sabato, settembre 06, 2025

6 settembre 2025: Giorno 46

Efesini 5:11
"Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto, denunciatele."

Seguire Cristo significa non solo evitare le opere delle tenebre, ma anche far risplendere la luce su di esse. Le tenebre non producono nulla di duraturo, ma la luce di Cristo porta verità e vita. Come suo popolo, siamo chiamati a vivere in modo tale che le nostre stesse vite rivelino ciò che è falso e indichino agli altri ciò che è vero.

Analisi del Contesto

La Lettera agli Efesini, scritta dall'apostolo Paolo, ha una struttura chiara: i primi tre capitoli espongono la dottrina (chi siamo in Cristo), mentre gli ultimi tre descrivono le conseguenze pratiche (come dobbiamo vivere). Questo brano si trova nella sezione pratica, dove Paolo sta contrastando il modo di vivere pagano con quello che deve caratterizzare il credente.

Poco prima (Efesini 5:8), Paolo ha detto: «Cristo vi ha illuminati. Camminate come figli di luce». I versetti 11-12 sono un'applicazione pratica di questo comando.

Analisi Esegetica e Significato

Il comando di Paolo si articola in tre parti:

1. Il Divieto: "Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre"

· "Opere infruttuose delle tenebre": Le "tenebre" rappresentano il regno del peccato, del male e della separazione da Dio. Le sue opere sono "infruttuose" perché non producono nulla di buono, duraturo o gradito a Dio. Portano alla corruzione, alla morte spirituale e alla distruzione (cfr. Galati 5:19-21).
· "Non partecipate": Il verbo (συγκοινωνέω, synkoinōneō) significa più che "non fare". Significa "non avere nessuna compartecipazione, nessuna complicità, nessuna associazione" con queste opere. Il credente deve uscire da qualsiasi sistema di valori e di azioni che appartiene al dominio delle tenebre.

2. Il Comando Attivo: "Piuttosto denunciatele"

· "Denunciatele" (ἐλέγχετε, elegchete): Questo è un verbo forte. Non significa solo "criticare" o "parlare male". Significa:
  · Esporre, smascherare ciò che è sbagliato, portandolo alla luce.
  · Convincere, confutare l'errore, dimostrandone la natura peccaminosa e fallace.
  · Rimproverare con l'obiettivo di correggere e redimere.
· Il credente non è chiamato solo a evitare il male, ma ad essere attivo nel contrastarlo portando verità e luce dove c'è menzogna e oscurità.

3. La Motivazione: "Perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto"

· Paolo spiega perché queste opere vanno smascherate e non celebrate. Le azioni compiute nelle "tenebre" (nascoste, nel segreto) sono così moralmente ripugnanti e vergognose che persino il parlarne in modo compiaciuto, curioso o divertito è inappropriato per un figlio della luce.
· Questo non significa che non si debba mai parlare del peccato. Il contesto è chiaro: non si deve parlare di queste cose con complicità o per divertimento, ma solo per esporle e condannarle (come appena comandato al punto 2). Il parlare compiaciuto del male è già una forma di partecipazione ad esso.

Sintesi e Applicazione Pratica

Paolo sta tracciando una linea netta tra il credente e il mondo:

1. Separazione: Il cristiano deve separarsi completamente dalla pratica e dalla complicità con ogni forma di male ("non partecipate").
2. Esposizione: La separazione non è passiva. Il credente ha il dovere di smascherare il male con la verità, sia con le parole (predicazione, correzione fraterna) che con la vita (agire in modo così integro da far risaltare il male per contrasto).
3. Discrezione: C'è un modo sano e uno malsano di parlare del male. Il pettegolezzo, la curiosità morbosa e la glorificazione del peccato sono vietati. L'unico parlare ammesso è quello finalizzato all'esposizione e alla correzione, con un atteggiamento di dolore per il peccato e desiderio di redenzione.

In altre parole: Il credente non è un boicottatore silenzioso del male, ma un operatore attivo della luce che, con il suo rifiuto e la sua denuncia, rivela la vera natura delle tenebre e punta verso la verità di Cristo.

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