martedì, settembre 30, 2025

30 settembre 2025: Giorno 70

Esodo 32:20 NR06
"Poi prese il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò col fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, sparse la polvere sull'acqua e la fece bere ai figli d'Israele."

Quando Mosè distrusse il vitello d'oro, non stava solo rimuovendo un oggetto ma stava insegnando a Israele una lezione vivida. Bruciarlo, ridurlo in polvere, spargerlo nell'acqua e far bere il popolo mostrò la distruzione completa dell'idolo. Esso era impotente, ridotto in polvere, e non avrebbe mai più potuto essere adorato. Allo stesso tempo, questo atto espose il loro peccato, umiliò la loro ribellione e ricordò loro che l'idolatria porta amare conseguenze. Qualunque cosa innalziamo al di sopra di Dio sarà alla fine smascherata come impotente e vuota.

Stai trattenendo "idoli" che devono essere ridotti in polvere affinché Dio solo rimanga al centro della tua vita?

Esodo 32:20 (NR06)
«Poi prese il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò col fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, sparse la polvere sull'acqua e la fece bere ai figli d'Israele.»

Contesto Storico e Letterario

Questo versetto è il culmine dell'episodio del vitello d'oro. Il contesto immediato è:

· Esodo 32:19 (NR06): "Quando si avvicinò all'accampamento, vide il vitello e le danze; allora l'ira di Mosè si accese, ed egli gettò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi del monte."
· Esodo 32:9-10 (NR06): "Il SIGNORE disse inoltre a Mosè: 'Io ho visto questo popolo, ed ecco, è un popolo dal collo duro. Ora dunque lasciami fare, perché la mia ira si accenda contro di loro e li consumi.'"

Analisi del Versetto e delle Azioni Simboliche

L'azione di Mosè è un potente atto simbolico:

1. «sparse la polvere sull'acqua e la fece bere ai figli d'Israele»
   · Questo gesto richiama direttamente il rituale dell'acqua amara per la donna sospettata di adulterio in Numeri 5:11-31 (NR06):
     "11 Il SIGNORE disse ancora a Mosè: 12 'Parla ai figli d'Israele e di' loro: Se una donna si svia e commette un'infedeltà contro suo marito... 16 il sacerdote farà avvicinare la donna e la farà stare davanti al SIGNORE... 17 il sacerdote prenderà dell'acqua santa in un vaso di terra; prenderà della polvere che è sul suolo del tabernacolo e la metterà nell'acqua. 18 Poi il sacerdote farà stare la donna davanti al SIGNORE... e le dirà:... 22 quest'acqua che porta maledizione entri nelle tue viscere... E la donna dirà: Amen, amen. 23 Poi il sacerdote scriverà queste imprecazioni su un rotolo e le laverà nell'acqua amara. 24 Farà bere alla donna l'acqua amara che porta maledizione... 27 Le farà dunque bere l'acqua... se è contaminata... il ventre le si gonfierà e il suo seno diventerà floscio."

Significato Teologico

· L'Idolatria come Adulterio Spirituale: Come la donna sospettata di adulterio, Israele viene sottoposto a un giudizio pubblico per la sua infedeltà spirituale.

Collegamento con il Nuovo Testamento

· 1 Corinzi 10:11 (NR06): "Or tutte queste cose accaddero a loro come esempi e sono state scritte per nostro ammonimento, per noi, che ci troviamo alla fine dei tempi."
· 1 Corinzi 10:14 (NR06): "Perciò, miei cari, fuggite l'idolatria."

In sintesi, Esodo 32:20 rappresenta un giudizio simbolico dove Israele, come una sposa infedele, è costretto a bere le conseguenze amare del proprio adulterio spirituale.

lunedì, settembre 29, 2025

29 settembre 2025: Giorno 69

Salmo 3:3
"Ma tu, o Signore, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi rialza il capo."

Davide, circondato da nemici, dichiara la sua fiducia nella protezione di Dio. Il Signore non è solo uno scudo che difende, ma anche colui che restituisce dignità e coraggio quando la vita porta vergogna o scoraggiamento. Quando ti senti sopraffatto o oppresso, ricorda che Dio stesso ti circonda con la sua protezione, ti dà valore e solleva la tua testa nella speranza.

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Salmo 3:3 (NR06)
«Ma tu, o Signore, sei uno scudo attorno a me, sei la mia gloria, colui che mi rialza il capo.»

Contesto Storico: La Fuga di Davide

Questo salmo nasce dal tradimento più doloroso nella vita di Davide: la ribellione del proprio figlio Assalonne. Il contesto storico è descritto in:
2 Samuele 15:13-17 (NR06)
«13 E arrivò un messaggero a Davide, che disse: "Il cuore della gente d'Israele si è volto verso Assalonne". 14 Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: "Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché egli non affretti la marcia, ci raggiunga e faccia cadere su di noi la sventura e passi la città a fil di spada". 15 I servi del re dissero al re: "Ecco, i tuoi servi sono pronti a fare tutto quello che il re vorrà". 16 Il re dunque partì con tutta la sua famiglia a piedi... 17 Il re uscì con tutto il popolo a piedi...»

Contesto Letterario nel Salmo

Il salmo si apre con la descrizione della disperazione:

· Salmo 3:1 (NR06): "Signore, come sono numerosi i miei avversari! Molti si levano contro di me."
· Salmo 3:2 (NR06): "Molti dicono all'anima mia: 'Per lui non c'è salvezza in Dio'."

Il versetto 3 segna la svolta drammatica dalla descrizione del problema alla professione di fiducia in Dio.

Analisi del Versetto

1. «Ma tu, o Signore, sei uno scudo attorno a me»
   · "Scudo" (מָגֵן, magen): Protezione totale che copriva tutto il corpo.
   · "Attorno a me" (בַּעַדְנִי, ba'adni): Protezione a 360 gradi.
   · Riferimento: Genesi 15:1 (NR06) - "Dopo questi fatti, la parola del Signore fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: 'Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima'."
2. «sei la mia gloria» (כְּבוֹדִי, kevodi)
   · In un momento di vergogna e umiliazione (fuga, perdita del trono, tradimento familiare), Davide dichiara che la sua dignità deriva da Dio stesso.
3. «colui che mi rialza il capo» (וּמֵרִים רֹאשִׁי, umerim roshi)
   · Immagine potente di qualcuno chinato dalla vergogna che viene rialzato da una mano benevola.

Significato Teologico

· Transizione dalla paura alla fede: Il "ma tu" contrasta intenzionalmente con la minaccia dei v. 1-2.
· Dio come difensore totale: La triplice descrizione mostra protezione esterna, valore interiore e restaurazione personale.
· Anticipazione di Cristo: Come Davide fu tradito da un figlio, Cristo fu tradito da un discepolo (Giuda). In entrambi i casi, Dio è l'unico rifugio sicuro.

Applicazione Pratica

1. Preghiera nelle crisi: Imparare a passare dalla descrizione del problema alla dichiarazione delle verità su Dio.
2. Identità in Dio: La nostra autostima deve basarsi sul fatto che Dio è la nostra gloria, non sul successo umano.
3. Speranza nell'umiliazione: Dio specializza nel rialzare chi si affida a Lui, anche dopo fallimenti e tradimenti.

In sintesi, Salmo 3:3 insegna che nelle peggiori circostanze - tradimento, vergogna, pericolo di morte - Dio rimane la nostra protezione totale, la nostra fonte di dignità e il nostro restauratore personale.

domenica, settembre 28, 2025

28 settembre 2025: Giorno 68

Proverbi 27:2
"Ti lodi un altro, e non la tua bocca; uno straniero, e non le tue labbra."

Questo proverbio insegna l'importanza dell'umiltà. Il vero onore non è qualcosa che ci attribuiamo da soli, ma qualcosa che viene riconosciuto dagli altri. L'autopromozione spesso appare come orgoglio, mentre l'umiltà permette a Dio e agli altri di innalzarci al momento stabilito. Invece di cercare riconoscimenti o vantarti delle tue realizzazioni, vivi con fedeltà e lascia che il tuo carattere parli da sé. Al tempo stabilito da Dio, arriverà la lode giusta.

Proverbi 27:2 (NR06)
«Ti lodi un altro, e non la tua bocca; uno straniero, e non le tue labbra.»

Contesto: Saggezza nelle Relazioni

Questo versetto si inserisce in una serie di proverbi (capitoli 25-29) che trattano di relazioni sociali, amicizia e autocontrollo. Il tema centrale è l'umiltà e la discrezione nel presentare se stessi.

Analisi del Versetto

1. «Ti lodi un altro, e non la tua bocca»
   · Principio fondamentale: La lode autentica deve essere oggettiva e spontanea, proveniente da una fonte esterna.
   · Problema dell'autolode:
     · Rivela orgoglio. Proverbi 25:14 (NR06): "Come nuvole e vento senza pioggia, così è l'uomo che si vanta di doni che non ha."
     · È inaffidabile perché filtrata dall'auto-interesse.
2. «uno straniero, e non le tue labbra»
   · Rafforzamento del concetto: La lode di uno straniero (estraneo, senza legami personali) è considerata più credibile e imparziale.

Significato Teologico e Principio Spirituale

· Umiltà davanti a Dio: L'autoesaltazione contrasta con il carattere che Dio richiede. Proverbi 16:5 (NR06): "Chiunque è superbo nel cuore è in abominio al Signore." 1 Pietro 5:5-6 (NR06): "Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi al tempo opportuno."
· Dio come giudice supremo: 2 Corinzi 10:18 (NR06): "Poiché non è approvato chi loda se stesso, ma colui che il Signore loda."
· Cristo come modello: Filippesi 2:6-7, 9-11 (NR06): "Cristo Gesù, pur essendo in forma di Dio... umiliò se stesso... Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato... perché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio... e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore."

Applicazione Pratica

1. Evitare l'autopromozione: Lasciare che le azioni parlino da sole.
2. Cercare una valutazione oggettiva: Valorizzare il feedback onesto, anche quando è una correzione. Proverbi 27:6 (NR06): "Chi ama ferisce, ma rimane fedele; chi odia dà abbondanza di baci." La correzione di un amico è più preziosa della lode ipocrita.
3. Concentrarsi sul servizio, non sulla fama: Servire fedelmente, lasciando a Dio l'esaltazione. 1 Pietro 5:6 (NR06): "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi al tempo opportuno."
4. Vigilanza sul cuore: Esaminare le motivazioni alla radice del bisogno di lodarsi.

In sintesi, Proverbi 27:2 è un monito sapiente contro l'orgoglio. Ci invita a un'umiltà genuina, confidando che il valore reale sarà riconosciuto dagli altri in modo spontaneo e, in ultima istanza, da Dio stesso.

sabato, settembre 27, 2025

"SE DIO È REALE, PERCHÉ NON SI FA SEMPLICEMENTE VEDERE?"

La domanda numero 1 che gli scettici si pongono e che lascia perplessi la maggior parte dei cristiani.

Ecco come rispondere.

L'HA GIÀ FATTO

- Dio si è fatto carne in Gesù Cristo.
- Ha vissuto tra noi per 33 anni.
- Ha compiuto innumerevoli miracoli.
- È risorto dai morti con oltre 500 testimoni.

Le prove erano schiaccianti. Allora cosa è successo?

PROVA FISICA NON SIGNIFICA FEDE INCROLLABILE 

Anche coloro che VIDERO Gesù faccia a faccia:

- Dubitarono di Lui (Tommaso).
- Lo rinnegarono (Pietro).
- Lo tradirono (Giuda).

Vedere non è sempre credere.

LA FEDE RICHIEDE UNA SCELTA

"Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto."
Giovanni 20:29

Dio desidera una relazione basata sulla fiducia, non sulla paura o sulla coercizione.

DIO SI RIVELA ANCORA

- Attraverso la Sua Parola.
(2 Timoteo 3:16)
- Attraverso la creazione.
(Romani 1:20)
- Attraverso vite cambiate.
(2 Corinzi 5:17)
- Attraverso il Suo Spirito.
(Giovanni 16:13)

La domanda non è se Dio si manifesta. È se lo stiamo cercando

PRONTO A RISPONDERE?

Quando gli scettici pongono questa domanda, puoi condividere con sicurezza:
-L'apparizione storica di Dio in Cristo.
- Perché la fede forzata non è vera fede.
- Come Dio si rivela oggi.

27 settembre 2025: Giorno 67

Esodo 30:10
"Una volta all'anno Aaronne farà l'espiazione sui corni dell'altare; con il sangue del sacrificio per il peccato vi farà l'espiazione una volta all'anno, di generazione in generazione. È cosa santissima, sacra al Signore."

Il Giorno dell'Espiazione era un promemoria annuale che i sacrifici quotidiani, mensili e annuali erano temporanei e non potevano mai fornire un perdono completo. Puntava verso il sacrificio una volta per sempre di Cristo, che ha assicurato per noi un'espiazione eterna. A causa di Gesù, non abbiamo più bisogno di sacrifici ripetuti; possiamo avvicinarci a Dio con fiducia, sapendo che i nostri peccati sono veramente perdonati.

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Esodo 30:10
«Una volta all'anno Aaronne farà l'espiazione sui corni dell'altare; con il sangue del sacrificio per il peccato vi farà l'espiazione una volta all'anno, di generazione in generazione. È cosa santissima, sacra al Signore.»

Contesto: L'Altare dell'Incenso

Questo versetto conclude le istruzioni per la costruzione dell'altare dell'incenso (Esodo 30:1-10), un altare ricoperto d'oro posto nel luogo santo del tabernacolo. Su di esso veniva bruciato incenso quotidiano (Esodo 30:7-8: "Aaronne brucerà su di esso l'incenso profumato; lo brucerà ogni mattina... e quando accenderà le lampade lo brucerà ancora") come simbolo delle preghiere del popolo.

Apocalisse 8:3-4 mostra il compimento di questo simbolo:
«Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare, con un incensiere d'oro; e gli furono dati molti profumi, affinché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro che è davanti al trono. E il fumo dei profumi, insieme alle preghiere dei santi, salì dalla mano dell'angelo davanti a Dio.»

Il comando di Esodo 30:10 stabilisce un rito annuale di purificazione per questo altare.

Analisi del Versetto

1. «Una volta all'anno Aaronne farà l'espiazione sui corni dell'altare»
   · "Espiazione" (כִּפּוּר, kippur) significa "purificazione" o "riconciliazione" attraverso il sangue. Lo stesso verbo è usato per il Giorno dell'Espiazione (Yom Kippur) in Levitico 16:18-19: "Uscirà verso l'altare... e farà l'espiazione per esso".
   · "Corna dell'altare": I corni agli angoli simboleggiavano potenza e protezione. L'applicazione del sangue significava purificare l'intero altare dalla contaminazione accumulata involontariamente.
2. «con il sangue del sacrificio per il peccato»
   · Il sangue proveniva da un sacrificio animale specifico (Levitico 4:7: "Il sacerdote metterà del sangue sui corni dell'altare dell'incenso profumato"), a sottolineare che anche gli oggetti sacri, usati da un popolo peccatore, richiedevano purificazione.
3. «una volta all'anno, di generazione in generazione»
   · La ripetizione annuale evidenziava la persistenza del peccato e la necessità continua di espiazione (cfr. Ebrei 10:1-4: "La legge... non può rendere perfetti... poiché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati").
4. «È cosa santissima, sacra al Signore»
   · L'altare era קֹדֶשׁ קָדָשִׁים (qodesh qodashim), "santissimo". La sua santità richiedeva una purificazione rituale per mantenere la presenza di Dio in mezzo al popolo (Levitico 10:3: "Io sarò santificato in quelli che mi avvicinano").

Significato Teologico

1. La Santità di Dio: Dio è così santo che persino gli strumenti del culto venivano contaminati dalla prossimità al peccato umano.
2. La Necessità dell'Espiazione: Senza il sangue, non c'è accesso a Dio (Ebrei 9:22: "Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue"). L'altare dell'incenso, pur simboleggiando la preghiera, doveva essere purificato prima che le preghiere salissero a Dio.
3. Anticipazione di Cristo:
   · Cristo, il vero sommo sacerdote (Ebrei 4:14: "Avendo un grande sommo sacerdote... Gesù, Figlio di Dio"), offrì se stesso una volta per sempre (Ebrei 9:12: "È entrato una volta per sempre nel luogo santissimo... con il proprio sangue").
   · La croce è l'altare dove il sangue di Cristo purifica eternamente il culto e i credenti. Ebrei 13:10-12 spiega questo compimento: "Noi abbiamo un altare del quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono il tabernacolo. I corpi degli animali, il cui sangue è portato nel santuario dal sommo sacerdote per il peccato, sono bruciati fuori dell'accampamento. Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, soffrì fuori della porta."

Applicazione Spirituale

· Reverenza nel culto: Dio va avvicinato con santità, non con superficialità (Ebrei 12:28-29: "Offriamo a Dio un culto gradito... perché il nostro Dio è un fuoco consumante").
· Gratitudine per l'opera di Cristo: Il credente riposa nell'espiazione completa di Cristo (Ebrei 10:14: "Con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati").
· Preghiera fondata sul sangue: Possiamo pregare con fiducia perché Cristo, attraverso il Suo sangue, ci ha aperto l'accesso a Dio (Efesini 2:18: "Per mezzo di lui abbiamo accesso al Padre").

In sintesi, Esodo 30:10 rivela la santità di Dio, la gravità del peccato e la necessità di un'espiazione basata sul sangue, trovando il suo compimento definitivo nel sacrificio di Cristo, il cui sangue ci purifica una volta per sempre.

venerdì, settembre 26, 2025

26 settembre 2025: Giorno 66

Naum 1:7
"Il Signore è buono, è una fortezza nel giorno della sventura, e conosce quelli che confidano in lui."

Naum ci ricorda che anche in tempi di giudizio e caos, il carattere di Dio non cambia. Egli è sempre buono, sempre un luogo sicuro per il suo popolo. "Confidare in lui" significa affidarsi alla sua cura, appoggiarsi alla sua forza e riposare nella sua bontà anche quando la vita sembra incerta. Stai confidando nel Signore?

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Naum 1:7
«Il Signore è buono, è una fortezza nel giorno della sventura, e conosce quelli che confidano in lui.»

Contesto: Un Dio di Giustizia e di Rifugio

Il libro di Naum è un oracolo di giudizio contro Ninive, la capitale dell'Assiria, potenza che aveva oppresso Israele. Il capitolo 1 descrive il carattere duplice di Dio: giudice terribile contro i suoi nemici (v. 2-6, 8-14) e rifugio sicuro per il suo popolo (v. 7, 15). Questo versetto si erge come un faro di speranza in mezzo all'annuncio di distruzione.

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Analisi del Versetto

1. «Il Signore è buono» (טוֹב יְהוָה, tov YHWH)
   · Bontà essenziale: La bontà di Dio non è un umore variabile, ma parte del Suo carattere immutabile (Salmo 100:5; 136:1).
   · Contrasto: Mentre l'Assiria (Ninive) è malvagia e destinata alla rovina, Dio è il bene supremo per chi Lo cerca.
   · Fondamento: La bontà di Dio è la base per la fiducia del credente, soprattutto quando la giustizia divina si scatena contro il male.
2. «è una fortezza nel giorno della sventura» (מָעוֹז בְּיוֹם צָרָה, maoz be-yom tsarah)
   · "Fortezza" (מָעוֹז, maoz): Roccia, roccaforte, luogo inaccessibile al pericolo (cfr. Salmo 27:1; Proverbi 18:10).
   · "Giorno della sventura": Momenti di angoscia, persecuzione o giudizio (come l'oppressione assira).
   · Promessa pratica: Dio non promette di evitare le prove, ma di essere un rifugio in mezzo ad esse.
3. «e conosce quelli che confidano in lui» (יוֹדֵעַ חֹסֵי בוֹ, yodea chosei bo)
   · "Conosce" (יָדַע, yada): Non è una conoscenza intellettuale, ma un verbo di relazione intima, cura e riconoscimento (cfr. Amos 3:2; Giovanni 10:14).
   · "Quelli che confidano in lui": Chi ripone in Dio la propria sicurezza (חָסָה, chasa – rifugiarsi), in contrasto con i superbi che Lo sfidano (Naum 1:11).
   · Significato profondo: Dio si prende personalmente cura di chi dipende da Lui, proteggendoli anche quando il giudizio colpisce i malvagi (cfr. Genesi 18:25).

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Significato Teologico

· Dualità del carattere di Dio: La stessa santità che richiede il giudizio sui peccatori (Naum 1:2-3) garantisce protezione ai giusti.
· Elezione e relazione: Il "conoscere" di Dio implica un patto di fedeltà verso il suo popolo, simile alla promessa fatta ad Abramo.
· Teologia del rimanente: Anche in un contesto di giudizio nazionale, Dio preserva chi Gli rimane fedele (cfr. Naum 1:15).

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Applicazione Pratica

1. Certezza nella crisi: Quando il male sembra trionfare (ingiustizie, guerre, malattie), il credente può rifugiarsi nella bontà e nella forza di Dio.
2. Fiducia attiva: "Confidare" non è passività, ma un attivo rifugiarsi in Dio attraverso la preghiera e l'obbedienza.
3. Conforto nell'essere conosciuti: Dio non è un guardiano distante; conosce intimamente i suoi e agisce per il loro bene (Romani 8:28-30).

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Collegamento con il Nuovo Testamento

· 2 Timoteo 2:19: "Il Signore conosce quelli che sono suoi" – un'eco diretta di Naum 1:7, usata per incoraggiare i credenti perseguitati.
· Ebrei 6:18-19: Dio è l'àncora sicura dell'anima, "fortezza" in cui rifugiarsi.

In sintesi, Naum 1:7 offre un ritratto potente di Dio come bontà incrollabile, difesa invalicabile e pastore intimo per chiunque si affidi a Lui, specialmente quando il male viene giudicato.

giovedì, settembre 25, 2025

25 settembre 2025: Giorno 65

Matteo 6:6
"Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

Gesù insegna che la preghiera riguarda la sincerità, non l'apparenza. Il problema non è la preghiera pubblica in sé, ma il pregare per impressionare gli altri. Dio apprezza un cuore che lo cerca con umiltà e onestà. Sia in privato che in pubblico, la vera preghiera è concentrata su Dio solo, non su come gli altri ci percepiscono.

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Contesto: La Critica alla Ipocrisia Religiosa

Gesù sta contrastando la pratica degli ipocriti che pregavano «in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini» (v. 5). Il capitolo 6 del Discorso della Montagna affronta tre atti di pietà (elemosina, preghiera, digiuno), sottolineando che la motivazione conta più del gesto esteriore.

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Analisi del Versetto

1. «Ma tu... entra nella tua cameretta»
   · "Ma tu": Contrasto netto con gli ipocriti. Gesù si rivolge al discepolo chiamato a una relazione autentica con Dio.
   · "Cameretta" (ταμεῖον, tameion): Stanza interna o ripostiglio, luogo privo di pubblico. Simbolo di intimità e separazione dalle distrazioni mondane. Non esclude la preghiera pubblica (cfr. Atti 1:14; 1 Timoteo 2:8), ma ne definisce la priorità: la preghiera genuina nasce nel segreto.
2. «chiudi la tua porta»
   · Gesto pratico e simbolico: proteggere l’incontro con Dio dall’ostentazione e dalle interferenze. Ricorda il consiglio di Ecclesiaste 5:1: «Accostati per ascoltare, più che per offrire sacrifici degli stolti».
3. «prega il Padre tuo che è nel segreto»
   · "Padre tuo": Relazione personale e fiduciosa (cfr. Romani 8:15).
   · "Nel segreto": Dio è presente anche dove nessun occhio umano vede. La preghiera non ha bisogno di palcoscenici per raggiungerLo.
4. «il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà»
   · "Vede nel segreto": Dio osserva il cuore, non la performance (1 Samuele 16:7).
   · "Ricompenserà" (ἀποδώσει, apodōsei): Non si riferisce a beni materiali, ma alla comunione con Dio stesso (la ricompensa è conoscereLo, cfr. Geremia 9:23-24) e alla risposta alle preghiere secondo la Sua volontà (1 Giovanni 5:14).

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Significato Teologico

· Priorità dell’interiorità: La preghiera è primariamente un dialogo con Dio, non una dimostrazione sociale.
· Dio come Padre: La relazione filiale permette di avvicinarsi a Lui con semplicità, senza bisogno di mediazioni ritualistiche.
· Liberazione dall’approvazione umana: Chi prega nel segreto smette di cercare il consenso delle persone (Galati 1:10).

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Applicazione Pratica

1. Spazio e tempo dedicati: Trovare momenti di solitudine per pregare senza distrazioni (Marco 1:35).
2. Sincerità vs. formalismo: Usare parole semplici e sincere, non «vaniloqui come i pagani» (Matteo 6:7).
3. Preghiera pubblica e privata: La preghiera comunitaria (in chiesa) deve scaturire da una vita di preghiera personale.
4. Fiducia nella ricompensa divina: Dio risponde nel modo e nel tempo giusto, anche quando nessuno vede le nostre lacrime o le nostre richieste.

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Collegamenti Biblici

· Luca 5:16: Gesù stesso «si ritirava nei luoghi deserti e pregava».
· Daniele 6:10: Daniele prega a porte aperte, ma il suo cuore era fedele a Dio, non agli osservatori (prova che il "segreto" è prima di tutto un atteggiamento del cuore).

In sintesi, Matteo 6:6 invita a una preghiera autentica, fondata su una relazione intima con il Padre, libera dal bisogno di apparire e certa che Dio—anche nel silenzio—ascolta e agisce.

mercoledì, settembre 24, 2025

24 settembre 2025: Giorno 64

Matteo 5:8
"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio."

Spesso interpretiamo la "purezza" come una libertà completa dal peccato, ma Gesù si riferisce a un cuore caratterizzato da sincerità, integrità e devozione totale a Dio. Un cuore simile non è senza peccato, ma riconosce il suo bisogno della grazia di Dio e si sforza di vivere in umile obbedienza a Lui.

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Matteo 5:8
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.»

Contesto: Il Discorso della Montagna

Questa beatitudine fa parte delle otto dichiarazioni di Gesù sul vero carattere del cittadino del Regno dei Cieli (Matteo 5:3-12). Segue le beatitudini sull'umiltà, il dolore per il peccato e la mitezza, preparando il cuore a una relazione profonda con Dio.

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Analisi del Versetto

1. «Beati i puri di cuore»
   · "Puri" (καθαροί, katharoi): Termine che indica integrità, sincerità, assenza di contaminazione interiore. Nell'Antico Testamento, il "cuore puro" esprime una devozione indivisa a Dio (Salmo 24:4; 51:10).
   · "Di cuore" (τῇ καρδίᾳ, tē kardia): Nell'ebraismo biblico, il cuore è il centro della volontà, delle emozioni e dell'intelletto—non solo sentimenti. La purezza richiesta è quindi totale, che coinvolge pensieri, motivazioni e desideri.
   · Contrasto con la religiosità esteriore: I farisei enfatizzavano la purezza rituale (lavande, cibi), ma Gesù rivendica una purezza interiore (cfr. Matteo 23:25-28).
2. «perché vedranno Dio»
   · "Vedranno" (ὄψονται, opsontai): Non si riferisce a una visione fisica (Dio è Spirito, Giovanni 4:24), ma a:
     · Conoscenza intima (Esodo 33:11; Giovanni 14:9): Esperienza della presenza di Dio nella vita quotidiana.
     · Visione escatologica (1 Giovanni 3:2; Apocalisse 22:4): La piena comunione con Dio nella vita eterna.
   · Condizione necessaria: La purezza di cuore è prerequisito per accedere a questa relazione (cfr. Ebrei 12:14: "Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore").

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Significato Teologico

· La purezza come dono e impegno: Il cuore puro è:
  1. Rigenerato da Dio (Ezechiele 36:26; Salmo 51:10).
  2. Purificato dal sangue di Cristo (1 Giovanni 1:7).
  3. Custodito attraverso l’obbedienza (2 Timoteo 2:22; Giacomo 4:8).
· La visione di Dio come motivazione: La promessa "vedranno Dio" non è una ricompensa meritata, ma il risultato naturale di un cuore allineato con Lui. Chi cerca Dio con integrità Lo incontra (Geremia 29:13).

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Applicazione Pratica

1. Esame del cuore:
   · Chiedersi: Le mie motivazioni nel servire Dio sono pure (per amore) o contaminate (orgoglio, interesse)? (cfr. 1 Corinzi 10:31).
   · Lottare contro l’ipocrisia (Matteo 6:1-6).
2. Mezzi di purificazione:
   · La Parola (Giovanni 15:3; Salmo 119:9).
   · La preghiera di confessione (1 Giovanni 1:9).
   · La comunione con lo Spirito Santo (Galati 5:16-25).
3. Speranza presente e futura:
   · Oggi: Sperimentare la presenza di Dio nella preghiera, nell’adorazione e nelle circostanze (Matteo 28:20).
   · Domani: Anticipare la gioia di vedere Dio faccia a faccia (1 Corinzi 13:12).

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Collegamento con il Resto della Scrittura

· Antico Testamento: Salmo 24:3-4 chiarisce che solo chi ha "mani innocenti e cuore puro" può stare alla presenza di Dio.
· Nuovo Testamento: 1 Giovanni 3:3 ribadisce: "Chiunque ha questa speranza in Lui, purifica se stesso, come Egli è puro".

In sintesi, Matteo 5:8 promette che chiunque—grazie all’opera rigeneratrice di Cristo—cerca Dio con un cuore sincero e libero da doppiezza, sperimenterà una comunione sempre più profonda con Lui, culminante nella visione finale della Sua gloria.

martedì, settembre 23, 2025

Salmo 30

Salmi 30:1-6, 8-12 NR06
[1] Salmo. Cantico per l’inaugurazione della casa. Di Davide. Io ti esalto, o Signore, perché m’hai portato in alto e non hai permesso che i miei nemici si rallegrassero di me. [2] O Signore, Dio mio, io ho gridato a te e tu m’hai guarito. [3] O Signore, tu hai fatto risalire l’anima mia dal soggiorno dei morti, tu m’hai ridato la vita perché io non scendessi nella tomba. [4] Salmeggiate al Signore, voi suoi fedeli, celebrate la sua santità. [5] Poiché l’ira sua è solo per un momento, ma la sua benevolenza è per tutta una vita. La sera ci accompagna il pianto; ma la mattina viene la gioia. [6] Quanto a me, nella mia prosperità, dicevo: «Non sarò mai smosso».
[8] Ho gridato a te, o Signore; ho supplicato il Signore dicendo: [9] «Che profitto avrai dal mio sangue se io scendo nella tomba? Potrebbe la polvere celebrarti, predicare la tua verità?» [10] Ascolta, o Signore, e abbi pietà di me; o Signore, sii tu il mio aiuto! [11] Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia, [12] perché io possa salmeggiare a te, senza mai tacere. O Signore, Dio mio, io ti celebrerò per sempre.

Proverbi 3:5-6

23 settembre 2025: Giorno 63

Esodo 28:3
"Parlerai a tutti gli artisti più abili, che io ho riempito di spirito di saggezza, ed essi faranno le vesti di Aaronne per consacrarlo, perché mi eserciti l'ufficio di sacerdote."

Gli artigiani che realizzarono le vesti sacerdotali di Aaronne ricevettero da Dio la saggezza per il loro compito. Allo stesso modo, Dio ha dotato ciascuno di noi di capacità e abilità destinate a essere usate per la Sua gloria. Quando offriamo i nostri talenti al Suo servizio e a quello degli altri, Egli fornisce la saggezza di cui abbiamo bisogno e ci mostra come utilizzarli al meglio. Ogni dono, grande o piccolo, trova il suo vero scopo quando è consacrato a Dio.

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Esodo 28:3 NR06
«Parlerai a tutti gli uomini sapienti, che io ho riempito di spirito di sapienza, ed essi faranno i paramenti di Aaronne perché sia consacrato e mi serva come sacerdote.»

Contesto: La Preparazione del Sacerdozio

Dopo aver dato le istruzioni per il tabernacolo (Es. 25-27), Dio ordina a Mosè di istituire il sacerdozio Aaronnico. Esodo 28 descrive minuziosamente i paramenti sacri che i sacerdoti dovevano indossare durante il servizio. Questo versetto introduce la realizzazione di tali vesti.

Analisi del Versetto

1. «Uomini sapienti, che io ho riempito di spirito di sapienza»
   · Sapienza tecnica e spirituale: Il termine "sapienza" (חָכְמָה, chokhmah) qui indica abilità artistica e intelligenza pratica (cfr. Es. 31:3-6; 35:31-35), donata direttamente da Dio.
   · Origine divina: La capacità di creare oggetti sacri non è frutto di talento umano, ma dello Spirito di Dio che "riempie" gli artigiani. Questo principio ricorre nella costruzione del tabernacolo (Es. 31:1-11).
2. «Faranno i paramenti di Aaronne»
   · I paramenti (vesti sacerdotali) includevano l’efod, il pettorale, il manto e altri elementi simbolici (Es. 28:4-43).
   · Ogni dettaglio aveva significato teologico: ad esempio, le pietre sul pettorale rappresentavano le dodici tribù d’Israele (Es. 28:21).
3. «Perché sia consacrato e mi serva come sacerdote»
   · Consacrazione: Le vesti non erano semplici ornamenti, ma strumenti di consacrazione (קָדַשׁ, qadash = separare per Dio). Senza di esse, Aaronne non poteva svolgere il servizio sacerdotale (Es. 28:43).
   · Servizio sacro: Il ruolo del sacerdote era mediatore tra Dio e il popolo, simboleggiato dalle vesti che coprivano la sua umanità (cfr. Es. 28:2: "paramenti di gloria e di maestà").

Significato Teologico

· Dio ispira il culto: Il vero culto a Dio è reso possibile solo attraverso mezzi da Lui stabiliti e abilitati dal Suo Spirito.
· Sacralità del servizio: Ogni elemento del rituale (vesti, oggetti, gesti) riflette la santità di Dio e la necessità di un approccio reverente.
· Anticipazione di Cristo: I paramenti di Aaronne prefiguravano il sacerdozio perfetto di Cristo (Ebrei 4:14-16), che non indossa vesti materiali ma è "santo, innocente, senza macchia" (Ebrei 7:26).

Applicazione Spirituale

· Il servizio a Dio richiede preparazione: Come gli artigiani furono riempiti di sapienza, oggi i credenti sono chiamati a servire con i doni dello Spirito (1 Pietro 4:10-11).
· Il sacerdozio di tutti i credenti: In Cristo, ogni credente è sacerdote (1 Pietro 2:9), chiamato a indossare le "vesti spirituali" della giustizia di Cristo (Galati 3:27; Apocalisse 19:8).
· Dio valorizza l’arte e la creatività: Le abilità artistiche, quando dedicate a Dio, diventano strumenti di culto (cfr. Salmi 150:3-5).

In sintesi, Esodo 28:3 sottolinea che il culto a Dio deve essere svolto con mezzi da Lui stabiliti, realizzati con la sapienza che Egli stesso dona, anticipando la perfetta mediazione di Cristo.

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Il culto a Dio nel 2025 (e in ogni tempo) si fonda sui principi immutabili rivelati nel Nuovo Testamento, che trasforma il culto da un sistema rituale a una realtà spirituale e cristocentrica. Ecco i mezzi stabiliti da Dio per il culto oggi:

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1. Il Culto in Spirito e Verità

Giovanni 4:23-24 (NR06):
«Ma l'ora viene, anzi è già venuta, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

· Spirito: Non più legato a un luogo fisico (Gerusalemme/Gerizim), ma a una relazione vivente con Dio attraverso lo Spirito Santo.
· Verità: Radicato nella rivelazione di Cristo (Giovanni 14:6) e nella Scrittura (Giovanni 17:17).
· Implicazione: Il culto non è basato su rituali esterni, ma sull’integrità del cuore e sulla fedeltà alla Parola.

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2. Il Sacrificio Spirituale dei Credenti

Romani 12:1 (NR06):
«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale [o "ragionevole"]».

· Mezzo: La vita quotidiana del credente diventa atto di culto (lavoro, relazioni, scelte).
· Strumento: Il corpo ("i vostri corpi"), inteso come tutta la persona, offerta a Dio.

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3. La Centralità di Cristo e della Sua Opera

Ebrei 10:19-22 (NR06):
«Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù... accostiamoci con cuore sincero».

· Mezzo di accesso: Il sangue di Gesù (non più sacrifici animali).
· Nuovo sacerdote: Cristo unico mediatore (Ebrei 4:14-16).
· Implicazione: Ogni atto di culto (preghiera, lode, ecc.) deve essere reso nel nome di Gesù (Colossesi 3:17).

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4. Gli Elementi del Culto Comunitario

Il NT non prescrive un rituale fisso, ma indica pratiche essenziali:

· La Parola di Dio: Lettura, insegnamento, esortazione (1 Timoteo 4:13; Colossesi 3:16).
· La Preghiera: Comunitaria e individuale (1 Timoteo 2:1-2; Atti 2:42).
· La Cena del Signore: Memoriale della morte di Cristo (1 Corinzi 11:23-26).
· I Canti: Lodi con salmi, inni e canti spirituali (Efesini 5:19; Colossesi 3:16).
· La Comunione fraterna (koinōnia) e il servizio (Atti 2:42; Galati 6:10).

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5. L’Opera dello Spirito Santo

1 Corinzi 12:4-11:

· I doni spirituali (profezia, insegnamento, guida, ecc.) sono esercitati per l’edificazione della chiesa (1 Corinzi 14:26).
· Regola: Tutto deve essere fatto «con decenza e ordine» (1 Corinzi 14:40), ma senza soffocare l’azione dello Spirito.

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6. Il Culto come Vita Trasformata

Ebrei 13:15-16 (NR06):
«Per mezzo di Gesù, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode... Non dimenticatevi della beneficenza e di mettere in comune ciò che avete».

· Mezzi aggiuntivi: Lode verbale, opere di bene, condivisione con i bisognosi.

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Cosa Non è Più Obbligatorio

· Sacrifici animali (Ebrei 10:18: "Non c'è più offerta per il peccato").
· Sacerdozio levitico (Ebrei 7:12: "C'è un cambiamento di sacerdozio").
· Luoghi sacri (il tempio di Gerusalemme; cfr. Atti 7:48-50).
· Calendari liturgici fissi (Colossesi 2:16-17: "Nessuno vi giudichi... riguardo a feste... ombra di cose che dovevano venire").

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Sintesi per il 2025

Il culto a Dio oggi è continuo (non limitato alla domenica), spirituale (guidato dallo Spirito), centrato su Cristo (mediatore unico), basato sulla Parola (regola di fede) e praticato in comunità (con amore e ordine).

· Forma esteriore: Libera (non prescritta dalla Scrittura), ma deve rispettare i principi biblici (decoro, edificazione, glorificazione di Dio).
· Sostanza: Dev’essere in spirito (cuore sincero) e in verità (allineato alla rivelazione biblica).

Il culto gradito a Dio non dipende da rituali, ma da un cuore che Lo cerca attraverso Gesù Cristo, nell’obbedienza alla Sua Parola.

lunedì, settembre 22, 2025

Ezechiele 3:16-21

Ezechiele 3:16-21 NR06
[16] Dopo sette giorni, la parola del Signore mi fu rivolta in questi termini: [17] «Figlio d’uomo, io ti ho stabilito come sentinella per la casa d’Israele; quando tu udrai dalla mia bocca una parola, tu li avvertirai da parte mia. [18] Quando io dirò all’empio: “Certo morirai!”, se tu non lo avverti e non parli per avvertire quell’empio di abbandonare la sua via malvagia, e salvargli così la vita, quell’empio morirà per la sua iniquità; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. [19] Ma se tu avverti l’empio ed egli non si ritira dalla sua empietà e dalla sua via malvagia, egli morirà per la sua iniquità, ma tu avrai salvato te stesso. [20] Quando un giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l’iniquità, se io gli pongo davanti una qualche occasione di caduta, egli morirà, perché tu non lo avrai avvertito; morirà per il suo peccato, e le cose giuste che avrà fatte non saranno più ricordate; ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. [21] Però, se tu avverti quel giusto perché non pecchi, e non pecca, egli certamente vivrà, perché è stato avvertito, e tu avrai salvato te stesso».

22 settembre 2025: Giorno 62

2 Corinzi 10:3
"Poiché, sebbene camminiamo nella carne, non combattiamo secondo la carne."

Paolo ci ricorda che le nostre battaglie non si combattono con armi umane. Il mondo fa affidamento sul denaro, il potere e lo status, ma la nostra lotta è spirituale. Dio ci equipaggia con armi più potenti: la preghiera, la fede, l'amore, la Sua Parola e lo Spirito. Con queste, le fortezze sono abbattute, le menzogne sono smascherate e le vite sono liberate. Su quali armi fai affidamento nelle battaglie della vita?

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Contesto: La Difesa del Ministero di Paolo

Paolo scrive ai Corinzi per difendere la sua autorità apostolica contro critici che lo accusano di essere "umile di presenza" ma audace da lontano (v. 1-2). Questo versetto introduce il principio fondamentale della sua guerra spirituale.

Analisi del Versetto

1. «Sebbene camminiamo nella carne»
   · "Camminare nella carne" (περιπατοῦντες ἐν σαρκί): Significa vivere nella dimensione umana terrena, con le sue limitazioni fisiche, culturali e sociali. Paolo non nega la sua umanità, ma sottolinea che il suo ministero non è guidato da essa.
   · Paolo usa "carne" (σάρξ) non come peccato in sé, ma come sfera dell’esistenza umana naturale (cfr. 2 Corinzi 4:7: "abbiamo questo tesoro in vasi di terra").
2. «Non combattiamo secondo la carne»
   · "Combattiamo" (στρατευόμεθα): Termine militare che evoca una guerra spirituale (cfr. Efesini 6:12).
   · "Secondo la carne" (κατὰ σάρκα): Contrasto decisivo. Paolo rifiuta metodi puramente umani:
     · Strategie basate su forza politica o manipolazione (cfr. 2 Corinzi 1:17).
     · Orgoglio, autopromozione o tattiche mondane (cfr. 2 Corinzi 4:2).

Significato Teologico

· Dualità Strategica: Il credente opera nel mondo fisico, ma la sua battaglia è condotta con armi spirituali (v. 4: preghiera, Verbo, potenza di Dio).
· Rifiuto del Mondano: La "guerra secondo la carne" include rivalità, orgoglio umano e dipendenza da risorse terrene (cfr. 1 Corinzi 3:3-4).
· Potenza Divina: La vittoria viene da Dio, non dall’abilità umana (2 Corinzi 10:4: "le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze").

Applicazione Pratica

· Ministero: I leader cristiani non devono confidare in metodi secolari (marketing aggressivo, manipolazione emotiva), ma nell’opera dello Spirito.
· Vita Personale: La lotta contro il peccato non si vince con sforzi puramente umani, ma con le armi spirituali (preghiera, Scrittura, dipendenza da Cristo).
· Unità nella Chiesa: Evitare conflitti "secondo la carne" (orgoglio, faziosità), ricordando che la battaglia è contro forze spirituali, non contro persone (Efesini 6:12).

In sintesi, 2 Corinzi 10:3 distingue la sfera d’azione del credente (la realtà terrena) dalla sua strategia (divina), invitando a una guerra spirituale fondata sulla potenza di Dio, non sulle risorse umane.

domenica, settembre 21, 2025

21 settembre 2025:Giorno 61

Isaia 25:8 NR06
[8] Annienterà per sempre la morte; il Signore, Dio, asciugherà le lacrime da ogni viso, toglierà via da tutta la terra la vergogna del suo popolo, perché il Signore ha parlato.

In un mondo pieno di dolore, sofferenza e morte, questa promessa risplende di speranza. Dio dichiara che un giorno la morte sarà annientata per sempre, ogni lacrima di dolore sarà asciugata e la vergogna del Suo popolo sarà rimossa. Ciò che Dio ha detto, lo porterà certamente a compimento. La nostra speranza riposa non nella fragilità di questo mondo, ma nella certezza della vittoria finale di Dio.

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Contesto: Il Banchetto Escatologico

Questo versetto è parte della celebrazione profetica di Isaia sul trionfo finale di Dio sul male (Isaia 25:6-10). Il capitolo descrive un "banchetto di grasse vivande" per tutti i popoli (v. 6), simbolo della gioia e della comunione restaurata nel Regno di Dio. Il v. 8 ne è il culmine, rivelando le azioni definitive di Dio a favore dell'umanità.

Analisi del Versetto

Il versetto articola tre atti salvifici di Dio, ciascuno con portata universale o specifica:

1. «Annienterà per sempre la morte»:
   · Il verbo "annienterà" (בִּלַּע, bila) significa "inghiottire, divorare, eliminare". La morte non è solo vinta, ma assorbita e resa inefficace per sempre.
   · Questo è il rovesciamento definitivo della conseguenza primaria del peccato (Genesi 3:19). L'azione è radicale: non si tratta di una vittoria temporanea, ma eterna ("per sempre").
2. «Il Signore, Dio, asciugherà le lacrime da ogni viso»:
   · L'azione è personale e tenera: Dio stesso ("il Signore, Dio") si fa coinvolgere nella consolazione dell'umanità sofferente.
   · "Ogni viso" indica un conforto universale—non solo per Israele, ma per tutti coloro che hanno conosciuto il dolore (cfr. Apocalisse 21:4, dove questo versetto è ripreso nella visione della nuova creazione).
3. «Toglierà via da tutta la terra la vergogna del suo popolo»:
   · Mentre le lacrime sono universali, la "vergogna" (חֶרְפָּה, cherpah) è specifica del "suo popolo". Questa vergogna include l'umiliazione dell'esilio, l'oppressione delle nazioni nemiche, e la condizione di fragilità legata al peccato.
   · Dio rivendica pubblicamente il suo popolo, restaurandone l'onore e l'identità.
4. «Perché il Signore ha parlato»:
   · La certezza di queste promesse poggia sull'autorità della Parola di Dio. Ciò che Egli dichiara, Egli lo compie (cfr. Isaia 55:11). La frase funziona come un sigillo di garanzia divina.

Significato Teologico

· Vittoria sulla morte: Questo annuncio prefigura la risurrezione di Cristo (1 Corinzi 15:54) e la futura resurrezione dei credenti. La morte non è più una fine, ma un passaggio assorbito dalla vita divina.
· Dio come Consolatore: Dio non è solo un Giudice o un Re, ma un Padre che si china per asciugare le lacrime—un'immagine di empatia e compassione infinita.
· Universalità e Particolarità della Salvezza: La salvezza ha una portata cosmica ("ogni viso", "tutta la terra"), ma include anche un'attenzione specifica al popolo dell'alleanza ("il suo popolo"). Questo riflette il piano di Dio di benedire tutte le nazioni attraverso Israele (Genesi 12:3).

Applicazione Pratica

· Speranza nel lutto: Per chi piange la perdita di una persona cara, questo versetto offre la certezza che il dolore non è l'ultima parola. Dio trasformerà il lutto in gioia.
· Liberazione dalla vergogna: Chi si sente oppresso da fallimenti, umiliazioni o condanne passate può trovare fiducia nella promessa che Dio rimuoverà ogni vergogna e restaurerà la dignità.
· Fiducia nella fedeltà di Dio: L'ultima frase ("il Signore ha parlato") invita a confidare nelle promesse di Dio anche quando la realtà sembra contraddirle. La Sua parola è fondamento sicuro.

In sintesi, Isaia 25:8 è un annuncio profetico che unisce la vittoria cosmica sulla morte alla consolazione personale e alla restaurazione comunitaria, tutto garantito dalla parola fedele di Dio.

sabato, settembre 20, 2025

20 settembre 2025: Giorno 60

Matteo 6:34
"Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno."

Gesù ci ricorda che l'ansia non risolve i problemi di domani, ma ci priva soltanto della pace di oggi. C'è saggezza nel pianificare il futuro con preghiera e fiducia in Dio, ma c'è schiavitù nell'ansia preoccupante. Pianificare guarda avanti con fede; preoccuparsi guarda avanti con paura. Quando permettiamo che le incertezze di domani ci consumino, la nostra relazione con Dio oggi comincia a svanire. Affidagli il tuo futuro e concentrati sul camminare con Lui nel presente.

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Testo:

«Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.»

Contesto: Il Discorso sul Monte

Questo versetto è il culmine e la conclusione di una sezione più ampia del Discorso sul Monte (Matteo 6:25-34) in cui Gesù affronta direttamente il tema dell'ansia. Il comando centrale di questo passaggio è: «Non siate in ansia per la vostra vita» (v. 25). Gesù argomenta contro l'ansia usando esempi della natura (gli uccelli, i gigli) e domande retoriche per mostrare la cura paterna di Dio.

Analisi del Versetto

Il versetto 34 funziona come un'applicazione pratica e un ammonimento finale, suddivisibile in tre parti:

1. Il Comando Conclusivo: «Non siate dunque in ansia per il domani»

· "Dunque" (οὖν - oun): Questa congiunzione è cruciale. Collega il comando a tutto il ragionamento precedente. In base a ciò che ho appena detto (Dio si prende cura degli uccelli, dei gigli e di voi, che valete molto più di loro), allora non dovete essere ansiosi.
· "Non siate in ansia" (μὴ οὖν μεριμνήσητε - mē oun merimnēsēte): Il verbo μεριμνάω (merimnaō) significa "essere ansiosi, preoccupati, turbati", ma ha una sfumatura di "essere divisi, distratti mentalmente". L'ansia divide la nostra mente tra il presente e un futuro ipotetico, impedendoci di vivere appieno qui e ora.
· "per il domani" (εἰς τὴν αὔριον - eis tēn aurion): Gesù non sta condannando la pianificazione saggia o la previdenza (cfr. Proverbi 6:6-8). Sta condannando la preoccupazione paralizzante per un futuro che è fuori dal nostro controllo. L'ansia si nutre dell'ignoto del "domani".

2. La Ragione Logica: «perché il domani si preoccuperà di sé stesso»

· Questa è un'osservazione pratica e quasi umoristica. Gesù personifica il "domani", dicendo che esso avrà le sue proprie preoccupazioni specifiche e inevitabili.
· Il punto è: sprecare le energie del oggi preoccupandosi del domani è inutile e controproducente. Non solo non risolve i problemi futuri, ma ruba la pace e le forze necessarie per affrontare le sfide attuali. Affrontare il futuro con ansia oggi non rende il futuro migliore domani.

3. Il Principio del "Un Giorno alla Volta": «Basta a ciascun giorno il suo affanno»

· "Basta" (ἀρκετόν - arketon): Significa "sufficiente, abbastanza, adeguato".
· "il suo affanno" (ἡ κακία αὐτοῦ - hē kakia autou): La parola greca κακία (kakia) qui non significa "malvagità" (come in altri contesti), ma piuttosto "difficoltà, male, affanno, problema". Si riferisce al peso, alle prove e alle preoccupazioni specifiche che ogni giorno porta con sé.
· Questo principio insegna una saggezza profonda: Dio dà la grazia per affrontare le prove nel momento in cui si presentano, non prima. Cercare di sopportare oggi il peso ipotetico di domani è un fardello che Dio non ci ha dato e per il quale non ci dà la grazia. La forza per affrontare una prova ci sarà data nel momento della prova, non prima.

Significato Teologico e Messaggio Principale

Gesù non sta minimizzando le reali difficoltà della vita. Sta piuttosto rivelando due verità fondamentali su Dio e su come dovremmo relazionarci con Lui:

1. La Sovranità e la Provvidenza di Dio: Il futuro è nelle mani di Dio, non nelle nostre. La nostra ansia è, alla radice, un sintomo di incredulità nella Sua cura paterna e nella Sua sovrana gestione degli eventi. Fidarsi di Lui è l'antidoto all'ansia.
2. La Natura della Grazia: La grazia di Dio è quotidiana e sufficiente (come la manna nel deserto, Esodo 16:4). Egli non dà la grazia in anticipo per le preoccupazioni immaginarie di domani, ma fornisce esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare le reali sfide di oggi.

Applicazione Pratica

Questo versetto è un potente strumento contro l'ansia cronica. Invita a:

· Spostare il focus dal futuro a Dio: La soluzione all'ansia non è avere tutte le risposte sul futuro, ma confidare nella Persona che controlla il futuro.
· Vivere nel presente: Investire le proprie energie mentali ed emotive nell'oggi, affrontando con fedeltà e pace i compiti e le relazioni che Dio ci ha dato ora.
· Fare una distinzione cruciale: Distinguere tra la pianificazione saggia (che è buona) e la preoccupazione ansiosa (che è dannosa e inutile). La prima si concentra su ciò che si può fare oggi, la seconda si tormenta per ciò che non si può controllare domani.

In sintesi, Matteo 6:34 è un invito a una fede pratica che affida il futuro a Dio e sceglie di vivere con gratitudine e responsabilità il giorno presente, confidando che la grazia di Dio sarà sempre sufficiente per il bisogno di ogni giorno.

venerdì, settembre 19, 2025

Salmo 100:1

«Salmo di lode. Mandate grida di gioia al Signore, abitanti di tutta la terra!»

Contesto: Un Invito Universale alla Gioia

Il Salmo 100 è un inno breve ed esuberante che serve come porta d'ingresso ideale alla sezione finale del Salterio, caratterizzata da lodi ferventi. È l'unico salmo con il titolo "Salmo di lode" (מִזְמוֹר לְתוֹדָה, mizmor letodah), che lo definisce come un inno specificamente composto per esprimere ringraziamento e adorazione gioiosa.

Analisi del Versetto

Il versetto 1 stabilisce immediatamente il tono, il destinatario e i partecipanti dell'adorazione.

1. Il Titolo: «Salmo di lode» (מִזְמוֹר לְתוֹדָה - Mizmor le-Todah)

· "Todah" (תוֹדָה): Questa parola ebraica è ricca di significato. Va oltre un semplice "grazie". Indica lode, ringraziamento, confessione e un riconoscimento pubblico della bontà e delle opere di Dio.
· Spesso era associata al "sacrificio di lode" (Levetico 7:12-15), un'offerta fatta per adempiere un voto o per ringraziare Dio per una liberazione o una benedizione ricevuta.
· Questo titolo definisce l'intero salmo non come una richiesta (supplica), ma come una celebrazione di ciò che Dio è e di ciò che ha già fatto.

2. L'Azione: «Mandate grida di gioia» (הָרִיעוּ לַיהוָה - Hariu La'Adonai)

· "Mandate grida di gioia" (הָרִיעוּ - Hariu): Il verbo רוע (rua) significa emettere un suono potente e gioioso. Può indicare:
  · Un grido di battaglia o trionfo (Giosuè 6:10).
  · Un'acclamazione a un re (1 Samuele 10:24).
  · Un grido di esultanza e gioia collettiva.
· Qui, è un comando a esprimere un'adorazione entusiasta, vibrante e sonora. Non è un invito a una meditazione silenziosa, ma a una celebrazione comunitaria udibile.

3. Il Destinatario: «al Signore» (לַיהוָה - La'Adonai)

L'oggetto di questa esplosione di gioia non è un evento sportivo o un successo umano. È YHWH, il Dio dell'alleanza, il Signore. La gioia è canalizzata direttamente verso di Lui, riconoscendolo come la fonte di ogni benedizione e la ragione ultima della celebrazione.

4. I Partecipanti: «abitanti di tutta la terra!» (כָּל־הָאָרֶץ - Kol ha'aretz)

· Questo è l'elemento più rivoluzionario del versetto. L'invito alla lode non è riservato a Israele.
· "Tutta la terra" (כָּל־הָאָרֶץ) significa tutti i popoli, tutte le nazioni, tutta l'umanità.
· Il salmo riconosce che YHWH non è una divinità tribale o nazionale. Egli è il Dio di tutta la terra, il Creatore di tutti gli uomini, e quindi tutti gli uomini sono chiamati a riconoscerlo e a gioire in Lui. Questo sguardo universale è un tema ricorrente nei Salmi (ad es., Salmo 66:1, 4; 98:4).

Significato Teologico e Messaggio Principale

Il primo versetto del Salmo 100 proclama tre verità fondamentali:

1. La Natura di Dio Merita una Lode Gioiosa: Dio non è un tiranno distante o un essere apatico. Il Suo carattere – la Sua bontà, fedeltà e amore (descritti nei versetti successivi) – è degno di essere celebrato con viva esultanza.
2. L'Adorazione può essere Estroversa e Entusiasta: La fede biblica ha spazio sia per il silenzio reverenziale che per la gioia rumorosa. L'adorazione corporativa dovrebbe a volte essere un'espressione di gioia incontenibile.
3. Il Vangelo è Universale: L'invito alla salvezza e alla gioia in Dio è esteso a ogni persona sulla terra. Il piano di Dio in Cristo è per tutte le nazioni, e questo salmo lo prefigura.

Applicazione Pratica

Per il credente oggi, questo versetto è un invito a:

· Valorizzare la gioia nell'adorazione. La nostra lode non deve essere sempre formale o trattenuta; può essere piena di vita e di entusiasmo.
· Allargare la nostra visione. La chiesa è chiamata a proclamare la lode di Dio "a tutta la terra", ovunque ci siano "abitanti".
· Ricordare il motivo della nostra gioia. Non gioiamo genericamente, ma gioiamo nel Signore. La nostra esultanza ha un oggetto preciso: il carattere e l'opera del nostro Dio.

In sintesi, Salmo 100:1 è un appello universale, gioioso e sonoro a riconoscere e celebrare la grandezza di Dio. Stabilisce che l'adorazione, nella sua forma più pura, è una risposta di gioia traboccante da parte di tutta l'umanità al suo Creatore e Redentore.

19 settembre 2025: Giorno 59

Salmo 100:3
"Riconoscete che il Signore è Dio; è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi; siamo suo popolo e gregge del suo pascolo."

Davide ci chiama a riconoscere che il Signore solo è Dio. Lo facciamo ricordando che Egli è il nostro Creatore e noi siamo il Suo popolo, accuditi come pecore nel Suo pascolo. RiconoscerLo va oltre le semplici parole; si manifesta nel modo in cui viviamo: quando alziamo le nostre voci in lode, ci sottomettiamo alla Sua autorità in ogni parte della vita, seguiamo la Sua guida con gioia e rendiamo grazie per il Suo amore infallibile.

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Contesto: Un Inno di Lode Universale

Il Salmo 100 è un inno di ringraziamento e di lode, caratterizzato da un tono di gioia contagiosa. Il suo invito iniziale è: «Acclama al Signore tutta la terra!» (v. 1), stabilendo che la lode è destinata a tutta l'umanità, non solo a Israele. Il versetto 3 fornisce le fondamenta teologiche per questa lode universale, spiegando chi è Dio e chi siamo noi in relazione a Lui.

Analisi del Versetto

Il versetto presenta quattro verità fondamentali, ciascuna delle quali è un motivo per adorare:

1. La Sovranità Unica di Dio: «Riconoscete che il Signore è Dio»

· "Riconoscete" (דְּעוּ - de'u): Più che un semplice "sapere", questo verbo implica riconoscere, accettare, rendere noto. È un invito a proclamare una verità oggettiva.
· "che il Signore è Dio" (כִּי יְהוָה הוּא אֱלֹהִים - ki YHWH hu Elohim): Questa è una potente dichiarazione di monoteismo esclusivo. "YHWH" (il Nome proprio del Dio dell'alleanza) è "Elohim" (il termine generico per Dio/divinità). In altre parole, il Dio d'Israele non è semplicemente un dio tra tanti; Egli è l'unico, vero Dio. Tutte le pretese degli altri dèi sono nulle.

2. La Nostra Origine in Dio: «è lui che ci ha fatti»

· "ci ha fatti" (הוּא עָשָׂנוּ - hu asanu): Il verbo "fare" (עָשָׂה - asah) qui va oltre la creazione generale dell'umanità (di Genesi 1-2). Nel contesto del patto, significa che Dio ha plasmato, formato e stabilito il Suo popolo. È un richiamo all'elezione e alla creazione di Israele come nazione (Isaia 43:1, 21).
· Implicazione: Noi esistiamo perché Lui ha voluto. La nostra vita ha origine in Lui, non in noi stessi. Questo stabilisce il nostro status di creature davanti al Creatore.

3. La Nostra Appartenenza a Dio: «e noi siamo suoi»

· Questa è la logica conseguenza del punto precedente. Se Egli ci ha fatti, allora apparteniamo a Lui per diritto di creazione. Questo implica la Sua autorità su di noi e la Sua responsabilità per noi.
· Per il credente, questa verità è anche redentiva. Non solo gli apparteniamo per creazione, ma anche per riscatto (1 Pietro 1:18-19). Siamo doppiamente Suoi.

4. La Nostra Relazione con Dio: «siamo suo popolo e gregge del suo pascolo»

Questa verità è espressa con una doppia metafora, entrambe profondamente radicate nell'Antico Testamento:

· "Suo popolo" (עַמּוֹ - ammo): Questo è il linguaggio dell'alleanza. Evoca la promessa fatta ad Abramo, l'Esodo, il Sinai. Dio ha stabilito un rapporto speciale, di patto, con un popolo che Egli chiama "il mio popolo" (Esodo 6:7). È una relazione di impegno, promessa e vicinanza.
· "Gregge del suo pascolo" (וְצֹאן מַרְעִיתוֹ - tzon mar'ito): Questa è la metafora della cura e della guida. Il pastore provvede, guida, protegge e nutre il suo gregge (cfr. Salmo 23). Descrive la provvidenza quotidiana e la tenerezza di Dio verso il suo popolo.

Significato Teologico e Messaggio Principale

Il Salmo 100:3 fornisce le ragioni per cui tutta la terra è chiamata ad adorare YHWH:

1. L'Universalità del suo Regno: Egli è l'unico Dio, quindi tutta la terra gli deve riconoscimento.
2. Il Fondamento della nostra Identità: La nostra identità più profonda non è definita dalla nostra nazionalità, professione o successo, ma dal nostro rapporto con Dio: Siamo Sue creature, che Gli appartengono e che Egli guida e nutre.
3. La Risposta Appropriata è la Lode: La lode sorge spontaneamente quando realizziamo chi è Dio e chi siamo noi in relazione a Lui. L'adorazione è la risposta logica della creatura al suo Creatore, del popolo al suo Re, del gregge al suo Pastore.

Applicazione Pratica

Questo versetto è un potente promemoria per:

· Umiltà: Ci ricorda che non siamo autonomi. La nostra vita e il nostro valore derivano da Dio.
· Sicurezza: Appartenere a Lui significa essere sotto la Sua autorità e protezione. Siamo il gregge di un Buon Pastore.
· Scopo: Siamo stati creati da Lui e per Lui. Il nostro scopo fondamentale è conoscerLo, amarLo e glorificarLo.
· Comunità: Siamo "popolo" e "gregge". La nostra fede non è solo individuale, ma condivisa con altri che appartengono a Lui.

In sintesi, Salmo 100:3 è una dichiarazione radicale sull'identità di Dio e sulla nostra. È il fondamento di ogni vero culto: riconoscere che Egli è il Signore, e che noi siamo il Suo popolo, felice di essere sotto le Sue cure.

giovedì, settembre 18, 2025

18 settembre 2025: Giorno 58

Michea 7:7
"Quanto a me, io guarderò verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi esaudirà."

In mezzo a una società corrotta e in frantumi, Michea dichiara la sua determinazione personale: aspetterà il Signore. Mentre altri si allontanano, egli sceglie di guardare con speranza al Dio della salvezza. Questo versetto ci ricorda che non importa quanto oscuro diventi il mondo, possiamo ancorare la nostra speranza in Dio. Egli ascolta, Egli salva, e non deluderà coloro che lo aspettano.

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Testo:

«Quanto a me, io guarderò verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi esaudirà.»

Contesto Immediato: Un Lamento e una Speranza Radicale

Il profeta Michea esercita il suo ministero in un'epoca di profonda corruzione morale, sociale e religiosa in Giuda e Israele. Il capitolo 7 è un lamento sulla rovina totale della nazione:

· vv. 1-6: Michea descrive un panorama desolante di peccato e tradimento. Non c'è un giusto, tutti sono corrotti ("Il migliore di loro è come un pruno", v. 4). Anche i legami più intimi (amici, familiari, sposi) sono infranti dalla perfidia. È un quadro di collasso sociale completo.
· In questo contesto di disperazione assoluta, il versetto 7 irrompe come una dichiarazione di fede personale e radicale. Mentre tutto crolla intorno a lui, Michea fa una scelta precisa su dove fissare lo sguardo.

Analisi del Versetto

Il versetto può essere scomposto in tre atti di fede consecutivi e progressivi:

1. La Scelta Risoluta: «Quanto a me, io guarderò verso il Signore»

· "Quanto a me" (וַאֲנִי - wa'ani): Questa espressione segna una svolta decisiva e personale. Michea si distacca dalla corruzione generale e prende una posizione individuale. È come se dicesse: "Tutti possono fare come vogliono, ma per parte mia...".
· "guarderò verso" (אֲצַפֶּה - atsappeh): Il verbo ebraico significa "osservare attentamente, aspettare con speranza, scrutare l'orizzonte in attesa di qualcosa". Implica attenzione concentrata, pazienza e ferma aspettativa. Non è uno sguardo distratto, ma un fissare intensamente Dio come unico punto di riferimento.

2. L'Attitudine Interiore: «spererò nel Dio della mia salvezza»

· "spererò" (אוֹחִיל - ochil): Questo è il verbo della speranza attiva e della fiducia. Non è un desiderio passivo, ma una ferma confidenza riposta in qualcuno.
· "il Dio della mia salvezza" (בֵּאלֹהֵי יִשְׁעִי - be'lohei yishi): Michea non spera in un'idea astratta, ma in una Persona con cui ha una relazione personale ("mio Dio"). Il titolo "Dio della mia salvezza" è potente: evoca il Dio che salva, libera e redime, come ha fatto durante l'Esodo. È una professione di fede nella capacità di Dio di salvarlo personalmente dal caos che lo circonda.

3. La Certezza Assoluta: «il mio Dio mi esaudirà»

· Questa non è una richiesta ("esaudiscimi"), ma una dichiarazione di fede al futuro ("mi esaudirà"). Michea è così certo della fedeltà e della natura del suo Dio che parla del Suo intervento come di un fatto già compiuto.
· "esaudirà" (יִשְׁמָעֵנִי - yishma'eni): Significa "mi ascolterà, mi presterà attenzione, risponderà". La certezza di Michea si basa sul carattere di un Dio che non è sordo al grido dei suoi fedeli.

Significato Teologico e Messaggio Principale

Michea 7:7 è un modello di fede in tempi bui:

1. Fede Personale in Mezzo al Fallimento Collettivo: La fede non è ereditata dalla comunità. Anche quando tutto il sistema spirituale e sociale crolla, l'individuo può ancora fare una scelta personale di fidarsi di Dio.
2. La Fede come Atto della Volontà: La decisione di Michea ("guarderò", "spererò") è un atto di volontà, non un sentimento. I suoi sentimenti erano probabilmente di angoscia (come mostra il lamento dei vv. 1-6), ma sceglie di agire in base alla verità su Dio, non alle sue emozioni.
3. Dio come Unica Fonte di Speranza: Quando ogni appiglio umano viene meno (governo, giustizia, famiglia), Dio rimane l'unico rifugio sicuro. La salvezza non verrà da una riforma politica, ma solo da Dio.

Applicazione Pratica

Questo versetto è un faro per chiunque si trovi in situazioni di:

· Crisi personale o collettiva.
· Delusione per il fallimento di leader o istituzioni (anche religiose).
· Solitudine o tradimento.

Insegna che la risposta non è nella disperazione o nel cinismo, ma nel compiere una scelta deliberata:

· Distogliere lo sguardo dal caos e dal problema.
· Fissare lo sguardo su Dio, la fonte di salvezza.
· Confidare nella Sua fedeltà, anche quando non si vede ancora la soluzione.
· Dichiarare la propria fiducia nella Sua risposta, fondandosi sul Suo carattere.

In sintesi, Michea 7:7 è un grido di fede incrollabile che sorge dalle ceneri del fallimento. È la decisione di sperare in Dio quando ogni altra speranza è venuta meno, con la certezza che Egli, come Salvatore, non rimarrà in silenzio.

mercoledì, settembre 17, 2025

17 settembre 2025: Giorno 57

Giacomo 2:22
Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa;

Giacomo ci ricorda che una fede autentica non rimane mai inattiva: si mette all'opera! L’esempio di Abramo dimostra che fede e opere non sono in contrasto, ma collaborano. La sua obbedienza ha reso visibile la sua fiducia in Dio, e proprio attraverso quell’obbedienza la sua fede ha raggiunto la maturità. Allo stesso modo, la nostra fede si rafforza e si compie quando la traduciamo in gesti concreti.

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Giacomo 2:22 è un versetto cruciale nel grande dibattito biblico su fede e opere. Per comprenderlo appieno, è essenziale leggerlo nel suo contesto immediato e nell'ambito del messaggio generale dell'apostolo Giacomo.

Ecco un'analisi approfondita.

Contesto Immediato: Giacomo 2:14-26

Giacomo sta affrontando un malinteso sulla fede. Alcuni sostenevano di avere fede, ma questa fede non si manifestava in nessun cambiamento pratico nelle loro azioni (una fede "morta"). Il capitolo 2 è un'argomentazione unitaria:

· vv. 14-17: Afferma che una fede senza opere è inutile e morta.
· vv. 18-19: Sfida l'idea che la fede possa esistere da sola, separata dalle opere. Anche i demòni "credono" (hanno un'assentimento intellettuale), ma tremano, perché la loro fede non li salva.
· vv. 20-26: Fornisce due esempi dell'Antico Testamento per dimostrare la sua tesi: Abramo (v. 21-24) e Raab (v. 25). Il versetto 22 si concentra sull'esempio di Abramo.

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Analisi di Giacomo 2:22

«Tu vedi che la fede agiva insieme alle sue opere e che per le opere la fede fu resa completa.»

1. Il Soggetto: Abramo

Il "tu vedi" si riferisce all'esempio di Abramo appena citato (v. 21): l'episodio del sacrificio di Isacco (Genesi 22). Dio mette alla prova la fede di Abramo chiedendogli di sacrificare il figlio della promessa. Abramo obbedisce, dimostrando che la sua fede era reale.

2. La Collaborazione: «la fede agiva insieme alle sue opere»

· "Agiva insieme" (συνήργει - synērgei): Da questa parola greca deriva il termine italiano "sinergia". Significa lavorare insieme, cooperare, collaborare per un unico scopo.
· Giacomo non sta dicendo che la fede e le opere sono due entità separate. Sta dicendo che la vera fede interiormente posseduta si esprime necessariamente e visibilmente attraverso le opere. Le opere sono il veicolo attraverso cui la fede agisce nel mondo reale.
  · La fede di Abramo (la sua fiducia in Dio e nelle Sue promesse) fu ciò che lo spinse ad agire.
  · L'opera di Abramo (l'atto di alzare il coltello) fu ciò che dimostrò la qualità e la realtà della sua fede.

3. Il Compimento: «per le opere la fede fu resa completa»

· "Resa completa" (ἐτελειώθη - eteleiōthē): Deriva da teleios, che significa "portato a compimento, reso perfetto, maturo, giunto al suo scopo finale".
· Questo è il punto cruciale. La fede, senza opere, è incompleta, immatura e inefficace. Come un corpo senza spirito è morto (v. 26), così la fede senza opere è morta perché non ha raggiunto il suo scopo.
· Le opere non aggiungono nulla al merito di Cristo (che è l'unica base della nostra salvezza), ma dimostrano che la fede è viva e genuina. Portano la fede alla sua piena espressione e maturità.

La Differenza con l'Insegnamento di Paolo

Questa è spesso la fonte di confusione. In realtà, Paolo e Giacomo non si contraddicono; completano a vicenda affrontando due problemi diversi:

· Paolo (in Efesini 2:8-9, Romani 3:28) combatte contro il legalismo.
  · Domanda: "Come si viene giustificati (dichiarati giusti) davanti a Dio?"
  · Risposta: "Per sola grazia, attraverso la sola fede, in Cristo solo. Le opere non possono salvarti."
  · Si concentra sull'inizio della salvezza (la causa).
· Giacomo combatte contro il lassismo (una fede a buon mercato e inefficace).
  · Domanda: "Che aspetto ha una fede genuina che salva?"
  · Risposta: "Una fede che salva si manifesta necessariamente attraverso opere di obbedienza e amore."
  · Si concentra sul risultato della salvezza (l'effetto).

Paolo dice che non siamo salvati a causa delle opere.
Giacomo dice che non siamo salvatisenza le opere.

Conclusione e Applicazione

Giacomo 2:22 insegna che:

1. La Vera Fede è Attiva: La fede non è un semplice assentimento intellettuale a una dottrina. È una forza dinamica che trasforma il comportamento.
2. Le opere sono la Prova della Fede: Sono l'evidenza visibile e necessaria di una realtà spirituale invisibile. "Mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede" (Giacomo 2:18).
3. La Fede Raggiunge il suo Scopo nell'Azione: La fede è "resa completa" quando si traduce in un'obbedienza concreta, anche quando è costosa, come per Abramo.

In sintesi, Giacomo non sta insegnando la salvezza per opere, ma la salvezza che produce opere. La fede è la radice della salvezza; le opere sono il frutto che dimostra che la radice è viva.

martedì, settembre 16, 2025

16 settembre 2025: Giorno 56

Proverbi 11:2
"Quando viene la superbia, viene anche l'ignominia; ma la saggezza è con gli umili."

L'orgoglio porta sempre alla caduta. Ci acceca, ci isola e alla fine porta disonore. Ma l'umiltà apre la porta alla saggezza. Gli umili sono disposti a farsi guidare, pronti ad ascoltare e ad imparare da Dio e dagli altri. Il vero onore e la vera saggezza non si trovano nell'innalzarci da soli, ma nell'abbassarci davanti a Dio.
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Certamente. Proverbi 11:2 è un classico esempio della saggezza condensata del libro dei Proverbi, che contrappone due atteggiamenti fondamentali del cuore e le loro inevitabili conseguenze.

Ecco un'analisi del versetto.

Testo:

«Quando viene la superbia, viene anche l'ignominia; ma la saggezza è con gli umili.»

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1. Analisi del Contesto: La Natura dei Proverbi

Il Libro dei Proverbi è un manuale di istruzione per vivere una vita saggia, giusta e che onori Dio. Il suo scopo è insegnare il discernimento (Pr 1:4-5). Spesso usa un parallelismo antitetico, mettendo a confronto due comportamenti opposti e i loro esiti, come in questo caso.

2. Analisi Grammaticale e Lessicale (Ebraico)

· "Superbia" (זָדוֹן - zadon): Questa parola indica più della semplice arroganza. Implica tracotanza, presunzione, insolenza e un senso di orgoglio ribelle e volontarioso. È un'arroganza attiva che si oppone a Dio e disprezza gli altri.
· "Viene" (בָּא - ba): Il verbo è semplice ma potente: "arriva", "giunge". Suggisce un'inevitabile conseguenza.
· "Ignominia" (קָלוֹן - qalon): Significa disprezzo, vergogna, disonore, umiliazione. È l'opposto della gloria (כָּבוֹד - kavod) e dell'onore. È la condizione pubblica di chi viene smascherato e umiliato.
· "Saggezza" (חָכְמָה - chokmah): Non è solo intelligenza libresca. È sapere pratico, discernimento, abilità nel vivere bene in accordo con il timore del Signore (Pr 1:7). È la qualità che permette di navigare la vita con successo.
· "Umili" (צְנוּעִים - tzenuim): Deriva da una radice che significa "essere modesto, riservato, umile". Indica chi ha una visione realistica di sé stesso, non si sopravvaluta e, per estensione, è teachable (capace di essere istruito) perché non presume di sapere già tutto.

3. Significato Teologico e Messaggio Principale

Il versetto espone una legge immutabile del regno di Dio, sia nelle relazioni umane che in quella con Lui:

1. La Legge Inevitabile della Superbia (Prima Parte):
   · «Quando viene la superbia, viene anche l'ignominia». Questo è presentato come una connessione causale inevitabile. La superbia non è solo un peccato; è anche una stupidità tattica. Porta sempre, prima o poi, a un crollo.
   · Perché? La persona superba:
     · Sovrastima le proprie capacità, portandola a fare errori di valutazione.
     · Alienà gli altri, attirandosi risentimento e ostilità.
     · Si mette in opposizione a Dio, che «resiste ai superbi» (Giacomo 4:6; 1 Pietro 5:5).
   · L'"ignominia" è il risultato naturale: il fallimento, la sconfitta, l'umiliazione pubblica o la solitudine che seguono.
2. La Ricompensa Inevitabile dell'Umiltà (Seconda Parte):
   · «ma la saggezza è con gli umili». L'umiltà non è solo una virtù morale; è l'atteggiamento più intelligente e strategico che si possa avere.
   · Perché? La persona umile:
     · È realistica sui propri limiti, quindi cerca consiglio ed evita errori prevenibili.
     · È teachable, quindi impara continuamente e cresce in saggezza.
     · È in armonia con Dio, che «dà grazia agli umili» e riversa su di loro la Sua saggezza.
   · La "saggezza" è la ricompensa: la capacità di prendere decisioni giuste, di avere relazioni sane e di vivere una vita che funziona come dovrebbe.

4. Applicazione Pratica

· Autoesame: Il versetto ci invita a esaminare il nostro cuore. Dove sto operando con superbia? Dove presumo di avere il controllo? Dove sto disprezzando il consiglio degli altri?
· Scelta Pratica: Ci ricorda che l'umiltà è una scelta saggia, non solo una virtù "carina". Scegliere di ascoltare, di ammettere di aver sbagliato, di dare credito agli altri, non è segno di debolezza, ma di intelligenza superiore.
· Prospettiva di Fede: L'umiltà è, fondamentalmente, riconoscere la nostra posizione di creature davanti al Creatore. La vera saggezza inizia con il "timore del Signore" (Pr 9:10), che è l'antidoto radicale alla superbia.

In sintesi, Proverbi 11:2 ci insegna che la superbia è un'autostrada per la vergogna, mentre l'umiltà è la porta di accesso alla saggezza pratica che conduce all'onore. È una scelta tra due destini: costruire la propria torre di Babele (che crollerà) o costruire su una solida roccia di realtà e dipendenza da Dio.

lunedì, settembre 15, 2025

15 settembre 2025: Giorno 55

1 Giovanni 5:21
"Figlioletti, guardatevi dagli idoli."

Giovanni conclude la sua lettera con un comando semplice ma potente: guardatevi dagli idoli. Un idolo è qualsiasi cosa che prenda il posto legittimo di Dio al centro delle nostre vite. Qualsiasi cosa in cui confidiamo, amiamo o perseguiamo più di Lui. Potrebbe non essere un'immagine scolpita, ma può essere il successo, le relazioni, i possessi o persino noi stessi. Le parole conclusive dell'apostolo Giovanni ci ricordano di rimanere vigilanti e di mantenere i nostri cuori fissi su Dio solo. Stai custodendo la tua vita dagli idoli?

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Il versetto 1 Giovanni 5:21 conclude la prima lettera di Giovanni in modo potente e, a prima vista, un po' brusco. Sembra quasi un pensiero aggiunto, ma in realtà è la conclusione logica e culminante di tutto il discorso dell'apostolo.

Ecco un'analisi approfondita.

Testo:

«Figlioletti, guardatevi dagli idoli.»

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1. Analisi del Contesto: La Chiusura di una Lettera

L'intera lettera di Giovanni è un contrasto tra la verità e l'errore, tra la luce e le tenebre, tra l'amore che viene da Dio e l'amore per il mondo. Giovanni ha affrontato delle eresie (proto-gnosticismo) che negavano l'incarnazione di Gesù Cristo (es., 1 Gv 4:2-3).

L'ultimo capitolo (1 Giovanni 5) riassume le certezze del credente:

· La fede in Gesù che vince il mondo (v. 4-5).
· La testimonianza sicura di Dio riguardo a Suo Figlio (v. 6-10).
· La certezza della vita eterna (v. 11-13).
· La confidenza nella preghiera (v. 14-17).
· La sicurezza di essere da Dio e di conoscere la verità (v. 18-20).

Il versetto 20 termina con una dichiarazione grandiosa: «... siamo in colui che è il Vero, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il Vero Dio e la vita eterna».

Subito dopo questa affermazione suprema su Cristo, segue il comandamento del versetto 21.

2. Analisi Grammaticale e Lessicale (Greco)

· "Figlioletti" (Τεκνία - Teknia): Termine affettuoso e paterno usato da Giovanni per rivolgersi ai credenti. Mostra che l'avvertimento che segue nasce da un cuore pastorale preoccupato per il loro bene.
· "Guardatevi" (Φυλάξατε - Phylaxate): Verbo all'imperativo aoristo. È un comando forte che significa proteggere, custodire, vigilare, stare in guardia da. Implica un'azione decisa e consapevole per mettere una barriera protettiva tra sé e un pericolo.
· "dagli idoli" (ἀπὸ τῶν εἰδώλων - apo tōn eidōlōn): La parola εἴδωλον (eidōlon) originariamente significava "immagine", "rappresentazione", ma nel linguaggio biblico assume il significato di idolo, falso dio, qualsiasi cosa che prenda il posto del Vero Dio.

3. Significato Teologico: Cosa Intende Giovanni per "Idoli"?

L'avvertimento non riguarda solo il pericolo di tornare al paganesimo e adorare statuette di legno e pietra. Nel contesto della lettera, il significato è molto più profondo e sottile.

Un idolo è qualsiasi cosa o persona che sostituisce o diminuisce la centralità del "Vero Dio" (v. 20) nella nostra vita. È tutto ciò che compete con la lealtà assoluta che appartiene solo a Cristo.

Nello specifico, per i lettori di Giovanni, gli "idoli" potevano essere:

1. Le False Dottrine (Gli Idoli della Mente): Le eresie che negavano Gesù Cristo come Figlio di Dio incarnato erano, in effetti, idoli intellettuali. Mettevano al posto del Dio rivelato in Cristo un "dio" diverso, creato dalla filosofia umana. Ogni falsa idea su Dio è un idolo.
2. L'Amore per il Mondo (Gli Idoli del Cuore): Giovanni aveva già avvertito: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo... perché tutto ciò che è nel mondo... non viene dal Padre» (1 Gv 2:15-16). Gli idoli qui sono la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita— cioè, il piacere, il possesso e l'orgoglio che diventano il fine ultimo della vita.
3. Qualsiasi Sostituto di Dio (Idoli Moderni): In senso più ampio, un idolo è qualsiasi cosa a cui attribuiamo:
   · Fiducia ultima (es.: soldi, carriera, relazioni umane, lo stato).
   · Identità primaria (es.: ciò che faccio o possiedo diventa chi sono).
   · Amore supremo (es.: qualsiasi cosa ami più di Dio).

4. Perché Questa Conclusione?

Dopo aver parlato della certezza di conoscere il "Vero" (v. 20), l'avvertimento finale è necessario: la tentazione di sostituire il Vero con un falso è sempre in agguato.

La conclusione è quindi perfettamente logica:

· Conclusione Positiva (v. 20): «Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto... e siamo nel Vero».
· Conclusione Negativa/Protettiva (v. 21): «Quindi, state alla larga da qualsiasi cosa pretenda di essere il Vero ma non lo è».

È l'ultimo, amorevole avvertimento di un padre spirituale: «Avete trovato il Vero Dio? Allora non accontentatevi di surrogati!».

Applicazione Pratica

Per un credente oggi, "guardarsi dagli idoli" significa esaminare il proprio cuore e chiedersi:

· Cosa occupa i miei pensieri più di Dio?
· Da cosa cerco sicurezza e significato ultimo?
· Le mie scelte sono dettate dalla volontà di Dio o dal desiderio di approvazione, successo o piacere?
· La mia idea di Dio si basa sulla Sua rivelazione in Cristo o su ciò che io preferirei che Egli fosse?

In sintesi, 1 Giovanni 5:21 non è un'appendice strana, ma il punto culminante: l'invito a proteggere gelosamente la relazione con il "Vero Dio" rivelato in Gesù Cristo, respingendo qualsiasi sostituto—che sia un'idea, un oggetto o un desiderio—che tenti di prendere il Suo posto.

domenica, settembre 14, 2025

14 settembre 2025: Giorno 54

Romani 1:16
"Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco."

Paolo dichiara con coraggio di non vergognarsi del vangelo. Perché? Perché sapeva che era vero, e ne aveva sperimentato il potere di salvare. Il vangelo non è solo parole, ma è la potenza stessa di Dio che porta salvezza a tutti coloro che credono. Se mai ti vergogni del vangelo, devi chiederti il perché. Conosci veramente la sua verità? Ne hai sperimentato il potere nella tua vita?

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Romani 1:16 è il versetto-cardine, il cuore pulsante di tutta l'Epistola ai Romani e, in un certo senso, di tutto il Vangelo. È una dichiarazione di potenza e di portata universale.

Ecco un'analisi esegetica e teologica del versetto.

Testo:

«Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco.»

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1. Analisi del Contesto

L'apostolo Paolo scrive alla chiesa di Roma, che non ha fondato lui stesso. Nell'introduzione della lettera (1:1-15), si presenta e esprime il suo desiderio di visitarli per predicare il Vangelo anche tra loro. Il versetto 16 è il ponte concettuale che introduce il tema principale della lettera: la rivelazione della giustizia di Dio per fede nel Vangelo.

2. Analisi Grammaticale e Lessicale (Greco)

· "Non mi vergogno" (οὐ γὰρ ἐπαισχύνομαι - ou gar epaischynomai):
  · La negazione (οὐ) è assoluta. Paolo non prova nessuna vergogna.
  · Il verbo (ἐπαισχύνομαι) significa provare vergogna, imbarazzo, o sentirsi disonorati da qualcosa. Nell'ambiente romano, un messaggio su un crocifisso (morte da schiavi e ribelli) era considerato follia e scandalo (Prima lettera ai Corinzi 1:23 NR06
[23] ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia;). Paolo dichiara di non essere minimamente imbarazzato da questo.
· "del vangelo" (τὸ εὐαγγέλιον - to euangelion):
  · Significa "buona notizia". Per Paolo, la buona notizia specifica è la morte e risurrezione di Gesù Cristo per il perdono dei peccati (1 Corinzi 15:1-4).
· "esso è la potenza di Dio" (δύναμις γὰρ θεοῦ ἐστιν - dynamis gar theou estin):
  · Δύναμις (dynamis) da cui deriva la parola "dinamite". Non è una forza filosofica o astratta, ma potenza attiva, esplosiva, efficace. Il Vangelo non è solo un'informazione da credere; è l'energia stessa di Dio all'opera.
· "per la salvezza" (εἰς σωτηρίαν - eis sōtērian):
  · La "salvezza" nella Bibbia è un concetto ricco: include il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio, la liberazione dal potere del peccato e la vita eterna. È il passaggio dall'ira di Dio (cfr. Romani 1:18) alla sua grazia.
· "di chiunque crede" (παντὶ τῷ πιστεύοντι - panti tō pisteuonti):
  · La salvezza è offerta universalmente ("a chiunque"), ma è ricevuta per mezzo di uno strumento specifico: la fede (πιστεύω - pisteuō), che significa affidarsi, confidare, dare fiducia. Non è basata su opere, etnia o status sociale.
· "del Giudeo prima e poi del Greco" (Ἰουδαίῳ τε πρῶτον καὶ Ἕλληνι - Ioudaiō te prōton kai Hellēni):
  · "Greco" qui rappresenta tutti i non Ebrei (i Gentili).
  · "Prima" (πρῶτον - prōton) si riferisce all'ordine storico della rivelazione di Dio. La promessa del Salvatore è venuta prima attraverso il popolo ebraico (le Scritture dell'Antico Testamento, i patriarchi, Gesù stesso "nato sotto la legge", Galati 4:4).
  · Non indica preferenza o valore superiore, ma l'ordine del piano di salvezza di Dio. La promessa è per prima al Giudeo, ma poi anche al Greco, cioè a tutti.

3. Significato Teologico e Messaggio Principale

Questo versetto annuncia tre verità monumentali:

1. La Potenza del Vangelo: Il messaggio della croce, che il mondo considera debole e folle, è in realtà il canale attraverso cui Dio sceglie di esercitare la Sua potenza massima: quella di trasformare cuori umani e salvarli dall'eterna perdizione. È potenza che rompe catene, che vivifica spiritualmente i morti, che giustifica i peccatori.
2. L'Universalità del Vangelo: La salvezza non è esclusiva di un gruppo etnico, religioso o sociale. È offerta "a chiunque crede". Il piano di Dio è globale, anche se attuato in un ordine storico preciso.
3. Il Mezzo del Vangelo: La salvezza è ricevuta per fede sola (sola fide). Questo è il grande tema che Paolo svilupperà in Romani: l'uomo è giustificato per fede, non per le opere della legge (Lettera ai Romani 3:28 NR06 [28] poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge.).

4. Applicazione Pratica

· Per l'evangelista (come Paolo): È il fondamento di ogni coraggio nella testimonianza. Non dobbiamo vergognarci di un messaggio che sembra impopolare, perché siamo portatori della potenza stessa di Dio.
· Per il credente: È un promemoria che la nostra fede non poggia sulla saggezza umana, ma sulla potenza trasformatrice di Dio. Ci incoraggia a confidare totalmente nel messaggio del Vangelo per la nostra vita.
· Per la chiesa: Definisce la missione della chiesa: proclamare questa potente buona notizia a tutti, senza distinzione, invitando tutti a riceverla per fede.

In sintesi, Romani 1:16 è una dichiarazione di fiducia totale nella potenza salvifica di Dio, rivelata in Cristo e offerta per grazia mediante la fede a tutta l'umanità, secondo il Suo piano sovrano. È il versetto che dà il via alla più profonda esplorazione del Vangelo mai scritta.

sabato, settembre 13, 2025

1 Cronache 29:19

Questo versetto, 1 Cronache 29:19, è una parte cruciale e commovente della preghiera del re Davide verso la fine della sua vita. Eccone un'analisi approfondita.

Contesto Immediato

Prima di questo versetto, si svolge una scena maestosa:

1. I Preparativi per il Tempio: Davide ha desiderato costruire un tempio per Dio, ma il Signore gli ha rivelato che il costruttore sarebbe stato suo figlio Salomone (1 Cronache 17:1-14). Davide non si scoraggia, ma inizia a fare enormi preparativi: dona le sue ricchezze personali, mobilita i capi del popolo e raccoglie materiali in abbondanza (oro, argento, bronzo, ferro, legname, pietre preziose) per la costruzione (1 Cronache 29:1-9).
2. Una Preghiera di Lode: Davide irrompe in una preghiera di lode pubblica, riconoscendo che tutto ciò che hanno donato proviene già dalla mano di Dio (1 Cronache 29:10-17).
3. La Preghiera per Salomone: Il versetto 19 è il culmine di questa preghiera. Dopo aver riconosciuto la sovranità di Dio, Davide presenta la sua richiesta più importante.

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Analisi del Versetto: 1 Cronache 29:19

«Da’ a Salomone, mio figlio, un cuore integro, perché egli osservi i tuoi comandamenti, i tuoi precetti e le tue leggi, affinché esegua tutti questi miei piani e costruisca il palazzo per il quale ho fatto i preparativi».

1. La Richiesta Fondamentale: «Da’... un cuore integro»

· "Cuore" (לֵב - lev): Nell'antropologia ebraica, il "cuore" non è la sede delle emozioni, ma il centro della volontà, dell'intelletto, del carattere e della lealtà. È la "centralina di controllo" della persona.
· "Integro" (שָׁלֵם - shalem): Questa parola è potentissima. Significa completo, intero, perfetto, in pace. Da essa deriva la parola "Shalom" (pace, benessere totale). Un cuore "integro" o "perfetto" non significa un cuore senza peccato, ma un cuore totalmente devoto, non diviso, leale al 100% verso Dio. È un cuore che non vacilla tra Dio e gli idoli (cfr. 1 Re 11:4, che racconterà purtroppo il contrario per Salomone).

Davide non chiede per suo figlio:

· Successo militare.
· Ricchezza materiale.
· Intelligenza politica. Chiede la cosapiù importante e fondamentale: un carattere totalmente dedicato a Dio.

2. Lo Scopo Spirituale: «perché egli osservi i tuoi comandamenti...»

La richiesta di un cuore integro ha uno scopo preciso: l'obbedienza. La devozione interiore ("cuore integro") deve produrre un'azione esteriore ("osservi"). Davide elenca i termini della rivelazione di Dio:

· Comandamenti (מִצְוֹת - mitzvot): I comandi specifici di Dio.
· Precetti (עֵדֹת - edot): Le testimonianze o statuti, spesso legati alle feste e ai rituali che "testimoniano" l'opera di Dio.
· Leggi (חֻקִּים - chukim): I decreti o statuti, spesso le leggi incomprensibili alla ragione umana ma accettate per fede. Questa triade indical'intera volontà rivelata di Dio. Davide desidera che Salomone sia un re obbediente alla Parola di Dio in ogni sua parte.

3. Lo Scopo Pratico: «affinché esegua tutti questi miei piani e costruisca il palazzo...»

Ecco la meraviglia della preghiera: l'obbedienza spirituale (osservare i comandamenti) è il fondamento indispensabile per il successo pratico (costruire il tempio).

· Davide ha fatto i preparativi materiali ("ho fatto i preparativi").
· Ma sa che il successo dell'opera non dipende dai materiali, ma dall'uomo che Dio sceglie di usare. E l'uomo giusto per l'opera di Dio è un uomo con un cuore giusto.
· Il "palazzo" (בַּיִת - bayit) qui non è la reggia del re, ma la "casa di Dio", il Tempio.

Significato Teologico e Importanza

Questa preghiera è un capolavoro di leadership spirituale e di paternità:

1. La Priorità del Carattere sul Successo: Davide capisce che il successo dell'opera di Dio è secondario alla fedeltà della persona che la compie. La cosa più grande che un genitore possa chiedere per un figlio non è che abbia successo, ma che conosca e ami Dio con tutto il cuore.
2. Dio è l'Autore della Fedeltà: Davide non dice "Salomone, sii integro!". Si rivolge a Dio perché sia Lui a dare (תֵּן - ten) un cuore integro. Riconosce che la devozione e l'integrità sono doni di Dio, non semplici sforzi umani (cfr. Ezechiele 36:26-27).
3. Un Modello di Preghiera: Questa preghiera è un modello per tutti i genitori, i leader e i pastori. La preghiera più importante per coloro che guidiamo è che Dio conceda loro un cuore totalmente devoto a Lui.

In sintesi, 1 Cronache 29:19 ci mostra che la più grande eredità che un leader possa lasciare non è un progetto finito o una ricchezza accumulata, ma una preghiera fervente perché la generazione successiva abbia un cuore completamente appartenente a Dio, perché solo da quello dipende il vero successo di qualsiasi opera che intraprendono.

Filippesi 4:19

Filippesi 4:19 NR06 "Il mio Dio provvederà a ogni vostro bisogno, secondo la sua ricchezza, in gloria, in Cristo Gesù." Quando la ...