venerdì, ottobre 31, 2025

Salmo 34

Il Salmo 34 è un salmo di lode e di sapienza, attribuito a Davide in un momento di grande pericolo e di salvezza miracolosa. Il titolo stesso ce lo presenta come una risposta all'episodio narrato in 1 Samuele 21:10-15, in cui Davide, fuggendo da Saul, si rifugiò presso il re filisteo Achish di Gat e, riconosciuto, finse la pazzia per aver salva la vita.

Il salmo è un acrostico alfabetico (ogni verso inizia con una lettera successiva dell'alfabeto ebraico), una struttura poetica che suggerisce completezza e meditazione ordinata. Possiamo dividerlo in tre parti principali: Lode personale (v. 1-10), Istruzione sapienziale (v. 11-22), e Proclamazione di salvezza (v. 23).

Ecco un commento verso per verso.

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Titolo

"Di Davide. Quando finse di essere pazzo davanti ad Abimelec, che lo cacciò, e se ne andò."
Questo titolo collega il salmo a un'esperienza umiliante e pericolosa della vita di Davide.Ci ricorda che la lode più autentica spesso nasce dalla liberazione da situazioni disperate.

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Parte I: Lode Personale e Invito alla Fiducia (v. 1-10)

v. 1: "Benedirò l'Eterno in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca."
Il salmo inizia con una risoluzione ferma e incondizionata. La lode non dipende dalle circostanze ("in ogni tempo"), ma è una scelta costante. "Sempre nella mia bocca" indica una pratica abituale, non solo un sentimento interiore.

v. 2: "L'anima mia si glorierà nell'Eterno; gli umili lo udranno e si rallegreranno."
La lode è un atto di umiltà ("l'anima mia si glorierà nell'Eterno"). La gioia di Davide, proclamata pubblicamente, diventa un incoraggiamento per tutti gli "umili", cioè coloro che riconoscono la propria dipendenza da Dio.

v. 3: "Magnificate l'Eterno con me, e insieme esaltiamo il suo nome."
La lode personale si trasforma in un invito corale.È un'esortazione alla comunità a unirsi nella celebrazione della grandezza di Dio.

v. 4: "Io ho cercato l'Eterno, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutte le mie paure."
Qui inizia la testimonianza personale.La sequenza è fondamentale: ricerca (preghiera, supplica) -> risposta -> liberazione. La liberazione non è solo dal pericolo fisico, ma dalle "paure" interiori che lo accompagnano.

v. 5: "Quelli che guardano a lui saranno illuminati, e i loro volti non saranno coperti di vergogna."
"Guardare a lui"è un'espressione potente che indica fiducia e attesa. La promessa è duplice: illuminazione (chiarezza, gioia) e assenza di vergogna (Dio non delude chi si fida di Lui).

v. 6: "Questo pover'uomo ha gridato, e l'Eterno lo ha udito, e lo ha salvato da tutte le sue distrette."
Davide si identifica con il"pover'uomo" (l'oppresso, il bisognoso). È un inno alla predilezione di Dio per i deboli. Il "grido" è la preghiera del disperato, e Dio non lo ignora mai.

v. 7: "L'angelo dell'Eterno si accampa intorno a quelli che lo temono, e li libera."
Uno dei versi più celebri dell'Antico Testamento."L'angelo dell'Eterno" rappresenta la presenza protettiva e potente di Dio. "Si accampa" evoca un'accampamento militare permanente, una protezione attiva e costante. La condizione è "temere" Dio, ovvero vivere nel rispetto reverenziale e nell'obbedienza a Lui.

v. 8: "Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono; beato l'uomo che confida in lui!"
Un invito esperienziale.La fede non è solo un'idea, ma qualcosa da "gustare". La bontà di Dio si sperimenta personalmente. La beatitudine è la conseguenza diretta della fiducia ("beato l'uomo che confida in lui").

v. 9: "Temete l'Eterno, o suoi santi, perché nulla manca a quelli che lo temono."
Il"timore" è qui associato all'essere "santi" (cioè appartati, consacrati a Dio). La promessa non è di ricchezza smodata, ma di un'essenziale sufficienza: "nulla manca". È la promessa del contentamento.

v. 10: "I leoncelli soffrono la fame e hanno bisogno, ma quelli che cercano l'Eterno non mancheranno di alcun bene."
Con un'immagine potente,Davide contrasta la forza bruta ("leoncelli") con la fiducia in Dio. Anche i più forti e feroci possono patire la fame, ma chi si affida a Dio riceverà tutto il "bene" necessario secondo la sapienza divina.

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Parte II: Istruzione Sapienziale: Il Codice del Giusto (v. 11-22)

v. 11: "Venite, figli, ascoltatemi; io v'insegnerò il timore dell'Eterno."
Cambia il tono:da testimone, Davide diventa maestro. "Figli" è un termine affettuoso per discepoli. L'obiettivo dell'istruzione è il "timore dell'Eterno", il fondamento della sapienza biblica.

v. 12: "Chi è l'uomo che desidera la vita e brama lunghi giorni per godere il bene?"
Il maestro pone una domanda retorica universale.Chi non desidera una vita piena e felice? Dio non è contro il nostro bene, ma ne è la fonte.

v. 13: "Preserva la tua lingua dal male e le tue labbra da parole ingannatrici."
La prima regola per una vita buona riguarda l'uso della parola.Il controllo della lingua è un tema centrale nella sapienza ebraica (cfr. Proverbi, Giacomo 3).

v. 14: "Dipàrtiti dal male e fa' il bene; cerca la pace e procacciala."
Un riassunto dell'etica pratica.Non basta astenersi dal male ("dipartiti"), bisogna fare attivamente il bene ("fa' il bene"). La pace ("shalom") non è solo assenza di conflitto, ma benessere totale, e va perseguita con impegno ("procacciala").

v. 15: "Gli occhi dell'Eterno sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido."
Questa è la motivazione teologica per il comportamento giusto.Dio non è distante. È un Dio che vede la condizione dei giusti e ascolta le loro preghiere.

v. 16: "La faccia dell'Eterno è contro quelli che fanno il male, per sterminarne dalla terra la memoria."
Il rovescio della medaglia della protezione divina è il giudizio divino sul male.La "faccia" di Dio, che per i giusti è luce, per i malvagi è giudizio inesorabile.

v. 17: "I giusti gridano, e l'Eterno li ascolta e li libera da tutte le loro distrette."
Ripete e rafforza il concetto del v.6, mostrando che questa è una legge costante nel regno di Dio.

v. 18: "L'Eterno è vicino a quelli che hanno il cuore rotto, e salva quelli che hanno lo spirito afflitto."
Uno dei versi più teneri e profondi della Bibbia.Dio non è solo il salvatore dei giusti in pericolo, ma il consolatore dei cuori spezzati. La sua vicinanza è garantita proprio nel momento della massima fragilità umana.

v. 19: "Il giusto soffre molti mali, ma l'Eterno lo libera da tutti."
Questo verso corregge una possibile interpretazione errata:la giustizia non garantisce l'immunità dalla sofferenza ("soffre molti mali"). La promessa non è l'assenza di problemi, ma la liberazione finale ("libera da tutti").

v. 20: "Egli preserva tutte le sue ossa, non uno d'essi sarà rotto."
Una promessa di protezione integrale,anche nella sofferenza. Questo verso è letto dal Vangelo di Giovanni (19:36) in chiave cristologica, come profezia della morte di Gesù, a cui non furono rotte le ossa.

v. 21: "Il male ucciderà l'empio, e quelli che odiano il giusto saranno condannati."
La sorte del malvagio è l'autodistruzione.Il male che commettono alla fine si ritorce contro di loro.

v. 22: "L'Eterno riscatta l'anima dei suoi servi, e nessuno che confida in lui sarà condannato."
Il salmo si chiude con una dichiarazione solenne."Riscatta" è un termine legale che significa liberare pagando un prezzo. La promessa finale è la salvezza dalla condanna per tutti coloro che, come Davide, mettono la loro fiducia in Dio.

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Conclusione

Il Salmo 34 è un viaggio che parte da un'esperienza personale di salvezza, si trasforma in un inno di lode corale e si conclude con un insegnamento sapienziale eterno. Ci insegna che:

1. La lode è la risposta appropriata alla salvezza di Dio.
2. Dio è vicino ai poveri, ai cuori spezzati e a coloro che lo temono.
3. La vita secondo la sapienza di Dio (controllo della lingua, rifiuto del male, ricerca della pace) è il percorso verso una vita veramente piena.
4. La fiducia in Dio, anche nelle prove più dure, non sarà mai delusa.

Filippesi 4:19

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