituta o meretrice ["Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei" (Apocalisse 19:2)]. Sin dai primordi il più grande nemico della vera Chiesa è stata sempre la falsa chiesa. Sarà sempre così fino al ritorno di Cristo ["E vidi che quella donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Quando la vidi, mi meravigliai di grande meraviglia" (Apocalisse 17:6)].
Ulteriori contrasti
1) La religione umana dice: "Con i nostri sforzi saliremo sul monte di Dio" (ascesa). L'Evangelo di Dio dice: "Cristo scende dal monte per morire per noi e per farci risorgere con Lui" (Efesini 2:4-6) (discesa).
2) La religione umana dice: "Affidati alle tue opere". L'Evangelo di Dio dice: "Affidati alla grazia di Dio" (Romani 3:28, 4:4,5; 11:6, Efesini 2:8,9).
3) La religione umana cerca di dare buoni consigli, tecniche per "elevarsi" e "purificarsi". L'Evangelo di Dio rivela buone notizie, notizie di un avvenimento compiuto, quello che Dio ha operato in Cristo per sovvenire a ciò che l'essere umano non avrebbe mai potuto compiere, contaminato com'è dal peccato
4) La religione umana, così, dice "Il problema è fuori da voi, la soluzione dentro di voi". L'Evangelo dice: "Il problema è dentro di voi, la soluzione fuori da voi". Molti oggi credono che il problema maggiore sia qualcosa che è avvenuto loro e che la soluzione si trovi dentro di loro. In altre parole, essi credono di avere un problema di origine aliena che possa essere risolto con una soluzione interiore. L'Evangelo, però, dice è che noi abbiamo un problema interiore che esige una soluzione "aliena", che provenga dal di fuori di noi, una giustizia "aliena" diversa dalla nostra che debba esserci necessariamente accreditata.
5) La religione umana dice: "La santificazione vi porterà giustificazione". L'Evangelo di Dio dice: "La giustificazione conduce alla santificazione". Il rinnovamento morale e spirituale della creatura umana è risultato dell'opera di Dio in Gesù Cristo accolta per fede. Le religioni di questo mondo propongono sforzi meritori di rinnovamento personale per essere poi dichiarati giusti di fronte a Dio e quindi "meritevoli di salvezza".
Romani 5:1: "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore";
Romani 4:4-5 "Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia".
a 10:24 Pubblicato da Paolo Castellina
martedì, settembre 13, 2011
Un Dio inventato?
Possibile che il Dio cristiano, il Dio invisibile, fatto di spirito, sia stato inventato dall'uomo? Che io sappia, l'uomo quando si inventa un Dio se lo inventa di pietra o di legno di carne e ossa.
venerdì, settembre 02, 2011
Imitare Cristo
Ad immagine di Cristo: l'obiettivo della nostra maturazione spirituale
Immaginate un gruppo di persone, in tutto il mondo, unito dal comune desiderio di far parte della più importante fra le imprese. Questo è il nostro sogno e la nostra visione: vedere gente d’ogni età e cultura, che opera, individualmente e collettivamente, per riflettere consapevolmente il carattere, i valori e la sapienza di Cristo. Immaginate quanta differenza farebbe se mariti e mogli, datori di lavoro e dipendenti, amici e vicini, diventassero tanto liberi di pensare e di amare come faceva Lui. Spero che il seguente articolo rinnovi la vostra persuasione che non esiste al mondo maggiore vocazione di questa.
Qual è l’obiettivo della maturità spirituale?
I rabbini giudei avevano, al riguardo, la loro opinione. Facevamo di più che impartire conoscenza della Torah e del Talmud. Il loro obiettivo era quello di lasciare ai loro discepoli qualcosa di sé stessi. Il Siracide, scrivendo 180 prima di Cristo, parlando di un discepolo maturo, esprime così il punto di vista ebraico: “Quando suo padre (il suo maestro) muore, è come se non fosse morto, per ché lascia dietro di sé qualcuno come lui”.
Il Cristo aveva una visione simile per i Suoi discepoli: “Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lu. 6:40). Sebbene Egli non appartenesse ad alcuna scuola di pensiero riconosciuta, Gesù seguiva il modello rabbinico volendo che i Suoi seguaci condividessero con Lui non solo la Sua conoscenza, ma pure la loro vita ed il loro cuore.
Che cosa significa, però, essere come il Cristo? Quale deve essere il carattere che ci contraddistingue come Suo popolo? Verifichiamo che cosa sia quel carattere che la Scrittura definisce come: “conformi all'immagine del Figlio suo” (Ro. 8:29).
Vero o falso?
Una persona “conforme all’immagine di Cristo”…
1. Manifesta una pazienza illimitata.
2. Non si arrabbia mai.
3. Rifiuta di apparire negativo oppure critico.
4. Perdona tutti.
5. Dice a tutti sempre la verità.
6. Ha un sorriso per ogni occasione.
7. Tratta tutti allo stesso modo.
8. Evita la compagnia dei non credenti.
9. Condanna la gente priva di principi etici e morali.
10. Parla bene di tutti.
11. Evita ogni conflitto.
12. Sta in pace con tutti.
E’ così? Secondo me, queste sono false impressioni. Eppure è importante per noi considerarle bene. Se non stiamo attenti, potremmo fare l’errore di pensare al nostro Signore allo stesso modo in cui potremmo guardare ad una statua del “Buon Pastore” eretta in un parco pubblico.
Gli atteggiamenti variegati di Cristo
I racconti dei vangeli mettono in evidenza come il nostro Signore non avesse una pazienza illimitata. In due occasioni almeno, Egli con rabbia capovolge i tavoli dei cambiavalute che facevano i loro personali profitti nel Tempio, luogo di preghiera (Gv. 2:15; Mt. 21:12). Poi Egli protesta contro gli atteggiamenti egocentrici del Suoi amici (Mt. 20:20-28) e ancora Egli si oppone fortemente ai leader religiosi che sfruttavano i loro seguaci (Mt. 23:1-39).
Sebbene Gesù non menta mai, Egli non dice tutta la verità a coloro che non erano pronti ad accoglierla (Gv. 2:24; Mt. 10:13-15). Gesù, inoltre, non era sempre felice (Is. 53:1-4). Qualche volta piangeva (Luca 19:41; Gv. 11:35; 12:27). Si prendeva cura persino dei Suoi nemici, ma aveva un affetto speciale per coloro che, sofferenti, Lo amavano (Lu. 6:27-35; Gv. 14:21-23).
Sebbene nessuno mai l’avesse potuto accusare d’aver fatto alcunché di sbagliato, Egli aveva la cattiva reputazione di intrattenersi un po’ troppo con “pubblici peccatori” (Lu. 7:34-39). Si rifiutava di condannare gente immorale e riservava le Sue critiche più aspre ai leader religiosi che regolarmente condannavano altri (Gv. 3:17; Mt. 15:7-14).
I Suoi seguaci Lo consideravano un modello di salute mentale, ma ai Suoi giorni i Suoi nemici Lo accusavano di essere un indemoniato, ed i Suoi propri amici e famiglia di essere impazzito (Gv. 10:20; Mr. 3:21).
Una frase che esprime molti Suoi atteggiamenti
Uno dei discepoli di Gesù riassume la vita del suo Maestro con poche parole soltanto. Secondo Giovanni, il rabbino che aveva trasformato la sua vita era “pieno di grazia e di verità” (Gv. 1:14).
Ogni atteggiamento, infatti, che Gesù assumeva, era radicato in un interesse per gli altri basato sulla comprensione. Egli guariva, confortava, piangeva, insegnava, pregava, capovolgeva i banchi dei cambiavalute, e si opponeva ai leader religiosi, perché Egli comprendeva i bisogni degli altri – e se ne occupava. Diceva la verità con un cuore pieno d’amore.
Imparare da Lui
Coloro che sedevano a tavola con Cristo, o che Lo seguivano attraverso gli uliveti d’Israele, da Lui ricevevano di più che semplice istruzione biblica e dottrina. Passando del tempo con Lui, essi imparavano lo spirito ed il cuore della legge. Scoprivano che i potenti miracoli del loro Maestro, le parabole, e ogni Suo gesto di solidarietà, erano destinati non solo a forgiare la loro mente, ma anche il loro cuore. A piccoli passi, essi gradualmente apprendevano ad amare le persone più che il denaro, o il potere, o la reputazione.
Sulle gradinate del tempio, sulle strade calde e polverose, oppure in una barca sbattuta dalla tempesta, gli uomini e le donne che trascorrevano del tempo con Gesù, in Lui vedevano un carattere tale da costruire un ponte fra terra e cielo. Nei Suoi occhi, essi non solo vedevano il riflesso del Padre Suo celeste, ma anche della gente che Egli amava.
Anche oggi noi impariamo il Suo carattere come facevano i Suoi discepoli – alla Sua presenza. Attraverso le finestre dei vangeli noi vediamo il Maestro dei maestri che raccoglie intorno a Sé i Suoi discepoli e dice loro: Beati sono coloro che vedono il loro bisogno spirituale, che si rattristano per il loro egocentrismo, che affidano il loro cuore a Dio per poter essere utili agli altri (Mt. 5:1-10).
http://www.riforma.net/corsi/carattere_di_cristo.htm
L’apostolo Paolo esprime lo stesso atteggiamento con parole diverse, quando scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Fl. 2:3-5).
L’obiettivo
Maturità spirituale è più che apprendere a fare la cosa giusta al momento giusto. E’ più che chiedersi: “Che avrebbe fatto Gesù?”. Un carattere ad immagine di Cristo ci spinge a chiederci: “Di chi e di che cosa Gesù si occuperebbe?”.
C’è un detto rinomato che merita riascoltare e che dice: Agli altri non importa tanto ciò che noi sappiamo fintanto che non dimostriamo loro quanto a noi loro stiano veramente a cuore.
Padre celeste, troppo spesso il nostro carattere non riflette l’immagine di Tuo Figlio. Ti preghiamo, fa’ attraverso di noi ciò che non siamo stati in grado di fare da noi stessi. Che noi si possa davvero essere il riflesso del carattere di Tuo Figlio – per il Tuo onore, per amor Suo, per il nostro bisogno, e per il bene di tutti coloro che ci conoscono.
Mart de Haan, in: “Been Thinking about”, del 6-7-8 2004, http://www.rbc.net
Immaginate un gruppo di persone, in tutto il mondo, unito dal comune desiderio di far parte della più importante fra le imprese. Questo è il nostro sogno e la nostra visione: vedere gente d’ogni età e cultura, che opera, individualmente e collettivamente, per riflettere consapevolmente il carattere, i valori e la sapienza di Cristo. Immaginate quanta differenza farebbe se mariti e mogli, datori di lavoro e dipendenti, amici e vicini, diventassero tanto liberi di pensare e di amare come faceva Lui. Spero che il seguente articolo rinnovi la vostra persuasione che non esiste al mondo maggiore vocazione di questa.
Qual è l’obiettivo della maturità spirituale?
I rabbini giudei avevano, al riguardo, la loro opinione. Facevamo di più che impartire conoscenza della Torah e del Talmud. Il loro obiettivo era quello di lasciare ai loro discepoli qualcosa di sé stessi. Il Siracide, scrivendo 180 prima di Cristo, parlando di un discepolo maturo, esprime così il punto di vista ebraico: “Quando suo padre (il suo maestro) muore, è come se non fosse morto, per ché lascia dietro di sé qualcuno come lui”.
Il Cristo aveva una visione simile per i Suoi discepoli: “Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro” (Lu. 6:40). Sebbene Egli non appartenesse ad alcuna scuola di pensiero riconosciuta, Gesù seguiva il modello rabbinico volendo che i Suoi seguaci condividessero con Lui non solo la Sua conoscenza, ma pure la loro vita ed il loro cuore.
Che cosa significa, però, essere come il Cristo? Quale deve essere il carattere che ci contraddistingue come Suo popolo? Verifichiamo che cosa sia quel carattere che la Scrittura definisce come: “conformi all'immagine del Figlio suo” (Ro. 8:29).
Vero o falso?
Una persona “conforme all’immagine di Cristo”…
1. Manifesta una pazienza illimitata.
2. Non si arrabbia mai.
3. Rifiuta di apparire negativo oppure critico.
4. Perdona tutti.
5. Dice a tutti sempre la verità.
6. Ha un sorriso per ogni occasione.
7. Tratta tutti allo stesso modo.
8. Evita la compagnia dei non credenti.
9. Condanna la gente priva di principi etici e morali.
10. Parla bene di tutti.
11. Evita ogni conflitto.
12. Sta in pace con tutti.
E’ così? Secondo me, queste sono false impressioni. Eppure è importante per noi considerarle bene. Se non stiamo attenti, potremmo fare l’errore di pensare al nostro Signore allo stesso modo in cui potremmo guardare ad una statua del “Buon Pastore” eretta in un parco pubblico.
Gli atteggiamenti variegati di Cristo
I racconti dei vangeli mettono in evidenza come il nostro Signore non avesse una pazienza illimitata. In due occasioni almeno, Egli con rabbia capovolge i tavoli dei cambiavalute che facevano i loro personali profitti nel Tempio, luogo di preghiera (Gv. 2:15; Mt. 21:12). Poi Egli protesta contro gli atteggiamenti egocentrici del Suoi amici (Mt. 20:20-28) e ancora Egli si oppone fortemente ai leader religiosi che sfruttavano i loro seguaci (Mt. 23:1-39).
Sebbene Gesù non menta mai, Egli non dice tutta la verità a coloro che non erano pronti ad accoglierla (Gv. 2:24; Mt. 10:13-15). Gesù, inoltre, non era sempre felice (Is. 53:1-4). Qualche volta piangeva (Luca 19:41; Gv. 11:35; 12:27). Si prendeva cura persino dei Suoi nemici, ma aveva un affetto speciale per coloro che, sofferenti, Lo amavano (Lu. 6:27-35; Gv. 14:21-23).
Sebbene nessuno mai l’avesse potuto accusare d’aver fatto alcunché di sbagliato, Egli aveva la cattiva reputazione di intrattenersi un po’ troppo con “pubblici peccatori” (Lu. 7:34-39). Si rifiutava di condannare gente immorale e riservava le Sue critiche più aspre ai leader religiosi che regolarmente condannavano altri (Gv. 3:17; Mt. 15:7-14).
I Suoi seguaci Lo consideravano un modello di salute mentale, ma ai Suoi giorni i Suoi nemici Lo accusavano di essere un indemoniato, ed i Suoi propri amici e famiglia di essere impazzito (Gv. 10:20; Mr. 3:21).
Una frase che esprime molti Suoi atteggiamenti
Uno dei discepoli di Gesù riassume la vita del suo Maestro con poche parole soltanto. Secondo Giovanni, il rabbino che aveva trasformato la sua vita era “pieno di grazia e di verità” (Gv. 1:14).
Ogni atteggiamento, infatti, che Gesù assumeva, era radicato in un interesse per gli altri basato sulla comprensione. Egli guariva, confortava, piangeva, insegnava, pregava, capovolgeva i banchi dei cambiavalute, e si opponeva ai leader religiosi, perché Egli comprendeva i bisogni degli altri – e se ne occupava. Diceva la verità con un cuore pieno d’amore.
Imparare da Lui
Coloro che sedevano a tavola con Cristo, o che Lo seguivano attraverso gli uliveti d’Israele, da Lui ricevevano di più che semplice istruzione biblica e dottrina. Passando del tempo con Lui, essi imparavano lo spirito ed il cuore della legge. Scoprivano che i potenti miracoli del loro Maestro, le parabole, e ogni Suo gesto di solidarietà, erano destinati non solo a forgiare la loro mente, ma anche il loro cuore. A piccoli passi, essi gradualmente apprendevano ad amare le persone più che il denaro, o il potere, o la reputazione.
Sulle gradinate del tempio, sulle strade calde e polverose, oppure in una barca sbattuta dalla tempesta, gli uomini e le donne che trascorrevano del tempo con Gesù, in Lui vedevano un carattere tale da costruire un ponte fra terra e cielo. Nei Suoi occhi, essi non solo vedevano il riflesso del Padre Suo celeste, ma anche della gente che Egli amava.
Anche oggi noi impariamo il Suo carattere come facevano i Suoi discepoli – alla Sua presenza. Attraverso le finestre dei vangeli noi vediamo il Maestro dei maestri che raccoglie intorno a Sé i Suoi discepoli e dice loro: Beati sono coloro che vedono il loro bisogno spirituale, che si rattristano per il loro egocentrismo, che affidano il loro cuore a Dio per poter essere utili agli altri (Mt. 5:1-10).
http://www.riforma.net/corsi/carattere_di_cristo.htm
L’apostolo Paolo esprime lo stesso atteggiamento con parole diverse, quando scrive: “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Fl. 2:3-5).
L’obiettivo
Maturità spirituale è più che apprendere a fare la cosa giusta al momento giusto. E’ più che chiedersi: “Che avrebbe fatto Gesù?”. Un carattere ad immagine di Cristo ci spinge a chiederci: “Di chi e di che cosa Gesù si occuperebbe?”.
C’è un detto rinomato che merita riascoltare e che dice: Agli altri non importa tanto ciò che noi sappiamo fintanto che non dimostriamo loro quanto a noi loro stiano veramente a cuore.
Padre celeste, troppo spesso il nostro carattere non riflette l’immagine di Tuo Figlio. Ti preghiamo, fa’ attraverso di noi ciò che non siamo stati in grado di fare da noi stessi. Che noi si possa davvero essere il riflesso del carattere di Tuo Figlio – per il Tuo onore, per amor Suo, per il nostro bisogno, e per il bene di tutti coloro che ci conoscono.
Mart de Haan, in: “Been Thinking about”, del 6-7-8 2004, http://www.rbc.net
mercoledì, agosto 31, 2011
Salmo 112
Felicità del giusto
Sl 1; 128; Pr 14:26-27
1 Salmo di Davide.
Alleluia.
Beato l'uomo che teme il SIGNORE
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
2 Potente sulla terra sarà la sua discendenza;
la stirpe degli uomini retti sarà benedetta.
3 Abbondanza e ricchezze sono in casa sua
e la sua giustizia dura per sempre.
4 La luce spunta nelle tenebre per gli onesti,
per chi è misericordioso, pietoso e giusto.
5 Felice l'uomo che ha compassione,
dà in prestito
e amministra i suoi affari con giustizia,
6 perché non vacillerà mai;
il giusto sarà ricordato per sempre.
7 Egli non temerà cattive notizie;
il suo cuore è saldo, fiducioso nel SIGNORE.
8 Il suo cuore è tenace, privo di paure
e alla fine vedrà sui suoi nemici quanto desidera.
9 Egli ha dato generosamente ai bisognosi;
la sua giustizia dura per sempre
e la sua fronte si alza gloriosa.
10 L'empio lo vede, si irrita,
digrigna i denti e si consuma;
il desiderio degli empi non potrà mai avverarsi.
Sl 1; 128; Pr 14:26-27
1 Salmo di Davide.
Alleluia.
Beato l'uomo che teme il SIGNORE
e trova grande gioia nei suoi comandamenti.
2 Potente sulla terra sarà la sua discendenza;
la stirpe degli uomini retti sarà benedetta.
3 Abbondanza e ricchezze sono in casa sua
e la sua giustizia dura per sempre.
4 La luce spunta nelle tenebre per gli onesti,
per chi è misericordioso, pietoso e giusto.
5 Felice l'uomo che ha compassione,
dà in prestito
e amministra i suoi affari con giustizia,
6 perché non vacillerà mai;
il giusto sarà ricordato per sempre.
7 Egli non temerà cattive notizie;
il suo cuore è saldo, fiducioso nel SIGNORE.
8 Il suo cuore è tenace, privo di paure
e alla fine vedrà sui suoi nemici quanto desidera.
9 Egli ha dato generosamente ai bisognosi;
la sua giustizia dura per sempre
e la sua fronte si alza gloriosa.
10 L'empio lo vede, si irrita,
digrigna i denti e si consuma;
il desiderio degli empi non potrà mai avverarsi.
domenica, agosto 21, 2011
Fede e salute
Proverbi 3:5-8
5 Confida nel SIGNORE con tutto il cuore
e non ti appoggiare sul tuo discernimento.
6 Riconoscilo in tutte le tue vie
ed egli appianerà i tuoi sentieri.
7 Non ti stimare saggio da te stesso;
temi il SIGNORE e allontanati dal male;
8 questo sarà la salute del tuo corpo
e un refrigerio alle tue ossa.
5 Confida nel SIGNORE con tutto il cuore
e non ti appoggiare sul tuo discernimento.
6 Riconoscilo in tutte le tue vie
ed egli appianerà i tuoi sentieri.
7 Non ti stimare saggio da te stesso;
temi il SIGNORE e allontanati dal male;
8 questo sarà la salute del tuo corpo
e un refrigerio alle tue ossa.
martedì, agosto 16, 2011
L'appello di Giosuè
Giosuè disse al popolo: '"Santificatevi, poiché domani il Signore farà meraviglie in mezzo a voi." (Giosuè 3:5)
martedì, agosto 09, 2011
Il sentiero dei giusti
"Nella vita bisogna provarle tutte!", dice chi vive per soddisfare sé stesso.
Ma chi è saggio sa che la vera soddisfazione si può avere solo cercando Dio e facendo la Sua volontà.
Proverbi 4:18-19
18 ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta
e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno.
19 La via degli empi è come il buio;
essi non scorgono ciò che li farà cadere.
Ma chi è saggio sa che la vera soddisfazione si può avere solo cercando Dio e facendo la Sua volontà.
Proverbi 4:18-19
18 ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta
e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno.
19 La via degli empi è come il buio;
essi non scorgono ciò che li farà cadere.
giovedì, agosto 04, 2011
Giacere e non temere
"21 Figliuol mio, queste cose non si dipartano mai dagli occhi tuoi! Ritieni la saviezza e la riflessione! 22 Esse saranno la vita dell’anima tua e un ornamento al tuo collo. 23 Allora camminerai sicuro per la tua via, e il tuo piede non inciamperà. 24 Quando ti metterai a giacere non avrai paura; giacerai, e il sonno tuo sarà dolce." Proverbi 3:21-24
domenica, gennaio 30, 2011
Civitanova? "Non è più la stessa"
Civitanova? "Non è più la stessa. Ruba spazi per creare vuoti. Costruisce e demolisce senza vergogna"
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Gennaio 2011 13:08
Scritto da Federica Senigagliesi
Sabato 22 Gennaio 2011 09:46
"Calvino scriveva che “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. Inizia così, la lettera di Federica Senigagliesi, giovane scrittrice civitanovese. "Guardare, da cittadina, la Civitanova di oggi per tentare di coglierne la forma, vuol dire non riconoscerla. Non si tratta di una questione privata, di nostalgici ricordi d' infanzia o di retorica del rimpianto. È vero che quando si nasce, cresce e vive in un luogo, inevitabilmente si appartiene ad esso; il legame tra una città e i suoi abitanti è di dipendenza reciproca. Sono - dovrebbero essere- proprio i cittadini, con le loro abitudini ed esigenze, a determinare lo spazio urbano in cui si muovono, interagiscono, vivono, e non il contrario. Una città che non tiene conto della istanze della sua anima motrice non può chiamarsi tale.
Fino a qualche anno fa osservavo i cambiamenti in corso a Civitanova con un occhio a metà tra il critico e il perplesso: spuntavano nuovi palazzoni di discutibile gusto architettonico e mi dicevo, mah, saranno delle sviste; spuntavano palme tropicali e mi dicevo, mah, sarà un'altra svista; si parlava di saccheggiato dell'arenile di pubblico demanio per impastare il calcestruzzo e mi dicevo, mah, sarà economia.
Poi mi sono pian piano rassegnata a vedere palazzoni improponibili in ogni dove, palme in ogni dove, mi sono rassegnata al traffico, alle auto in sosta lungo la pista ciclabile, alla pietra bianca direttamente dall'India, ai segnalatori di velocità, ai mercatini di prodotti biologici con un parcheggio nel mezzo, alle sculture d'arte contemporanea installate dentro rotatorie stradali, ai lavori in corso tuttora in corso, alla filodiffusione (con una selezione musicale altrettanto discutibile) e alle nuove luminarie natalizie.
È difficile essere distaccati quanto serve, ma non è possibile negare l'evidenza di una città come Civitanova che, almeno negli ultimi dieci- quindici anni, ha fatto della costruzione edilizia scriteriata e del traffico automobilistico i suoi marchi di riconoscimento. Le problematiche tuttavia sono molteplici e variegate, la cronaca locale ne riporta una diversa ogni giorno. Ma il punto comune credo risieda tutto nella mancanza di ascolto, nell'interruzione del dialogo tra chi amministra e chi ha delegato ad amministrare, nello strappo – a lungo andare, insanabile- tra il tessuto urbano e quello sociale e civico.
Ma se si volesse scattare una fotografia di Civitanova, cosa si vedrebbe? Con quali aggettivi si potrebbe descrivere, a colpo d'occhio? Una volta ho girato la domanda ad una cara amica qui di passaggio e la risposta è stata tanto inaspettata quanto evidente. “Sembra una vecchia signora che si è tirata le rughe, poi la guardi meglio e scopri che le rughe sono tutte lì, solo ben nascoste”. È proprio come passeggiare per il corso tirato a lucido e poi svoltare in una qualsiasi traversa e scoprire un paesaggio urbano che sa più di periferia dimenticata che di centro storico. E non è certo con disorganici interventi di restyling che si può salvare l'identità intera della città ( dal centro a tutti i suoi quartieri). Credo che Civitanova sia ormai perduta, che abbia usato male i propri assi nella manica – il mare e le risorse ad esso legate, le remotissime radici pre-romane, la storia di tutti quei singoli cittadini che l'hanno irrobustita nel corso del tempo – e che in fondo sia diventata una città noiosa. Va bene a chi ha soldi da spendere nelle boutique, al minchione in doppiopetto e snickers sottobraccio alla giovane russa, alle quindicenni stile Fornarina, alle quarantenni stile Fornarina, ai saldi e ai loro comandamenti. È una città che va bene per chi voleva un'aiuola in più, un marciapiede diritto, una strada rattoppata, qualche palma esotica stile Malibu. Va bene a chi viene a farsi un giro in Suv, alle macchine in sosta sopra i marciapiedi, va bene per gli happy hour in riva al mare, per le sfilate di Miss Italia, per le auto celebrazioni da Bandiera blu.
È noiosa perché non ha più niente da dire, niente da ricordare, demolisce e costruisce senza vergogna, ruba spazi per creare vuoti, è una città finita, anonima, che ha rinunciato alla genuina irriverenza della gente di porto, ha rinunciato a se stessa"
Questa è la sua cartolina da Civitanova. E la vostra?
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Gennaio 2011 13:08
Scritto da Federica Senigagliesi
Sabato 22 Gennaio 2011 09:46
"Calvino scriveva che “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. Inizia così, la lettera di Federica Senigagliesi, giovane scrittrice civitanovese. "Guardare, da cittadina, la Civitanova di oggi per tentare di coglierne la forma, vuol dire non riconoscerla. Non si tratta di una questione privata, di nostalgici ricordi d' infanzia o di retorica del rimpianto. È vero che quando si nasce, cresce e vive in un luogo, inevitabilmente si appartiene ad esso; il legame tra una città e i suoi abitanti è di dipendenza reciproca. Sono - dovrebbero essere- proprio i cittadini, con le loro abitudini ed esigenze, a determinare lo spazio urbano in cui si muovono, interagiscono, vivono, e non il contrario. Una città che non tiene conto della istanze della sua anima motrice non può chiamarsi tale.
Fino a qualche anno fa osservavo i cambiamenti in corso a Civitanova con un occhio a metà tra il critico e il perplesso: spuntavano nuovi palazzoni di discutibile gusto architettonico e mi dicevo, mah, saranno delle sviste; spuntavano palme tropicali e mi dicevo, mah, sarà un'altra svista; si parlava di saccheggiato dell'arenile di pubblico demanio per impastare il calcestruzzo e mi dicevo, mah, sarà economia.
Poi mi sono pian piano rassegnata a vedere palazzoni improponibili in ogni dove, palme in ogni dove, mi sono rassegnata al traffico, alle auto in sosta lungo la pista ciclabile, alla pietra bianca direttamente dall'India, ai segnalatori di velocità, ai mercatini di prodotti biologici con un parcheggio nel mezzo, alle sculture d'arte contemporanea installate dentro rotatorie stradali, ai lavori in corso tuttora in corso, alla filodiffusione (con una selezione musicale altrettanto discutibile) e alle nuove luminarie natalizie.
È difficile essere distaccati quanto serve, ma non è possibile negare l'evidenza di una città come Civitanova che, almeno negli ultimi dieci- quindici anni, ha fatto della costruzione edilizia scriteriata e del traffico automobilistico i suoi marchi di riconoscimento. Le problematiche tuttavia sono molteplici e variegate, la cronaca locale ne riporta una diversa ogni giorno. Ma il punto comune credo risieda tutto nella mancanza di ascolto, nell'interruzione del dialogo tra chi amministra e chi ha delegato ad amministrare, nello strappo – a lungo andare, insanabile- tra il tessuto urbano e quello sociale e civico.
Ma se si volesse scattare una fotografia di Civitanova, cosa si vedrebbe? Con quali aggettivi si potrebbe descrivere, a colpo d'occhio? Una volta ho girato la domanda ad una cara amica qui di passaggio e la risposta è stata tanto inaspettata quanto evidente. “Sembra una vecchia signora che si è tirata le rughe, poi la guardi meglio e scopri che le rughe sono tutte lì, solo ben nascoste”. È proprio come passeggiare per il corso tirato a lucido e poi svoltare in una qualsiasi traversa e scoprire un paesaggio urbano che sa più di periferia dimenticata che di centro storico. E non è certo con disorganici interventi di restyling che si può salvare l'identità intera della città ( dal centro a tutti i suoi quartieri). Credo che Civitanova sia ormai perduta, che abbia usato male i propri assi nella manica – il mare e le risorse ad esso legate, le remotissime radici pre-romane, la storia di tutti quei singoli cittadini che l'hanno irrobustita nel corso del tempo – e che in fondo sia diventata una città noiosa. Va bene a chi ha soldi da spendere nelle boutique, al minchione in doppiopetto e snickers sottobraccio alla giovane russa, alle quindicenni stile Fornarina, alle quarantenni stile Fornarina, ai saldi e ai loro comandamenti. È una città che va bene per chi voleva un'aiuola in più, un marciapiede diritto, una strada rattoppata, qualche palma esotica stile Malibu. Va bene a chi viene a farsi un giro in Suv, alle macchine in sosta sopra i marciapiedi, va bene per gli happy hour in riva al mare, per le sfilate di Miss Italia, per le auto celebrazioni da Bandiera blu.
È noiosa perché non ha più niente da dire, niente da ricordare, demolisce e costruisce senza vergogna, ruba spazi per creare vuoti, è una città finita, anonima, che ha rinunciato alla genuina irriverenza della gente di porto, ha rinunciato a se stessa"
Questa è la sua cartolina da Civitanova. E la vostra?
mercoledì, gennaio 19, 2011
La preghiera in mano
http://www.evangelici.net/cgi/forum/YaBB.pl?board=generale;action=display;num=1166286487;start=510#510
La mano, con le sue 5 dita, può diventare uno strumento utile alla preghiera: le cinque dita che la compongono possono diventare cinque suggerimenti di preghiera.
Spero che queste 5 diverse espressioni della preghiera, diventeranno parte integrante delle nostre vite.
Ma ricorda una cosa importantissima, senza la quale la tua preghiera non arriverebbe oltre il soffitto: devi pregare rivolgendoti al Padre celeste, nel Nome di Gesù Cristo!
"Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.
Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò." (Giovanni 14:13)
1 Il nostro pollice è il dito più grande e più forte e ci ricorda il più grande di tutti, cioè Dio.
Allora possiamo cominciare la nostra preghiera partendo dalla nostra LODE al Padre Dio Onnipotente, Creatore dei cieli e della terra.
"Alleluia.
Anima mia, loda il SIGNORE.
Io loderò il SIGNORE finché vivrò,
salmeggerò al mio Dio, finché esisterò." (Salmo 146:1-2)
"Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo;
la sua lode sarà sempre nella mia bocca.
Io mi glorierò nel SIGNORE;
gli umili l'udranno e si rallegreranno.
Celebrate con me il SIGNORE,
esaltiamo il suo nome tutti insieme." (Salmo 34:1-3)
Ma il pollice è anche il dito più vicino alla nostra persona, infatti punta nella nostra direzione.
perciò continueremo pregando per coloro che ci sono più vicini, per quelli di cui ci ricordiamo più facilmente perché coinvolgono i nostri sentimenti più intimi.
Pregare per i nostri cari, come ha detto C.S.Lewis è un "dolce dovere".
2 Il dito seguente è l'indice, e punta nella direzione opposta, in avanti.
Allora possiamo continuare la nostra preghiera indicando le cose che ci stanno davanti, quelle per cui siamo riconoscenti a Dio. Questa preghiera sarà una preghiera di RINGRAZIAMENTO a Dio per tutte le benedizioni di cui siamo fatti oggetto e che ci circondano.
"... ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre,
nel nome del Signore nostro Gesù Cristo." (Efesini 5:20)
"Non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi." (1 Tessalonicesi 5:17-18)
L'indice è anche il dito che indica, quello utilizzato nell'insegnamento: possiamo dunque pregare per coloro che ci insegnano, ci istruiscono e ci guidano, o ci curano nell'anima e nel corpo. Infatti i nostri anziani di chiesa, i nostri pastori, i nostri insegnanti, i nostri medici, ecc... hanno bisogno delle nostre preghiere, per essere sostenuti da Dio e per avere saggezza spirituale. Non dimentichiamoli!
"Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità. Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa." (Ebrei 13:17-18)
3 Il dito seguente è il maggiore, cioè il medio. Infatti la parte maggiore della nostra preghiera dovrebbe essere dedicata all'INTERCESSIONE.
"Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica;
vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi." (Efesini 6:18)
Questo dito, che è maggiore, ci ricorda anche quelli che hanno autorità: perciò possiamo pregare per i presidenti, per i responsabili del mondo degli affari e dell'industria. Queste persone hanno l'autorità di guidare l'opinione pubblica, e possono far sì che i cristiani abbiano la libertà di pensiero e di espressione della propria fede: hanno bisogno del consiglio di Dio.
"Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità." (1 Timoteo 2:1-2)
4 Il quarto dito è l'anulare, cioè il dito degli anelli e delle promesse. E' l'anello che ci lega agli altri, perciò possiamo pregare, facendo delle RICHIESTE a Dio specifiche, per delle situazioni particolari in cui i cristiani si vengono a trovare. Possiamo fare a Dio delle RICHIESTE straordinarie, delle SUPPLICHE che nascono dal profondo della nostra anima.
Ma il dito anulare è anche il dito più debole: dovrebbe ricordarci di pregare per quelli che sono deboli, per quelli che traversano il dolore, per quelli che sono afflitti dalle malattie. Essi hanno bisogno delle nostre preghiere giorno e notte. Non si pregherà mai abbastanza per coloro che stanno traversando la sofferenza.
"Vi esortiamo, fratelli ... a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti." (1 Tessalonicesi 5:14)
5 Arriviamo infine all'ultimo dito, il più piccolo, cioè il mignolo. Questo dito ci ricorda che siamo piccoli, fragili, di fronte alla grandezza e alla santità di Dio.
Questo piccolo dito dovrebbe ricordarci di pregare per noi stessi. La preghiera per noi stessi, deve partire dalla confessione dei nostri peccati:
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità." (1 Giovanni 1:9)
Successivamente, apriamo il nostro cuore al Padre celeste, dicendoGli i nostri problemi, le nostre angosce, i nostri tormenti. Se passeremo del tempo a confessare a Dio i nostri pensieri e i nostri sentimenti, i nostri bisogni personali acquisteranno pian piano una diversa prospettiva, e riusciremo persino a trovare delle soluzioni ai nostri problemi.
La mano, con le sue 5 dita, può diventare uno strumento utile alla preghiera: le cinque dita che la compongono possono diventare cinque suggerimenti di preghiera.
Spero che queste 5 diverse espressioni della preghiera, diventeranno parte integrante delle nostre vite.
Ma ricorda una cosa importantissima, senza la quale la tua preghiera non arriverebbe oltre il soffitto: devi pregare rivolgendoti al Padre celeste, nel Nome di Gesù Cristo!
"Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio.
Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò." (Giovanni 14:13)
1 Il nostro pollice è il dito più grande e più forte e ci ricorda il più grande di tutti, cioè Dio.
Allora possiamo cominciare la nostra preghiera partendo dalla nostra LODE al Padre Dio Onnipotente, Creatore dei cieli e della terra.
"Alleluia.
Anima mia, loda il SIGNORE.
Io loderò il SIGNORE finché vivrò,
salmeggerò al mio Dio, finché esisterò." (Salmo 146:1-2)
"Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo;
la sua lode sarà sempre nella mia bocca.
Io mi glorierò nel SIGNORE;
gli umili l'udranno e si rallegreranno.
Celebrate con me il SIGNORE,
esaltiamo il suo nome tutti insieme." (Salmo 34:1-3)
Ma il pollice è anche il dito più vicino alla nostra persona, infatti punta nella nostra direzione.
perciò continueremo pregando per coloro che ci sono più vicini, per quelli di cui ci ricordiamo più facilmente perché coinvolgono i nostri sentimenti più intimi.
Pregare per i nostri cari, come ha detto C.S.Lewis è un "dolce dovere".
2 Il dito seguente è l'indice, e punta nella direzione opposta, in avanti.
Allora possiamo continuare la nostra preghiera indicando le cose che ci stanno davanti, quelle per cui siamo riconoscenti a Dio. Questa preghiera sarà una preghiera di RINGRAZIAMENTO a Dio per tutte le benedizioni di cui siamo fatti oggetto e che ci circondano.
"... ringraziando continuamente per ogni cosa Dio Padre,
nel nome del Signore nostro Gesù Cristo." (Efesini 5:20)
"Non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi." (1 Tessalonicesi 5:17-18)
L'indice è anche il dito che indica, quello utilizzato nell'insegnamento: possiamo dunque pregare per coloro che ci insegnano, ci istruiscono e ci guidano, o ci curano nell'anima e nel corpo. Infatti i nostri anziani di chiesa, i nostri pastori, i nostri insegnanti, i nostri medici, ecc... hanno bisogno delle nostre preghiere, per essere sostenuti da Dio e per avere saggezza spirituale. Non dimentichiamoli!
"Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per la vostra vita come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità. Pregate per noi; infatti siamo convinti di avere una buona coscienza, e siamo decisi a condurci onestamente in ogni cosa." (Ebrei 13:17-18)
3 Il dito seguente è il maggiore, cioè il medio. Infatti la parte maggiore della nostra preghiera dovrebbe essere dedicata all'INTERCESSIONE.
"Pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica;
vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi." (Efesini 6:18)
Questo dito, che è maggiore, ci ricorda anche quelli che hanno autorità: perciò possiamo pregare per i presidenti, per i responsabili del mondo degli affari e dell'industria. Queste persone hanno l'autorità di guidare l'opinione pubblica, e possono far sì che i cristiani abbiano la libertà di pensiero e di espressione della propria fede: hanno bisogno del consiglio di Dio.
"Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità." (1 Timoteo 2:1-2)
4 Il quarto dito è l'anulare, cioè il dito degli anelli e delle promesse. E' l'anello che ci lega agli altri, perciò possiamo pregare, facendo delle RICHIESTE a Dio specifiche, per delle situazioni particolari in cui i cristiani si vengono a trovare. Possiamo fare a Dio delle RICHIESTE straordinarie, delle SUPPLICHE che nascono dal profondo della nostra anima.
Ma il dito anulare è anche il dito più debole: dovrebbe ricordarci di pregare per quelli che sono deboli, per quelli che traversano il dolore, per quelli che sono afflitti dalle malattie. Essi hanno bisogno delle nostre preghiere giorno e notte. Non si pregherà mai abbastanza per coloro che stanno traversando la sofferenza.
"Vi esortiamo, fratelli ... a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti." (1 Tessalonicesi 5:14)
5 Arriviamo infine all'ultimo dito, il più piccolo, cioè il mignolo. Questo dito ci ricorda che siamo piccoli, fragili, di fronte alla grandezza e alla santità di Dio.
Questo piccolo dito dovrebbe ricordarci di pregare per noi stessi. La preghiera per noi stessi, deve partire dalla confessione dei nostri peccati:
"Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità." (1 Giovanni 1:9)
Successivamente, apriamo il nostro cuore al Padre celeste, dicendoGli i nostri problemi, le nostre angosce, i nostri tormenti. Se passeremo del tempo a confessare a Dio i nostri pensieri e i nostri sentimenti, i nostri bisogni personali acquisteranno pian piano una diversa prospettiva, e riusciremo persino a trovare delle soluzioni ai nostri problemi.
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