sabato, ottobre 11, 2025

Dewey Redman: The Ear Of The Behearer (1974)

Dewey Redman (1931) è un musicista il cui contributo al jazz merita di essere ricordato. L'album "The Ear Of The Behearer" (Cd Impulse! 12712) rappresenta un punto fermo della sua produzione.

Per una parte del pubblico contemporaneo, il suo nome potrebbe essere associato principalmente a quello del figlio, Joshua Redman, un sassofonista di successo che rielabora linguaggi del passato. Tuttavia, la figura di Dewey Redman è di tutt'altro spessore: un innovatore schivo ma fondamentale, la cui carriera lo ha visto al fianco di pionieri come Ornette Coleman, suo compagno di studi giovanili. Ha inoltre collaborato con colleghi come Charlie Haden, Carla Bley e Keith Jarrett, contribuendo a dischi che sono diventati punti di riferimento.

Il suo stile personale fonde diverse correnti musicali. Attinge dall'energia radicale del free jazz e dalla fluidità del bebop, ma incorpora anche suggestioni della musica indiana e della tradizione blues. Il tutto è sorretto da un suono potente e diretto, che spesso abbandona volutamente le regole armoniche convenzionali, esplorando tecniche sperimentali come l'emissione vocale simultanea allo strumento.

"The Ear Of The Behearer", pubblicato a metà degli anni Settanta, è considerato uno dei suoi lavori più compiuti. La sua edizione in formato CD accorpa anche il successivo "Coincide!", offrendo la possibilità di constatare l'evoluzione del suo linguaggio in un lasso di tempo molto breve. L'ascolto rivela un tessuto sonoro teso e a tratti violento, che a volte riecheggia Coleman, ma che più spesso dialoga con l'eredità di John Coltrane e Archie Shepp.

La sezione ritmica, affidata alle percussioni di Eddie Moore e al contrabbasso di Sirone, costruisce paesaggi frastagliati e instabili, che rifiutano ogni schema fisso. Si passa dalle figurazioni velocissime di "Walls-Bridges" alla rivisitazione del blues in "Boody". Di notevole impatto è il brano "Ps", costruito su un corale estenuato, un omaggio obliquo alle marce funebri di New Orleans. Qui il sassofono tenore di Redman si libra con un assolo scarnificato e viscerale, mentre il violoncello di Jane Robertson dipana glissandi taglienti e ipnotici.

Questa è una musica che agisce direttamente sul sistema nervoso dell'ascoltatore. Una volta catturati dal suo fascino carico di presagi, risulterà difficile sottrarsi al suo impatto.

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