"Mosè disse al Signore: «Ahimè, Signore, io non sono un oratore... sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell'uomo? O chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io, il Signore?»"
Mosè dubitava delle sue capacità di compiere ciò che Dio gli aveva affidato, ma il Signore gli ricordò che Colui che aveva creato la sua bocca gli avrebbe dato anche la forza di parlare. I dubbi su noi stessi spesso ci impediscono di riconoscere una verità fondamentale: Dio dona le capacità necessarie a chi chiama. La nostra debolezza non è un motivo di esclusione, ma un'opportunità per affidarci alla sua forza. Quando ti senti inadeguato, ricorda Chi ti ha creato.
Esodo 4:10-11 (NR06)
"Mosè disse al Signore: «Ahimè, Signore, io non sono un oratore... sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell'uomo? O chi rende muto o sordo o veggente o cieco? Non sono io, il Signore?»"
Analisi Ridotta
Contesto: Dio appare a Mosè nel roveto ardente (Esodo 3) e lo chiama a liberare Israele dalla schiavitù in Egitto. Questo dialogo è il quarto tentativo di Mosè di sottrarsi all'incarico.
Significato del Dialogo:
1. L'Obiezione di Mosè (v. 10):
· "Non sono un oratore" e "impacciato di bocca e di lingua" esprimono un profondo senso di inadeguatezza. Mosè non si sente all'altezza del compito, forse per una reale difficoltà nel parlare o semplicemente per la paura.
2. La Risposta di Dio (v. 11):
· Dio non nega la difficoltà di Mosè, ma sposta completamente il punto di vista. Con una serie di domande retoriche, afferma la Sua sovranità assoluta:
· È Lui il Creatore di ogni facoltà umana (la bocca).
· È Lui che ha autorità su ogni condizione umana (mutezza, sordità, cecità).
· La domanda "Non sono io, il Signore?" è la chiave di tutto.
In sintesi, questo scambio rivela una verità fondamentale sulla chiamata di Dio: Dio non chiama i capaci, ma capacita coloro che chiama. La nostra inadeguatezza non è un ostacolo per Dio, perché Lui, che ha creato ogni cosa, può certamente equipaggiarci e operare attraverso le nostre stesse fragilità. La missione non dipende dalle nostre capacità, ma dalla Sua sovranità e potenza.